Capitolo 15

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Il giorno dopo, qualcuno venne a bussare alla porta, proprio mentre io e Cher stavamo per uscire per andare a lezione.

Andai ad aprire io, essendo quella più vicina all'ingresso tra le due. Mi ritrovai un fattorino, che portava con lui una sorta di carrello, con tre mazzi di rose tra le mani.

"Ehm, Cher." La richiamai, la ragazza mi raggiunse e si portò le mani alle labbra quando vide quei mazzi di rose. "Penso che siano per te."

Il fattorino mi fece gentilmente passare, uscii fuori in corridoio, ormai sommerso dell'odore di quelle rose fresche. Dalla porta accanto alla nostra, si affacciò Carter. Quando Cher lo vide, gli corse tra le braccia e lo baciò.

Poi risi, vedendo dietro quei due Andrew, che cercava disperatamente di uscire. "I-Io dovrei passare." Diceva, cercando di appiattirsi contro il muro per poter scivolare verso l'uscita. "Dico davvero, ragazzi, non respiro." Disse poi. Sbuffò, sbracciandosi al cielo, e semplicemente spinse il suo migliore amico più contro il muro, facendolo finire contro Cher, che però non sembrò esserne dispiaciuta.

"Può lasciare a me le rose, la ringrazio." Dissi al povero fattorino, che se ne stava lì immobile, ed estremamente imbarazzato, con quei mazzi di rose in mano.

Mi ringraziò con un sorriso sollevato, e mi passò i mazzi di rose e scomparve fino all'uscita. Entrai di nuovo per poterli posare sulla scrivania, e poi uscii.

Andrew mi stava aspettando accanto alla porta, io imitai un conato di vomito dopo aver lanciato uno sguardo a quei due. Lui rise, porgendomi il suo braccio, che afferrai. Insieme ci allontanammo da tutte quelle smancerie e raggiungemmo l'atrio del college. Erano ormai gli inizi di dicembre, ed eravamo nel pieno di una bufera di neve. I ragazzi cercavano di rifugiarsi il più possibile all'interno dell'edificio, vidi come il loro volto era pallido, con il naso rosso. Mi ricordavano tante renne messe insieme.

"Credo che anche oggi salteremo la lezione." Dissi io, rivolgendomi ad Andrew con un sorriso sollevato. Quel giorno avevamo matematica alla prima ora, non potei essere più felice di quella bufera.

La porta principale si aprì, altri ragazzi entrarono, portando con loro un soffio gelido di vento che mi fece cospargere di brividi, così mi strinsi nel mio maglione di lana e mi accucciai un po' di più al braccio di Andrew. Vidi Swan in lontananza e le sorrisi in segno di saluto, lei ricambiò, poi continuò a camminare con le ragazze del suo corso.

"Un motivo in meno per uccidersi, allora." Andrew disse, io lo colpii al petto ridendo.

Quel giorno nell'atrio c'era confusione, quasi facevamo fatica a camminare. Andrew, però mi teneva stretta, appunto per evitare che mi perdessi. Poi qualcuno colpì la mia spalla così forte che indietreggiai di qualche passo, dividendomi da Andrew, che ora si guardava intorno spaesato.

"Ma cos'hai nel cervello? Una scimmia con l'hula hoop?" Sbraitai, il ragazzo si voltò velocemente verso di me, con sguardo dispiaciuto.

Beh, però era davvero un bel pezzo d'uomo: aveva i capelli castano scuro che gli contornavano il viso, i suoi occhi erano del medesimo colore. Era alto e chiaramente muscoloso, mi ammutolii non appena i suoi occhi si scontrarono con i miei.

"Scusami, qui dentro per evitare qualcuno colpisci qualcun altro." Disse lui, grattandosi la testa imbarazzato.

Aprii la bocca per parlare, ma poi la richiusi, prendendo solo un sospiro. Per la prima volta in vita mia mi ritrovai ammutolita davanti a un qualcuno a cui, in altre circostanze, le avrei cantate di santa ragione. E non seppi esattamente perché, ma in quelle circostanze, davanti a quell'ammasso di castano dei suoi occhi, la mia bocca si chiuse e il mio cervello si spense, senza alcuna direttiva della sottoscritta.

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