Capitolo 23

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"Non ci credo che finalmente saremo di nuovo tutti insieme!" Cher stridulava, mentre io e lei ci dilettavamo nella cucina, per preparare qualcosa per pranzo. A breve sarebbero arrivati tutti i nostri amici, il gruppetto del liceo: Becca e la sua parlantina stridulante, già me la immaginavo a raccontarci ogni singolo dettaglio della sua perfetta casa accanto il college - si, i soldi non le mancavano affatto; Simon e il suo essere schietto e diretto su qualsiasi argomento si potesse affrontare; Miley e le sue storie sui quattro fratelli che si ritrovava. E, da quello che avevamo capito, c'era anche un'altra aggiunta: dopo due anni all'estero, era tornato per trascorrere il Natale con i nonni anche Cristopher, il mio migliore amico dell'epoca; al secondo anno di liceo eravamo una cosa sola, insieme a Cher. Noi tre condividevamo il sonno, ci raccontavamo ogni minimo dettaglio della nostra vita. Poi, un giorno, era arrivata a casa sua la lettera di trasferimento del padre in Europa. Tutti eravamo devastati, e sebbene ci eravamo ripromessi di sentirci ogni giorno, con il tempo avevamo perso i contatti. Ci piaceva andare in giro e farci chiamare il magico trio, perché eravamo davvero come fratelli. Avevo sofferto molto a causa della sua lontananza, il solo pensiero che fosse tornato mi faceva strepitare di gioia.

"Allora, donne, avete cucinato?" Andrew entrò in cucina, con una birra tra le mani. Non avevamo nemmeno iniziato il pranzo e lui e mio fratello avevano già bevuto due birre ciascuno.

"Parlami ancora come se fossi la tua schiava, e giuro che ti taglio le palle e ci preparo uno stufato." Cher gli puntò un mestolo contro, io me la risi sotto i baffi, mentre mi portai un'oliva alla bocca. Avrei potuto mangiarne all'infinito senza mai esserne satura.

Andrew assunse un'espressione di ribrezzo, e scosse la testa quasi a voler cancellare quella scena dalla tua mente. "Sei disgustosa." Mormorò, portandosi istintivamente le mani sulla patta dei pantaloni.

"Posso fare di peggio." La mia amica ammiccò, poi si sentì il suono del campanello. Cher sussultò e corse alla porta saltellando, emozionata. In cucina rimanemmo solo io ed Andrew, che mi guardava con la coda dell'occhio.

"Non rischiamo la vita mangiando quella roba, giusto?" Disse, indicando con un cenno del mento il rustico che avevo appena tirato via dal forno.

"Potrei mettere dell'arsenico solo sulla fetta che ti spetta." Gli risposi, poggiando il rustico sul bancone da lavoro e sfilando via le presine.

"Avresti davvero il coraggio di uccidermi?" Chiese con un sorrisetto fastidioso, facendo un passo nella mia direzione. Raccolsi con un cucchiaio la panna, severamente conservata in una ciotola per essere aggiunta poi sul dolce, e la mangiai. Dovevo smetterla di assaggiare tutto e, magari, stapparmi una birra.

"Potrei." Dissi, con la bocca ancora impastata dalla panna. "Sai che aria pulita si respirerebbe dopo?"

"Uh, siamo tornate al sadismo, vedo." Andrew disse, portando le mani nelle tasche dei jeans, gesto che fece sollevare la sua maglietta e mettere in mostra i suoi addominali. Portai immediatamente lo sguardo nei suoi occhi, lui sembrò non averlo notato.

"Quello non manca mai, Evans." Lo rassicurai. Andrew fece altri passi verso di me, fin quando non me lo ritrovai ad un palmo dal naso. "Se non ti allontani mi metto ad urlare." Gli dissi, andando nel panico. Poteva entrare chiunque da un momento all'altro in cucina, non eravamo più soli.

"Come gridavi poche ore fa? In quel caso potrei permettertelo." La sua risposta gli fece meritare il pugno che gli diedi allo sterno, che non lo scalfì affatto.

"Ti scuoio e poi ti imbalsamo." Lo minacciai, lui rise, colpito dalla mia minaccia completamente insensata.

"Sono tutto tuo, Green." Andrew ammiccò, sentii l'aroma di birra colpirmi il viso.

Born to be yoursOnde as histórias ganham vida. Descobre agora