Capitolo 8

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Stremata dalla giornata ai corsi che avevo subito, decisi di tornarmene in camera per poter finalmente riposare. Gli occhi quasi mi si chiudevano da soli per quanto stanca fossi. Provai a passare la tessera nella cassetta elettronica, ma la porta non si sbloccò. Provai a spingerla, spingendola per il pomello, ma nulla.

"Ma che diavolo..." Sbuffai, prima di realizzare. "Cher." Mi lamentai, appoggiando la fronte alla porta. "Ho bisogno di riposare, ti prego. Non mi reggo in piedi."

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi vidi la porta aprirsi e la testa di Cher comparire, un accappatoio indosso e la spalla mezza nuda. "Stavolta è capitato, giuro."

"Sta capitando fin troppo spesso, non trovi?" Le chiesi, adirata. Volevo solo il mio letto. Cher mi fece un sorriso di scuse, e mi porse un'altra tessera. La guardai confusa. "È della stanza di Carter, puoi andare lì. Andrew dovrebbe essere in biblioteca."

La fulminai con lo sguardo immediatamente, strappandole la tessera dalle mani. "Sarà meglio che al mio ritorno ci sia del cibo." Cher sorrise, pronta ad abbracciarmi. Alzai gli occhi al cielo, dandole delle pacche sulla schiena, prima di dividerci. "E non sul mio letto!" Urlai, quando la porta fu ormai chiusa.

Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli. Questa situazione iniziava davvero a stancarmi, dovevo assolutamente parlarne con Cher.

Passai la tessera nel quadro elettrico, la porta della stanza si aprì ed io mi fiondai al suo interno. Un intenso odore del profumo di Andrew mi fece tossire per qualche secondo. Sapevo si riempisse di profumo, ogni volta che mi sorpassava lasciava dietro di sé una scia quasi nauseante.

Mi tolsi le scarpe con l'aiuto dei piedi, facendole volare un po' più avanti. Accesi il televisore e lo collegai a Netflix, avevo iniziato la terza stagione di Gossip Girl, e quello poteva aiutarmi a rilassarmi. Mi lanciai su un letto, capii solo dopo dal profumo che fosse quello di Andrew. Poi notai anche che sul suo c'erano due cuscini, sapevo fosse una sua abitudine quella di addormentarsi con un cuscino in più. Così ne tolsi uno da sotto la testa e lo strinsi al mio ventre, quasi come se fosse un orsacchiotto. E poi avviai l'episodio.

Dopo i primi dieci minuti, sentii immediatamente le palpebre diventare pesanti. Stetti quasi per cadere nelle braccia di Morfeo, quando la porta si spalancò. "Fa' piano." Sentii Andrew dire, poi sentii un risolino. Cos'era? Un'oca?

"Non ci vedo più dall'eccitazione." Disse lei, e comparvero entrambi nella mia visuale. Una ragazza gli stava sbottonando la camicia e gliela stava per calare. Trovai il tutto abbastanza comico, considerando che io li stavo osservando e loro non si erano accorti di me.

"Forse non ci vedi per colpa di quelle ciglia finte. Ho sentito dire che appesantiscono la palpebra." Mi feci notare io. Andrew fece un salto all'indietro spaventato, portando la ragazza con se, e che gli cadde sul petto.

Uh, mi ero sbagliata. Era un clown. Ma esisteva davvero al mondo così tanto trucco quanto ne aveva quella spalmato sulla faccia?

"Che diavolo ci fai tu nella mia stanza?" Chiese Andrew, serrando i denti tra loro.

"Ti ricordo che questa è anche la stanza di mio fratello, nonchè gemello. Abbiamo condiviso la nascita, le feste, le auto, il sonno. Quindi per la proprietà transitiva questa è anche la mia camera."

Adoravo far arrabbiare Andrew, quasi potei vedere il fumo uscirgli dalle orecchie. "Lennie." Disse, riferendosi alla ragazza. "Mi è passata la voglia."

Mi trattenni dal ridere, portando le gambe contro il mio petto. "Passerebbe anche a me vedendo lei."

Il sorriso scomparve dal mio viso. Alzai le sopracciglia e mi voltai lentamente verso di lei, boccheggiando falsamente qualche momento. "Che importanza avresti tu da credere che i tuoi insulti possano ferirmi?"

Born to be yoursUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum