Capitolo 14

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"Dovremmo vestirci prima che Cher torni." Dissi, lanciando uno sguardo all'orologio. Erano quasi le due del pomeriggio, in più avevo così tanta fame che nella mia testa aleggiavano solo hamburger o pasta.

"Mh." Mugolò Andrew, con la testa nell'incavo del mio collo e gli occhi chiusi. "Altri cinque minuti mamma." Mormorò.

"Se vuoi farti trovare nudo sul suo letto, fa' pure." Dissi, chiaramente ironica. "Ma io non ti asseconderò." Detto questo, spinsi la sua testa lontana da me. Lui, completamente rilassato precedentemente, si ritrovò catapultato sul bordo del letto, riuscì appena ad aggrapparsi alle lenzuola, prima di cadere.

Mi fulminò con lo sguardo, mettendosi seduto. "Dovresti fare yoga, sei troppo aggressiva."

"Invece sono anche fin troppo calma con te." Gli assicurai, alzandomi ed iniziando a raccattare i miei vestiti, indossandoli. Andrew mi imitò, saltellando e perdendo l'equilibrio quando si infilò i pantaloni. Sembrava quasi un bimbo, sorrisi senza rendermene conto.

"I graffi sulla mia schiena dicono il contrario." Disse, facendomi una linguaccia. Stetti per mettere la maglietta, ma quando sentii quelle parole gliela lanciai contro; non riuscii a trattenere il sorriso che si formò sulle mie labbra poco dopo. "Sei un idiota." Sbraitai, divertita.

Quando fummo di nuovo completamente vestiti, presi la tessera ed il telefono, ed insieme uscimmo dalla mia camera. Ci dirigemmo alla mensa, anche se non ero certa che quel cibo mi piacesse, o placasse la mia fame.

Ad ogni modo, riempimmo due vassoi con varie portate: lui aveva preso un piatto di pasta e della carne per secondo; io, invece, avevo preso una porzione di patatine, un hamburger poco allettante, e anche un dessert, di cui disponevano solo la domenica. Andrew rubò qualche mia patatina, io invece presi metà della sua pasta e ripulii ogni singolo pasto che avevo preso. Lui mi guardava sempre più sconvolto. "Poi un giorno mi spiegherai dove diavolo lo metti tutto questo cibo."

Mentre eravamo a parlottare tra di noi, sentii qualcuno alle mie spalle. Vidi l'espressione di Andrew indurirsi, la sua mascella contrarsi. Mi voltai confusa, non capendo il perché di quella sua reazione.

Mi ritrovai Thomas alle spalle, e mi irrigidii all'istante. Andrew, sotto il tavolo, stringeva possessivamente la mia coscia. Il ragazzo sorrideva, quasi come se tra noi non fosse mai successo niente ed improvvisamente fossimo amici.

"Ciao, ragazzi." Disse, agitando la mano libera; nell'altra, aveva un piatto con il dessert. "Posso unirmi a voi? Ancora non conosco molte persone qui."

Mi voltai verso Andrew, pregandolo con lo sguardo di non fargli intendere che lui sapesse. Fortunatamente, sembrò capirmi all'istante. "Certo." Disse, a denti stretti e con un sorriso così finto da mettermi i brividi.

Thomas si sedette di fronte a noi, e ci sorrise ancora. Io, che non avevo aperto bocca, cercai di fare del mio meglio per non fargli capire quanto ancora la sua presenza fosse capace di cambiare il mio umore. Ero felice, prima di vederlo. Stare con Andrew era una sorta di calmante, come una camomilla. Poi era arrivato lui, ed improvvisamente avevo iniziato ad avvertire un forte bruciore di stomaco, il respiro si appesantì.

Non mi piaceva quello che succedeva quando si parlava di lui, oppure lo vedevo, perché voleva dire che ero ancora succube di lui. Ed io non volevo in alcun modo essere legata ad una persona come lui, che fosse stata per sentimenti buoni, o quelli che mi legavano davvero a lui. L'odio che provavo nei suoi confronti era viscerale, ed era così forte che ogni giorno, a poco a poco, divorava una parte di me. Ed ero così dannatamente stanca, ma non sapevo proprio come uscirne.

"Quindi voi cosa studiate?" Chiese Thomas, prendendo un pezzo del dolce. Io decisi di astenermi totalmente dalla conversazione, smanettando sul cellulare. In quell'esatto momento, il nome di mia madre lampeggiò sullo schermo, non fui mai felice come allora.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now