Capitolo 29

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Il mattino successivo, sembravo essermi ripresa. A volte le immagini di tutto quel sangue che mi ero ritrovata tra le mani, così reali da mettermi i brividi, sembravano volermi tornare prepotentemente alla mente, ma io mi sforzavo di cacciarle via. Ero ormai giunta alla conclusione che, di mio padre, non me ne sarei liberata mai davvero; macchiandomi della sua morte, ero stata capace di permettergli di perseguitarmi anche da morto. E per un minuto, avrei preferito che il suo fantasma mi tormentasse per quanto in realtà mi mancassero le attenzioni di un padre apprensivo e dolce. Ma ovviamente, la mia vita andava sempre al contrario.

Mi misi seduta nel letto, avvolta dal mio pigiama in pile e dal piumone. Non avevo davvero le forze di alzarmi del tutto, immersa in quel calore. Ma la sveglia continuava a suonare con insistenza, Siri non voleva saperne di lasciarmi stare. La spensi con un tonfo sullo schermo, e vidi Cher sobbalzare dal suo letto, mettendosi seduta. Trovai paradossale il fatto che non avesse sentito la sveglia, ma il pugno che avevo lanciato contro il telefono.

"Cos'è? Una bomba?" Borbottò, la voce ancora rauca dal sonno. Scossi la testa, sapendo che fosse ancora tra la veglia e il sonno, così decisi di divertirmi.

"È appena atterrata una navicella aliena nell'atrio." Le dissi, con finta voce spaventata. "Credo vogliano te."

"Mhmh." Mormorò, boccheggiando, gli occhi chiusi e la schiena curvata. "Sono carini?"

"Hanno la pelle verde e gli occhi grandi." Le dissi. Cher storse la bocca, non troppo convinta. "Però hanno dei bei addominali. Ti piacerebbero."

"Più di Carter?" Chiese. "Oh, molto di più." La rassicurai. Poi, stanca di quel gioco, le lanciai il mio cuscino. Cher cadde dal letto e si sentì il secondo tonfo della mattinata.

Poi la sua testa sbucò oltre il materasso, i capelli disordinati sulla sua testa e l'espressione sconvolta. Guardò me, la causa di tutto quello, e mi incenerì con lo sguardo. "Depravata."

Risi, e finalmente decisi di alzarmi dal letto. I corsi da seguire erano ormai finiti, e la settimana successiva era quella dei test. Fuori di me, realizzando i miei pensieri, decisi che quella mattina sarei andata in biblioteca per poter studiare in santa pace.

Mi gettai al volo sotto la doccia e in meno di venti minuti fui pronta. Cher sembrava essersi appisolata di nuovo, ma in realtà notai come si fosse aggrovigliata con le coperte fin sopra la testa, e smanettasse sul suo cellulare.

"Io vado in biblioteca." La informai. Lei grugnì in risposta, poi aggiunse: "Ti raggiungo tra poco."

Annuii, pur sapendo che non potesse vedermi, e uscii dalla mia stanza. Scrissi un messaggio ad Aiden e gli dissi che, se gli andava, poteva raggiungermi per studiare insieme. Mi rispose che sarebbe venuto in massimo mezz'ora, così io mi avviai, sfruttando il tempo che mi rimaneva. In realtà sapevo che, se si fosse unita anche Cher, di conseguenza sarebbe venuto anche mio fratello; e dove andava mio fratello, andava anche Andrew. Saremo stati in troppi e alla fine non avremmo combinato un bel niente.

Per cui, quando mi sedetti al tavolo, aprii il mio libro di biologia e mi ci immersi dentro. Notai con piacere di non essere messa tanto male, anzi, ricordavo molte cose, contro ogni mia aspettativa.

Cher fu la prima ad arrivare e sedersi al tavolo con me, Aiden la seguì qualche minuto dopo. Gli ultimi ad arrivare, ovviamente, furono Carter ed Andrew che, ancora nel mondo dei sogni, appena si sedettero appoggiarono la testa sul tavolo e quasi sembrarono addormentarsi di nuovo. Cher diede uno scossone al suo fidanzato, che sobbalzò e si raddrizzò sulla sedia. Lui, a sua volta, diede una gomitata nello stomaco di Andrew, che sembrò rinsavire, nonostante volesse ucciderlo con lo sguardo.

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