Capitolo 44

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Sei anni dopo

Mi preparavo mentalmente ad attraversare la navata. Ero così dannatamente nervosa che sentivo i palmi delle mani completamente sudati. Nel mio lungo vestito turchese, percorrevo l'ingresso della chiesa avanti e dietro, completamente soprappensiero. Avrei dovuto sfilare per prima lungo la navata, subito dopo i bambini, in quanto damigella d'onore. E la cosa mi innervosiva non poco. Lì dentro, c'erano persone che non vedevo da ormai quasi sei anni. Li avevo lasciati a diciannove anni, e ora ne avevo venticinque: la mia vita sembrava essere stata completamente ribaltata; aveva cambiato direzione e mi aveva stravolto completamente i piani. Eppure, ripensando ai miei passati cinque anni in Italia, non avrei cambiato assolutamente una virgola.

«Puoi farcela, Cris» mi ripetei nella mia mente come un rosario «devi solo fare una passeggiata tra gli invitati e fermarti sull'altare. Miliardi di persone lo hanno fatto prima di te»

"Cris!" Sentii richiamarmi alle mie spalle, così mi voltai. Cher mi raggiunse a passo svelto - cercando di non cadere dai suoi tacchi - ondeggiando nel suo corto vestito rosa cipria, che le stava d'incanto, considerando anche l'abbronzatura. Il panico era dipinto sul suo volto. "L'ho perso."

Mi irrigidii in un istante, e la guardai serrando la mascella. "Che diavolo vorrebbe dire che l'hai perso?"

"Stavo parlando con tua madre, e quando mi sono girata non c'era più!" Iniziò a balbettare, agitandosi, mentre il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. Poi sentimmo degli schiamazzi, e non riuscii a fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.

"Sorellina!" Theo urlò, raggiungendomi. Aveva ormai quasi sei anni, ed aveva gli stessi occhi verdi di nostra madre, contornati da dei tratti dolci del viso e una marea di capelli scuri, rigorosamente ricci. Perché avevamo capito un po' tutti ormai che quella era una caratteristica di famiglia - fatta eccezione per me, ovviamente. Era un bambino a dir poco bellissimo.

Poi, quasi come un fulmine, vidi scorrazzare il più piccolo dei due fino a me. Si aggrappò alla parte bassa del mio lungo vestito ed io passai una mano tra i suoi capelli ricci. "Mamma, ti ho preso un fiore."

Mi chinai sulle ginocchia e Carter mi porse una margherita, così piccola che io, probabilmente, non l'avrei neanche notata in un prato. Sorrisi al dolce gesto di mio figlio e scossi la mia mano tra i suoi capelli, lasciandogli un bacio sulla guancia. "Grazie, piccoletto."

Diedi un bacio anche al mio fratellino e poi mi sollevai. Cher aveva chinato la testa tra le spalle, con un sorriso isterico in volto. "Dammi un po' di tregua, ti prego."

Sollevai appena gli occhi al cielo, mentre la vidi porgere le due ceste con i petali di rose rosse ai bambini, che si posizionarono esattamente davanti a me.

All'inizio del canto corale, le porte della chiesa vennero spalancate, e i due bambini, gioiosi come al loro solito, iniziarono quasi a saltellare lungo la navata, afferrando grandi manciate di petali e quasi lanciandoli addosso agli invitati, quando invece dovevano solo farli cadere lungo la navata. Scossi la testa senza riuscire a ridacchiare, seguita dalla mia migliore amica.

Quando arrivò il mio turno, strinsi il bouquet che avevo tra le mani ed attraversai lentamente la navata. Mi tirai su un piccolo sorriso e guardai dritto davanti a me. Per un istante, un solo e brevissimo istante, avevo immaginato di star percorrendo la navata nel mio abito da sposa, e che all'altare, proprio di fronte a me, ci fosse lui. Mi avrebbe sorriso con le mani congiunte sul davanti, così dannatamente sexy nel suo smoking nuovo di zecca. Ed i suoi occhi, ancora come anni prima, mi avrebbero guardata come l'unica al mondo.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now