Capitolo 4

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Raggiungemmo la casa della confraternita dopo un buon quarto d'ora. La musica proveniente da quell'appartamento era udibile fino a cento metri e più di distanza, l'odore di alcol e fumo quando ne attraversammo la soglia fu pungente. Mi sentii quasi come se avessi fumato anche io, quando invece avevo inspirato solo del fumo passivo.

Cher mi prese sottobraccio, e insieme ci allontanammo dai due maschi alfa della combriccola. "Stasera mi porterò a letto tuo fratello." Mi disse all'orecchio. Sobbalzai, guardandola stranita. Lei sorrideva con fare fiero, guardandosi le unghie rigorosamente laccate di nero. "Vedrai, dopo diciotto anni di duro allenamento, la mia cavità pelvica è pronta ad accogliere il suo serpente."

"Potresti gentilmente smetterla di parlare del serpente di mio fratello?" Le chiesi supplichevole, disgustata alla sola idea. Immagini di lei e mio fratello ricorrevano nella mia testa, credevo di poter vomitare da un momento all'altro. Non che non volessi vedere la mia migliore amica con mio fratello, semplicemente volevo che la loro vita privata restasse tale.

"Oh, andiamo. Sei la mia migliore amica." Disse, dandomi una gomitata nel fianco. "Se potessi farei anche un filmino per renderti partecipe in tutto e per tutto."

"No." La bloccai, puntandole un dito contro. "Se riuscirai a convincere mio fratello a venire a letto con te, non voglio sapere nemmeno i dettagli."

Cher sbuffò, riavviandosi i capelli oltre la riga. "Okay, come vuoi." Borbottò. "Dovresti davvero andare a letto con qualcuno, Cris. Lo dico per il tuo bene. Sembri una vecchia monaca di clausura."

"Almeno non rischi di sorbirti tre ore di racconto sulle mie sfrenate avventure." Le risposi. Non seppi esattamente come, ma ci ritrovammo nella cucina: su un tavolo posizionato contro il muro, c'era la più grande vastità di alcolici che avessi mai visto. Nemmeno nei supermercati ne avevo visti così tanti.

"Certo, perché non ne vivi di avventure sfrenate." La mia amica rimbeccò, cercando due bicchieri puliti. Li trovò e me ne porse uno dei due; scelsi come primo giro un bicchierino di Baileys, che avevo sempre adorato. Cher, invece, optò per la Sambuca.

"Non tutto deve girare intorno al sesso, Cher." Le dissi. Mi presi la libertà di sedermi sul bancone da lavoro della cucina, ero abbastanza sicura che non ci avessero mai cucinato. Cosa ci si poteva mai aspettare da una confraternita?

"Ma il sesso ti fa stare bene!" Sbuffò lei, sbracciandosi al cielo; un po' della Sambuca tracimò dal bicchiere, cadendole sulle dita della mano, ma a lei non sembrò importare. Si appoggiò all'isola della cucina, esattamente di fronte a me, che presi un lungo sorso di quella crema di whiskey che sapeva di panna. "Ti sei mai chiesta perché la gente lo fa così spesso?"

"Cher." Piagnucolai, passandomi una mano tra i capelli. "Non è che non abbia mai provato nulla di simile in vita mia."

"Quella mezza pippa di Thomas non può averti fatto capire cos'è davvero il sesso." Cher rispose prontamente, prendendo un sorso del suo liquido trasparente. Quasi sentii la gola bruciare per lei. "Altrimenti non ne staremo parlando ora."

"Ho la sensazione che ne staremo parlando lo stesso, invece." Dissi, ridacchiando. "È il tuo pallino fisso, il sesso."

Io e Thomas... quello che era successo tra noi non poteva essere definito un vero amplesso. Eravamo stati insieme per circa tre mesi, e vedendo che ancora non era riuscito ad ottenere quello che davvero voleva, aveva deciso di prenderselo. Cher non sapeva tutta la storia, semplicemente avevo deciso di tenere certi dettagli per me: ricordavo ancora come le sue mani risultarono rudi sul mio corpo, come mi denudò, e come insieme alla mia verginità, prese anche un pezzetto della mia anima. A dire il vero, nessuno sapeva di quel che era successo: a Cher dissi semplicemente che lo avevo beccato con un'altra, scusa che rifilai anche a mio fratello. Se gli avessi detto che aveva fatto quel che aveva fatto, probabilmente Thomas non sarebbe stato vivo ancora a lungo; e una parte di me era convinta del fatto che anche Andrew avrebbe contribuito. Sebbene ci odiassimo dai tempi immemori, a entrambi dava fastidio quando veniva fatto del male all'altro. Era quasi come se potessimo farci male solo tra di noi, chiunque altro interveniva era marchiato a vita.

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