Capitolo 31

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Quando ritornai nella mia stanza, era ormai sera inoltrata. Cher dormiva già beatamente tra le sue coperte, al caldo. In quel momento la invidiai. Mi spogliai, ma con quel freddo non ebbi il coraggio di rimanere in intimo. Per questo, presi una felpa dall'armadio e la indossai velocemente. Probabilmente era di mio fratello, perché mi stava circa quattro volte, e aveva la scritta dell'NBA stampata in maiuscolo sul davanti.

Stetti per mettermi a letto, quando sentii dei rumori provenire dal corridoio. Corrugai la fronte, e pensai di lasciar correre, quando sentii un altro rumore. Confusa, mi affacciai nel corridoio.

La scena che mi si presentò davanti mi appesantì il cuore. A provocare quei rumori era Andrew, visibilmente ubriaco, che sbatteva da una parte all'altra del corridoio, incapace di mantenere dritto il suo cammino.

"Andrew, ma che diavolo..." mormorai, raggiungendolo. Lo afferrai per le braccia, cercando di dargli sostegno. Quando mi vide, sorrise ubriaco. Emanava un forte odore di whiskey, che quasi mi nauseò. Troppe volte avevo visto davanti agli questa scena, sentito la puzza dell'alcol pizzicarmi le narici; una scarica di brividi scosse la mia schiena e quasi mi sentii paralizzata; ma di una cosa ero certa: quello che avevo davanti non era mio padre, ed Andrew non mi avrebbe colpita neanche per scherzo. "Perché sei ubriaco?" Gli chiesi, quasi in rimprovero. Il mattino seguente avremmo dovuto studiare, non poteva permettersi i postumi di una sbronza.

"E tu perché non lo sei?" Chiese, ridacchiando. «È completamente andato.» scossi la testa, afflitta. Un Andrew ubriaco era l'ultima cosa con cui volevo avere a che fare a quell'ora.

"Perché siamo in sessione e dobbiamo studiare." Gli dissi. Mi circondai con un suo braccio le spalle per aiutarlo. Non risolsi molto, vista la sua stazza, ma almeno ora non era il solo a barcollare.

"Sei noiosa." Brontolò. Tolse il braccio dalle mie spalle e si lasciò cadere a terra, poggiando la schiena contro il muro e stendendo le gambe. "Uh, perché giri mezza nuda nel corridoio? Sai che ci sono altri ragazzi qui?" Chiese con un sorrisetto sbilenco. Se fosse stato sobrio non avrebbe di certo sorriso nel dirlo.

"Perché stavo per andare a dormire, invece devo farti da badante." Lo canzonai, afferrandogli i polsi per farlo alzare. Lui, ovviamente, era più forte di me e non si mosse di un solo millimetro.

Ridacchiò, poi alzò il suo sguardo ai miei occhi. "Ti vedo le mutandine."

"Nulla di nuovo per te, Evans. Non fare il curioso." Dissi, sebbene fossi leggermente arrossita, e provai ad abbassarmi l'orlo della felpa.

A quel punto Andrew mi afferrò il polso, spingendomi a guardarlo. "Ti vergogni di me, Cris?" Chiese innocentemente. "Perché nel mio letto non sembravi avere vergogna. Neanche nella mia doccia, a dire il vero."

"Sta' zitto!" Lo rimproverai, mettendogli una mano sulla bocca. "Vuoi che Carter ci uccida, forse?" Sibilai poi.

Andrew mi morse la mano, costringendomi a toglierla. "Il tuo fidanzato lo sa, di come urlavi nel mio letto?"

«Non prenderlo a sberle, Cris. È ubriaco fradicio, non sa quello che dice.»

"Certo che lo sa." Dissi, alzando il mento con fierezza. Non gli era andata troppo giù la cosa, ma l'aveva accettata e mi aveva capita. Mi convinceva sempre di più di che ragazzo d'oro fosse.

"E non ti ha mandata al diavolo?" Chiese poi, ed io scossi la testa. A quel punto, mi sedetti accanto a lui, stanca di provare ad alzarlo.

"Swan l'ha fatto con me, invece." Mi informò. Il mio sguardo scattò su di lui; giocherellava con le sue stesse mani e mi sembrava quasi un bambino indifeso. Lo aveva detto a Swan? Dio, ora dovevo beccarmi anche le sue maledizioni.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now