Scossi la testa per liberarmi dei miei pensieri, e raggiunsi l'altare, lanciando un sorriso a Steven, chiaramente nervoso. Quasi lo vidi sudare, ed un sorriso proprio non riuscii a trattenerlo. E mentre le altre sue damigelle percorrevano la navata, lanciai uno sguardo tra la folla: Cher si era accomodata in seconda fila, e Carter si era seduto sulle sue gambe. Gli feci un occhiolino e lui aprì la bocca in un sorriso sdentato, che mi fece sorridere, sollevandomi il pollice con una mano.

Poi l'organo iniziò a suonare, mia madre comparve in fondo alla navata. E da quel momento in poi, gli occhi di tutti i presenti furono solo per lei: lo erano quelli di Steven, mentre una lacrima gli rigò il viso e la osservava muoversi lentamente verso di lui; lo erano i miei, che mai avevo visto mia madre più bella di così; lo erano quelli di Theo, che sorrise senza riuscire a trattenersi.

Più volte mi ero permessa di dare un'occhiata agli invitati, eppure di lui nessuna traccia. Con il passare del tempo i nostri rapporti si erano incrinati, fino ad essere nulli. Negli anni avevamo smesso di scriverci e chiamarci, probabilmente era quasi un anno che non sentivo la sua voce, di più che non lo vedevo anche se solo in videochat. Che non fosse presente al matrimonio proprio a causa mia? Perché Crystal, Mark ed Emily erano seduti quasi alle ultime file, ma di lui neanche l'ombra.

Ingoiai il rospo che avevo in gola e pensai fosse stato meglio così: ancora non sapevo esattamente cosa fare, visto che gli avevo tenuto nascosto il fatto di avere un figlio come il più oscuro dei segreti. Sperai solo con tutta me stessa che avrebbe capito, perché ancora mi veniva da piangere se pensavo al perché avevo deciso di non rivelarglielo.

Più tardi quel giorno, avevamo raggiunto il ristorante. Mia madre aveva scelto una villa abbastanza lussuosa e, visto il caldo estivo di Los Angeles, aveva deciso di festeggiare all'aperto, nell'enorme giardino di cui la villa disponeva. Inutile dire che Carter si era smarrito correndo dietro Theo quasi immediatamente.

"Secondo te quando iniziamo a mangiare?" Cher chiese al mio fianco, mentre ci incamminammo verso il tavolo su cui venivano serviti gli aperitivi.

"Spero presto." Prendemmo un bicchiere a testa e poi ci allontanammo. "Credo di stare per impazzire dalla fame."

Buttai giù quasi d'un sorso il mio aperitivo. Avevo una dannata voglia di bere come i vecchi tempi, ma i miei doveri di madre me lo impedivano ormai da molto. Adocchiai Carter correre nel prato insieme a Theo, e sospirai. Non avrei cambiato la mia vita da madre per nulla al mondo, ma esserlo a già diciannove anni mi aveva decisamente scombussolata. Avevo dovuto rimandare i miei studi a causa della maternità, e hanno proceduto quasi a rilento proprio a causa di questo. Eppure, ero riuscita a laurearmi in arte in pieni voti, e finalmente facevo il lavoro dei miei sogni: ero un'insegnante d'arte in un liceo. E quale posto migliore al mondo, se non l'Italia, per parlare di arte?

Certo, a volte in me ancora bruciava il fatto di aver rinunciato alla medicina e al mio più grande sogno, fin da quando ero bambina. Ma l'arte, nel periodo in cui ero incinta e mi sentivo completamente abbandonata a me stessa, era riuscita a riportarmi in vita in un modo inumanamente possibile. Avevo scritto un diario, su cui appuntavo le mie giornate e facevo dei disegni, proprio come un tempo. E mi resi conto che non avrei più voluto rinunciare alla mia arte, per nessuna ragione al mondo.

Una volta che ci sedemmo a tavolo, mi resi conto che mia madre ci aveva disposte in un tavolo con i miei cugini, Cynthia ed Ethan, oltre a Carter e Theo, ed altri due posti che non erano ancora occupati. Diedi un lungo abbraccio ai miei cugini e quando finalmente vidi i camerieri iniziare a servire l'antipasto, feci un cenno a Carter e Theo per farli tornare al tavolo.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now