"Prossimo." Disse di nuovo l'ispettore. E quando vidi chi c'era oltre il vetro, il mio primo istinto fu quello di avvicinarmi ad Andrew e stringere il suo braccio con le mie mani. Era completamente irrigidito sotto il mio tocco, il suo sguardo sarebbe riuscito ad uccidere chiunque, se avesse potuto.

Cercai di tranquillizzarlo, ma sembrava impossibile. Potevo quasi leggergli in volto la chiara voglia che aveva di spaccargli la faccia, quasi maggiore di quella che aveva nei confronti di James.

A quel punto, Cher guardò me, serrando le labbra. Provai ad aprire la bocca per parlare, ma ne uscì solo un sospiro. Le parole sembravano essersi bloccate in gola.

Serrai gli occhi, Andrew strinse di più la mia mano per incoraggiarmi, mentre l'ispettore mi guardava con insistenza. "Lui ha-" iniziai, ma poi non riuscii a continuare. Scossi la testa, e senza neanche volerlo portai il mio sguardo su Thomas. I suoi occhi erano fissi nei miei, la sua faccia non trapelava nessun altra emozione se non l'odio. Il suo sguardo era carico di odio e perfidia, ed era riservato solo ed esclusivamente a me. E mai come in quel momento, ebbi una dannata voglia di vederlo marcire dietro le sbarre. Doveva essere rinchiuso in una cella a dieci metri sotto terra, in completo isolamento: perché lui era una persona pericolosa. La sua mente partoriva idee del tutto malsane, aveva messo in atto un intero piano, causando la morte di mio fratello, solo per potersi vendicare su di me.

Voltai lo sguardo verso l'ispettore, alzando il mento. In quel momento il mio odio per lui fu così grande da mettere in secondo piano qualsiasi altro sentimento: per la prima volta, trovai tra noi due qualcosa in comune. "Lui mi ha violentata."

Con la coda dell'occhio, vidi mia madre sussultare, e guardarmi allibita. "Ma io mi ricordo di lui." Disse, inclinando la testa di lato. "Non è il tuo ex ragazzo?"

«Grazie per ricordarmi sempre le cose meno opportune, mamma»

La guardai in silenzio, e poi annuii appena. Mia madre spalancò la bocca, completamente sotto shock. E non sapeva nemmeno che lo aveva fatto per ben due volte, una delle quali sotto il tetto dove lei viveva.

"Mi dispiace per tutto questo." L'ispettore disse, scuotendo la testa. "Siamo riusciti a prendere solo loro tre, perché sono stati così stupidi da camminare indisturbati nelle strade della città dopo aver commesso il crimine." Ci informò. "Il primo sospettato è stato catturato nel suo appartamento. Dalle nostre indagini è venuto fuori che si fosse messo in contatto con qualcuno per ricevere una carta d'identità falsa per poter espatriare indisturbato. Il secondo, invece, è stato catturato in centro, probabilmente non credeva di essere sospettato visto che continuava a vagare nella città."

Sospirò, poggiando i palmi delle mani sulla scrivania, mettendosi esattamente di fronte a Thomas. Questo alzò lo sguardo, la sfida trapelò dai suoi occhi nei confronti dell'ispettore. "Lui invece è stato catturato al confine con l'Oregon. Siamo riusciti giusto in tempo ad allertare le autorità, e i nostri colleghi sono riusciti a prenderlo." Lanciò uno sguardo al poliziotto che reggeva il braccio di Thomas e gli fece un cenno del capo verso la porta. "Portatelo via."

"Ora finiranno in carcere?" Fu Andrew a chiedere, serrando il pugno libero dalla mia mano.

"Non ancora. Abbiamo bisogno di confrontare il DNA raccolto sul corpo della vittima con quello del primo indiziato." Poi mi guardò. "E nel tuo caso, dobbiamo farlo con le analisi. Ma è questione di giorni, avremo i risultati in poco tempo."

Tutti annuimmo, e finalmente uscimmo dal commissariato; quasi mi sembrò di respirare di nuovo correttamente. Essere in quella stanza, con solo un vetro a dividermi da coloro che non ci avevano pensato su due volte a distruggere la mia vita, ognuno a modo suo, mi aveva fatto venire un terribile senso di nausea. Il mio stomaco bruciava con insistenza, quasi non riuscii a sopportarlo.

"Ti va di prenderci un caffè?" Chiese Cher, al mio fianco. "Ho bisogno di parlarti."

Annuii immediatamente, poi mi voltai verso mia madre ed Andrew. "Ci vediamo dopo." Dissi ad entrambi, sapendo che Andrew non mi avrebbe abbandonata neanche quel giorno. Era come se, in un certo senso, fosse venuto a vivere del tutto da me: passava le notti steso accanto a me, stringendomi a lui e consolandomi quando ero assalita da incubi che mi impedivano di chiudere gli occhi. Eccetto per i pasti, ogni volta che mi voltavo me lo ritrovavo accanto. Mentirei se dicessi che la cosa mi desse fastidio, avevo bisogno di lui più che mai in quel momento.

Entrambi annuirono, e dopo aver lasciato un bacio ad Andrew e mia madre, io e Cher ci avviammo verso un bar nelle vicinanze.

Sebbene fosse passata appena una settimana da tutto quello che era successo, Cher aveva era dimagrita visibilmente. I pantaloni che era solita indossare le stavano più larghi in vita, le t-shirt attillate che la contraddistinguevano non le fasciavano più il petto come una seconda pelle. E il trucco che era solito mettere, senza cui non usciva mai, era stato completamente accantonato. La mia migliore amica sembrava essere diventata la versione opposta di sé stessa. Non osai neanche immaginare in cosa, invece, mi fossi trasformata io, che il trucco già non lo mettevo di mio, così come i vestiti troppo attillati. Dovevo sembrare una sorta di zombie vagante.

Raggiungemmo il bar in silenzio, Cher il più delle volte se ne stava zitta, con le mani nelle tasche delle felpe da cui ormai non si separava più, sebbene ci fosse fin troppo caldo fuori. E quando ci sedemmo, continuò a tenere il capo chino sulle sue cosce, senza proferire parola.

Sospirai, inclinando la testa per guardarla meglio. Non la riconoscevo più, la mia migliore amica era stata completamente privata della vitalità che da sempre, fin da quando eravamo bambine, aveva posseduto.

Ordinammo i due caffè, e finalmente sollevò lo sguardo su di me. Serrò le labbra e vidi gli occhi diventarle lucidi, prima di parlare. "Cris, devo dirti una cosa importante."

Annuii, raddrizzando le spalle. Dal tono che aveva, ero sicura non mi sarebbe piaciuto affatto ciò che stava per dirmi. "Ti ascolto."

Cher portò la strada lungo la strada al nostro fianco, sembrò osservare minuziosamente le persone che passeggiavano, quasi come se, in quel momento, volesse essere una di loro. L'unica vera emozione che leggevo sul suo volto, era la nostalgia. Aveva una voglia matta di ritornare a qualche settimana prima, quando tutto sembrava finalmente perfetto. Al solo pensiero, gli occhi mi divennero lucidi e dovetti trattenere le lacrime: fino a una settimana prima, eravamo a New York, avevamo appena finito la nostra sessione d'esame ed entrambe ci stavamo godendo le nostre relazioni. Ora, invece, eravamo distrutte da qualcosa che non eravamo riuscite a controllare.

Cher riportò il suo sguardo su di me, mordendosi il labbro inferiore. "Mi trasferisco."

Born to be yoursWhere stories live. Discover now