"Non so neanche come si tiene un pennello." La sua risposta mi fece ridacchiare, e mi allontanai da lui per dirigermi al centro della stanza.

"Intendevo che dovresti aiutarmi a spostare i mobili." Chiarii. Andrew si lasciò andare ad un mezzo sorriso, prima di venire in mio soccorso. Raggruppammo tutti i mobili al centro della stanza e poi li coprimmo con un telo trasparente per evitare che si sporcassero. Alla fine dell'opera, vidi Andrew stiracchiarsi teatralmente la schiena, quasi dolorante. "Non ho più l'età." Sbuffò, ed io gli lanciai contro un cuscino.

"Farò solo questa parete." Pensai ad alta voce, indicando la parete opposta alla finestra, ossia quella dove poggiava la testiera del letto. "Le altre andranno bene a tinta unita."

"Vuoi che ti aiuti?" Andrew chiese. "Ovviamente con le altre tre pareti." La sua risposta mi fece ridacchiare, ma afferrai il barattolo di vernice e glielo porsi. "È tutta tua."

Dal suo viso capii che preferiva che rifiutassi il suo aiuto, ma la realtà era che da sola non ce l'avrei mai fatta in una giornata. Così lasciai a lui il compito più facile, mentre io iniziai a pensare a cosa poter disegnare su quella parete immensa.

Poi, quasi colta da un'improvvisa ispirazione, mi sembrò quasi che il pennello iniziasse a percorrere da solo la superficie della parete, come se io lo stessi solo aiutando a tenersi su. Le tempere iniziarono a macchiare il verde acqua, quasi marino, che avevo scelto per le pareti, ed io lasciai semplicemente che tutta la mia ispirazione affluisse nella mia mano, permettendo al fresco e pungente odore delle tempere di rinfrescare la mia memoria. E persi il controllo, mi dimenticai completamente di Andrew presente nella stanza con me.

Quando finii la parete, mi resi conto di quanto davvero mi fosse mancato dipingere. Osservai i fiori, che avevo fatto partire dal basso, arrampicarsi lungo tutta la parete e colorarla, renderla piena di gioia. Una gioia che per troppo tempo non avevo avuto e che mi era mancata terribilmente tanto. Quasi sentii gli occhi pizzicarmi a causa delle lacrime.

Sentii le mani di Andrew poggiarsi sui miei fianchi, percepii le sue labbra lasciarmi un bacio nei capelli annodati sulla testa. "È magnifico." Disse solo, perdendo lo sguardo sulla mia opera. E i suoi occhi sembravano davvero sorpresi, stupefatti da quello che avevo fatto. E un po' il mio ego sembrò ingigantirsi.

Mi voltai verso di lui e mi sollevai sulle punte, avvolgendo le braccia attorno il suo collo. "Sono stata brava quindi?"

"Brava?" Chiese lui, storcendo le labbra. "È fenomenale." Lanciò ancora una volta una lunga occhiata alla parete. "Manca solo qualcosa." Disse poi.

Lo vidi spingermi dolcemente via, mentre si allontanò e prese il rullo con cui si apprestava a dipingere l'ultima parete rimasta. Prima che me ne potessi rendere conto, me lo passò lungo tutto il viso, facendomi rimanere di stucco. Spalancai le palpebre quando lo percepii allontanarsi, e lo fulminai con lo sguardo.

"Solo perché ora sei il mio ragazzo non vuol dire che non possa farti sentire una feccia, Evans." Ringhiai, e poi mi lanciai contro di lui. Saltai sulle sue spalle, per fortuna lui mi afferrò per le cosce giusto in tempo. Strofinai il mio volto tra i suoi capelli, macchiandoli della vernice verde acqua, lui mi maledì immediatamente. «Ops, i capelli erano il suo punto debole»

Scoppiai a ridere quando vidi la sua faccia, lui iniziò ad inveire contro di me e le mie risate crebbero. Fin quando non afferrai il suo mento con due dita e lo spinsi a voltarsi verso di me. Ero a un soffio dalle sue labbra, quando non riuscii a trattenere un sorrisetto. "Hai mai pensato di farti le mesh verdi?" Scoppiai a ridere, lui mi guardò di nuovo serrando le labbra. "Che c'è? Ti donano." A quel punto un sorriso non riuscì a trattenerlo neanche lui. E fu allora che sentimmo il suono di un paio di flash. Andrew voltò entrambi verso la porta, io ancora comodamente appollaiato sulle sue spalle.

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