RECENSIONE: Selvaggia

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(Recensione inerente ai primi quindici capitoli della storia con presenza di spoiler)

Selvaggia di LauraPafumi racconta la travagliata storia di un'orfana di nome Selvaggia. La sua evoluzione dall'infanzia all'adolescenza ricorda il modello dei romanzi di formazione: in particolare mi ha ricordato "Oliver Twist", soprattutto, per le varie disavventure che colpiscono la protagonista.

Il punto di forza di quest'opera è l'ambientazione italiana. In particolare ci troviamo nell'entroterra siciliano della provincia palermitana. Ho apprezzato particolarmente questa scelta perché l'ha resa più vicina a noi.

Sono andata a cercare se esistessero veramente anche il Monastero della Vergine Immacolata e l'Orfanotrofio di Melilli, ma non li ho trovati con lo stesso nome. Penso che vada bene prendere ispirazione senza riprodurre tutta la realtà così da avere un margine per inventare liberamente lo scenario.

Trama

Dovendo partire dai primi giorni di vita della protagonista la storia ingrana lentamente ma è giusto che sia così. Seguiamo le vicende della nostra protagonista gioendo (poche volte purtroppo) e rattristandoci con lei quando la situazione peggiora.

La trama ha l'ambizione di diventare sempre più articolata: per il momento, come misteri da risolvere, troviamo quello principale ovvero perché Selvaggia è stata abbandonata e quali sono le sue vere origini. E poi ovviamente possiamo includervi l'omicidio del signor Caruso, che però è più un'incognita per i personaggi, perché i lettori già sanno com'è andata. 

La vita e le sfortune di Selvaggia si susseguono nei vari capitoli, e ognuno di essi è ben bilanciato tanto che potremmo vederli bene come episodi di una serie televisiva. 

In ogni capitolo succede qualcosa di più o meno significativo per la protagonista, che si trova alle prese con i cambiamenti e i problemi a relazionarsi con i suoi coetanei, con la direttrice dell'orfanotrofio e con i genitori adottivi.

Forse avrei preferito che la parentesi rosea della permanenza al convento durasse maggiormente, ma era chiaro che si volesse subito arrivare al periodo più "buio" per dar ritmo alle sventure della protagonista.

Narrazione

Il narratore in terza persona è la scelta ideale per questo genere di storia ed è usato in modo adeguato. Il raccolto è abbastanza fluido e scorrevole.

Ci sono vari salti temporali ma sempre in ordine cronologico perciò il lettore non si perde durante la lettura.

A volte però trovo che ci sia troppo "tell" e poco "show", infatti si riscontrano parti in cui si è preferito riassumere in una decina di righe gli eventi. Non è sempre un errore ma spero che non diventi troppo frequente questa "tecnica".

Stile e lessico

Lo stile è praticamente maturo e riconoscibile in ogni capitolo. In generale è semplice e lineare, di facile comprensione, anche se ritroviamo alcuni passaggi in cui la lettura si blocca per permettere al lettore di rileggere la frase un po' più contorta. Si trovano, anche, alcuni modi di dire propri della scrittrice, che contraddistinguono l'opera in modo originale. 

Le descrizioni sono abbastanza essenziali e non troppo invasive: troviamo un buon equilibrio tra parti narrate, dialoghi e intermezzi vari. 

Ho solo due appunti da fare: 

1) Il lessico è poco variegato perciò consiglio di revisionare per non rendere ridondanti le solite parole. Bisogna rileggere la storia attentamente e sostituire tutti quei termini, che vengono ripetuti più di una volta nello stesso paragrafo, al fine di sostituirli con sinonimi o rielaborando la frase per eliminarli definitivamente.

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