RECENSIONE: il destino degli dei

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Aletto corre trafelata per i cunicoli infernali, una pila di fogli sotto il braccio e la veste opalescente che le svolazza intorno, confondendosi con la nebbia e i fumi del Flegetonte.
Non accorgendosi di nulla fuorché del suo imperdonabile ritardo, si scontra con quello che a prima vista le pare uno scuro muro stranamente caldo per poi accorgersi, una volta crollata pesantemente a terra, con i fogli a svolazzarle intorno disordinati, essere nientemeno che il povero Cerbero, nuovamente vittima delle distrazioni di Aletto.
"Per tutti i dannati dell'Ade! È mai possibile che non guardi mai dove vai?" La voce cavernosa e canina dell'animale arriva alle orecchie ancora stordite della furia, che lentamente si alza e cerca di rimettere a posto il manoscritto, spegnendo le fiamme che il contatto con il terreno incandescente aveva creato su alcune delle pagine.
"Dannazione, spero di non aver rovinato la storia di giulygrease!"
Una zampata poco affettuosa la colpisce sul braccio, riscuotendola dai suoi pensieri. "Ehi, zuccherino alla cicuta, sto parlando con te!"
Aletto alza la testa e accenna un sorrisetto tirato, mentre il ricordo del suo terribile ritardo le fa sgranare gli occhi.
"Scusami tanto Cer, solo che devo pubblicare la nuova recensione, ed è più di un mese che ce l'ho in coda! Sento già le urla infuriate di zio Lucy al mio ennesimo ritardo!"
Cerbero scuote la testa e una ringhio-risata gli esce dalle labbra semichiuse.
"Sei sempre la solita! Dai, prova a leggermela, così se non puoi evitare il ritardo, almeno puoi evitare errori di battitura"

Il destino degli dei è una Fanfiction dal sapore Urban fantasy; narra la storia di una ragazza dagli inaspettati poteri profetici e di Loki, dio degli inganni della mitologia norrena (o, per i comuni mortali, il caro fratello del nostro Thor made in MCU).
Nei primi cinque capitoli da me letti non si capisce ancora perfettamente la trama completa, si ha solo un assaggio di quello che potrà succedere e un lungo prologo ben architettato.
La nostra cara protagonista, seguendo una criptica profezia, si cala in vecchi e bui cunicoli alla ricerca del "cavaliere dall'armatura d'oro" che porterà terrore e distruzione nel nostro mondo, o meglio a New York, visto che ai nostri amici americani piace distruggere sempre la loro città preferita (che tanto poi ci pensano i big money di Stark a ricostruire tutto).
Sfortunatamente le visioni non sono particolarmente d'aiuto, in questa occasione, alla nostra protagonista, perché viene catturata da un manipolo di soldati evidentemente controllati da Loki in persona (o meglio, dalla gemma della mente) e, contro ogni sua volontà di costringerà a "collaborare" con il nemico della profezia, quello che invece avrebbe voluto fermare in partenza con la sua sconsiderata gita nei bunker della NASA.
Cosa avrà in mente il trickster Loki? E davvero lui sarà capace di aiutare la protagonista a controllare i suoi poteri? Ma soprattutto, qual è il vero potenziale del nostro giovane oracolo?
Tutto ciò rende la trama della storia molto interessante, e fa guadagnare punti alla storia, punti che però purtroppo vengono persi sul fronte della grammatica.
Ma prima di parlare di ciò vorrei fare un paio di appunti sulla protagonista: Erika.
Da come ci è stata presentata, non mi è parsa una ragazza particolarmente profonda e simpatica, probabilmente se l'avessi conosciuta dal vivo non sarebbe stata certo tra i miei amici, vista la sua predisposizione al mostrare sfacciatamente la sua ricchezza e al preoccuparsi solo ed esclusivamente dell'aspetto esteriore suo e degli altri.
Certo è che, come dico sempre, la bravura dell'autore sta nel farci amare o odiare un determinato personaggio, perciò in tal caso chapeau, perchè sei riuscita a immaginarla dettagliatamente, coerente con il suo essere, nelle opere e nei pensieri.
Simile è anche il personaggio di Loki, la profondità con cui descrivi i loro stato d'animo e la particolarità con cui li tratteggi sono un altro punto positivo della tua storia e, in attesa di altri personaggi, questi due già tengono in modo superbo il palco (ehm, il libro).
Sul background esterno invece avrei qualcosa da sottolineare; la tua scelta è stata quella di ambientare la storia nella Grande mela, una città tanto grande e bella, quanto legata alla cultura americana, quasi completamente differente da quella italiana (e da una che ci ha vissuto, ti assicuro che lo shock culturale che ho vissuto è stato non indifferente).
Per questo motivo è secondo me importante documentarsi al meglio sui sistemi americani, sulla società, la vita e i luoghi, come già ti ho fatto notare in un paio di commenti sul sistema scolastico e sull'effettiva ricchezza della protagonista.
Senza un'accurata documentazione, l'ambientazione e la verosimiglianza dei fatti rischia di perdere un po', e di non far godere appieno al lettore la bellezza della storia (facendolo immergere completamente nel racconto, come se fosse lì in quel momento).
E ora possiamo passare alla grammatica, il vero tallone d'Achille di questa storia: la maggior parte degli errori te li ho corretti in sede di lettura, ma ti consiglio un'attenta revisione, perché gli errori da te fatti sono sempre gli stessi, sulle medesime regole grammaticali.
Prima di tutto il famoso dilemma se stesso o sè stesso?
La regola vuole che l'accento grafico venga utilizzato in linguistica (non solo italiana, si veda anche lo spagnolo, con tú e tu) in presenza di disambiguazione, cioè quando due parole potrebbero essere scambiate l'una per l'altra (si veda l'esempio botte e bótte) se non venissero "specificate graficamente".
Pertanto il sé da solo viene accentato per distinguerlo dal se (che esprime incertezza, o congiunzione, o pronome atono) ma in caso di se stesso o se medesimo, tale accentuazione diventa superflua, vista la perdita di disambiguazione data dalla "specificazione di senso".
In secondo luogo ho spesso notato la mancanza di apostrofi in presenza di articolo indeterminativo + nome femminile, o forme dialettali verbali come c'ho, che è sempre meglio non usare nella forma scritta (soprattutto se circondata da termini aulici quali da te utilizzati in più di un'occasione, cosicché io mi sono trovata dinnanzi qualche stonatura stilistica e di registro) e un abuso indiscriminato di d eufoniche, davanti a qualsiasi parola che inizi per vocale; come già ti ho scritto in sede di lettura, la d eufonica è corretta solo quando la congiunzione/preposizione e l'iniziale della parola successiva abbiano la stessa vocale (ed ecco, ad Ancona). Casi come a oggi, e ancora sono corretti, perché le due vocali sono differenti e linguisticamente parlando, non si rischia di incappare in scioglilingua :)
Per ultimo vorrei fare una leggerissima digressione sull'utilizzo dei tempi verbali, o meglio, il tempo della storia.
La tua narrazione è evidente al passato, però gli eventi si susseguono su due livelli differenti: uno che è quello principale, e uno che appartiene ai ricordi della protagonista, a ciò che è avvenuto prima dell'inizio della narrazione ufficiale.
Tu usi indiscriminatamente il passato remoto o l'imperfetto, cosa che non fa altro che confondere il lettore, che non riesce a capire quando effettivamente questi eventi si siano svolti (ad esempio, tu dici che la protagonista è stata presa dai soldati, ma poi sempre con lo stesso tempo verbale, spieghi tutto ciò che è successo prima della cattura. Ammetto di essermi confusa più di una volta, non riuscendo a capire come mai lei sia imprigionata e un attimo dopo scorrazzi per i cunicoli scattando fotografie).
Quando un passato si svolge prima di un altro passato, bisogna usare un tempo composto, un trapassato, per dividere i due tempi (quello che in inglese è il past perfect) e dare ordine alla nostra linea temporale.
Arrivai in stazione alle otto in punto, ma il treno non era ancora passato. Provai a pensare a quanto ritardo avesse fatto il giorno precendente, ma era chiaro nella mia mente che, dopo essermi lavata i denti e aver infilato le scarpe mi *ero seduta* su quella panchina al medesimo orario, e il treno si era fermato davanti ai miei occhi qualche secondo dopo.
Mentre ancora ero persa nei miei pensieri, sentii il fischio del treno e seppi che i miei calcoli erano esatti.
Spero di essere stata un po' più chiara con questo esempio, è sempre un concetto abbastanza difficile da spiegare per iscritto XD.

Detto ciò sono davvero in dubbio su dove metterti, la trama ha davvero delle ottime potenzialità, però tutti questi errori grammaticali hanno rallentato non poco la mia lettura, facendomi a volte perdere la voglia di continuare.
Diciamo che sei nel Limbo (ma in questo caso non per la trama, che non risulta affatto scontata).

-Aletto

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