RECENSIONE: Intrusa

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Direi che l'Intrusa mi ha fatto ripensare alla mia infanzia e all'adolescenza, ma non saranno le memorie nostalgiche a salvarla.

Caterina vive un periodo difficile. In terza superiore si sente profondamente sola e abbandonata, incapace di fronteggiare la tensione familiare. Priva di amici e sostegno sociale riemergerà dalla clausura soltanto con l'arrivo di Emma, che la farà risorgere dalla morte sociale e riprendere in mano la sua vita.

La narrazione è in prima persona: Caterina racconta la sua adolescenza otto anni dopo, a fatti conclusi e con una visione apparentemente più matura. Premesse avvincenti, quindi buttiamoci a palla nel racconto.

Dentro se stessa Caterina incolpa Adele di averle rovinato l'esperienza scolastica. Uscita con un paio di amiche a fare shopping Caterina se li mette tutte contro giudicando negativamente il vestito che una di loro stava provando. Il suo commento negativo sarà il suo cruccio.

Da dove partiamo? Questo episodio viene vissuto come traumatico. Lei attribuisce ad Adele la colpa per averla isolata e la accusa di superficialità. Innanzitutto: prima di quel giorno di cosa avevano parlato? Avevano degli interessi in comune? E non si è mai accorta che fosse superficiale? L'idea che mi dà è di una passività e inerzia totali. Anche quando altri ragazzi le rivolgono la parola lei si imbambola e non sa come interagire eppure continua ad attribuire la colpa ad Adele di tutti i suoi mali.

Non ha amici perché ha iniziato la nuova scuola: e gli amici dell'asilo, delle elementari, delle medie o del quartiere? Niente? Non ha mai preso in considerazione Facebook per sfuggire alla timidezza? Supponiamo di no. Quando arriva Emma a scuola dentro di sé accusa anche lei di superficialità perché a Emma sfugge la parola amica dopo qualche ora trascorsa insieme? Facebook? Niente? Avrò qualche centinaio di amico là, più della metà non la conosco, eppure vengono comunemente definiti amici.

Caterina tende spesso a categorizzare le persone e farsi influenzare dal pregiudizio (forse è per questo che nessuno vuole stare con lei). Stefano, ad esempio. Dice che è freddo, anche dopo averlo visto parlare allegramente con Adele. Non ha mai considerato che fosse timido o riservato? O che semplicemente non gli andasse di parlare? Definisce se stessa timida, ma lui freddo.

Si lamenta spesso di essere sola quando ha Davide, il suo BFF, a portata di mano. L'ha aiutata quando non aveva nessuno, mentre lei continua a lamentarsi di non avere amici? Ok. Forse intendeva amiche femmine, per parlare di cose superficiali. Emma le racconta della cotta che ha preso per un ragazzo visto in libreria e lei giudica questa conversazione una sciocchezza di cui spesso parlano le adolescenti. Capisco sempre di più Adele.

Da un punto in bianco lei decide di cambiare. Tutto ciò si realizza così: ha una conversazione con Emma, Emma la convince che può essere molto di più, lei ha un'illuminazione quindi decide di prendere coraggio e di uscire dal guscio. Non ho ben capito da cosa deriva questo cambiamento.

Tutto ciò senza un contesto da fare da un solido appiglio: l'ambientazione non viene descritta e neppure si sa dove viva. Il tutto consiste in dialoghi e soprattutto lunghi ed estenuanti momenti di riflessione sui fatti accaduti.

Anche qui compare, anche se flebilmente, l'avversione per le ragazze sicure di sé, spigliate, che amano vestirsi in maniera provocante e bere qualche goccio in più alle feste. Questo per sottolineare che la protagonista è una secchiona a modo, non beve, non fuma, non fa alcun pensiero impuro, insomma, è una vittima sofferente delle ragazze stronze e superficiali. Già da questo ragionamento si capisce che non mi infonde alcuna simpatia.

I suoi gusti rimangono inesplorati: interessi blandi. Le piace molto leggere e va bene. Qualche riferimento? Libro preferito? Sembra che la lettura abbia per lei una funzione strumentale: leggo per dimenticare. Nessuna ripercussione su di lei, nessuna riflessione, nessuna analogia fra la sua vita e i libri.

Stesso dicasi per il problema che risolve alla lavagna: aggiungerei un problema concreto che renda più realistico il confronto con la sua arcinemica.

Mi chiedo inoltre che cosa l'abbia portata allo scientifico. Amore per la matematica... e basta? La profondità di Caterina mi sconcerta. Dopo dieci capitoli non mi viene in mente alcuna caratterizzazione originale: secchiona impacciata socialmente, esclusa, timida, debole e indifesa. Caratteristiche già viste tante volte. Il fatto che non emerga niente che la caratterizzi a fondo me la fa sentire lontana.

Ho impegnato nove capitoli più i capitoli finali per capire dove volesse andare a parare la storia. Gli indizi che vengono forniti al lettore non sono stimolanti. Onestamente all'inizio mi sembrava un normalissimo diario di una ragazza con tendenze a esagerare con i drammi della vita. L'episodio durante lo shopping è troppo blando perché sia una svolta nella vita di qualcuno. A meno che non fosse una persona fragile e indifesa fin dall'inizio, inclina all'autocommiserazione e incapace di reagire.

Le scene sono scarsamente descritte. La narratrice non approfondisce i momenti intimi con la sua amica, generalizza e sorvola tanto da non permettere di capire com'è la loro relazione. O quella con Davide. Di Adele non si sa praticamente niente. Avrei voluto che approfondisse il personaggio, ma, ahimè, non avviene. Avrebbe dovuto conoscerla essendo state amiche ma la descrizione rimane in stallo.

Per essere un racconto che parla dell'età adolescenziale lo stile rende la parlata estremamente forzata, che attinge alla letteratura invece che al quotidiano. Non che sia complicato, ma le frasi restano schematiche e poco sciolte. Durante la narrazione non riproducono un discorso interiore ma riflettono in compenso una personalità chiusa, inibita, scandita dagli altri.

Assegno la storia al Purgatorio in quanto ci sono delle insufficienze che andrebbero ribaltate.

Flegias

La Divina GrammaticaWhere stories live. Discover now