Capitolo 27

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"Il padre del bambino, abbiamo capito." Dissi io, incrociando le braccia al petto.

Non sembrava una cattiva persona, ma era la stessa cosa che le persone, al di fuori di questa casa, dicevano di mio padre. E lui si era rivelato tutto fuorché una brava persona.

Steven deglutì ancora, era nervoso forse il doppio di mia madre, per ovvie ragioni.

"Si, è lui." Mia madre mormorò, afferrando istintivamente il fianco dell'uomo, che a sua volta, le circondò le spalle con un braccio. "Io volevo semplicemente farvelo conoscere, prima della vostra partenza."

Steven aveva ancora quel sorriso tirato sulle labbra, il suo nervosismo trapelava ormai chiaramente. Feci un passo verso di lui, quasi come se volessi studiarlo meglio, lui deglutì ancora. Sembrava quasi non avere più saliva.

"Se la rendi felice, per me va bene." Dissi. Lui sospirò di sollievo, quasi volle parlare, ma io lo bloccai alzando un dito. "Ma se anche tu le farai del male, sarà meglio che non ti faccia più vedere in giro."

"La amo da oltre venti anni." Steven finalmente parlò, stringendo istintivamente il mazzo di fiori che ancora aveva tra le mani. "Sogno questo momento praticamente da una vita. Non potrei mai farle del male."

Mia madre sembrò commuoversi, e cercò di mascherare il sorriso che lottava per comparire sul suo volto. Mi girai allora verso Carter, che se ne stava ancora ad osservarlo, a braccia incrociate. "Quello che ha detto lei." Disse poi, facendo un cenno verso di me col mento. "Merita la nostra fiducia."

"Lo farò." Steven disse, porgendo la mano verso di lui. Carter la osservò attentamente, poi sospirò e la strinse. "È in buone mani."

[...]

Quando arrivammo a New York, era mezzanotte inoltrata. Il volo di ritorno, per fortuna, era stato tranquillo, ed io ero riuscita a non chiudere occhio, avendo già calcolato l'orario di arrivo. Speravo solo di non avere problemi con il jet lag, sebbene fossero solo tre ore di differenza.

"Sono stanchissima." Cher disse, stiracchiando le braccia al cielo. Carter le scompigliò i capelli e poi le diede un bacio sulla testa. A volte, quando li guardavo, ancora non riuscivo a credere che fossero diventati una coppia a tutti gli effetti. Mi sembrava ancora di rivedere la bambina che, la maggior parte delle volte, veniva a casa solo per poter incrociare mio fratello. Ero così felice che finalmente, dopo tutti quegli anni, era riuscita a raggiungere il suo obiettivo. Non l'avevo mai vista più felice di così.

"Già, a chi lo dici." Mormorai, sbadigliando.

Dopo aver recuperato le nostre valige, ci avviammo verso l'uscita dell'aeroporto. Iniziai a guardarmi intorno, cercando un taxi, quando puntai lo sguardo su una massa di capelli ricci e scuri, appoggiato a braccia incrociate alla sua Range Rover rosso fuoco, con una bionda accanto.

Li riconobbi al volo, e fui felice di sapere che Aiden fosse venuto a prendermi. Di Swan un po' meno, visto che ovviamente non era lì per me, ma me lo feci andare bene. Nonostante quella sera fossi ubriaca, avevo ormai capito che Andrew non mi era indifferente affatto, e che quel brutto pizzico allo stomaco che provavo tutte le volte che lo vedevo insieme a Swan, era pura gelosia. Tuttavia, ero riuscita a restare ferma sui miei punti, e a non cedere. Alcune volte semplicemente avevo una voglia matta di prendere Andrew e baciarlo, mi mancavano i suoi baci. Ma me lo vietavo severamente. Il suo sentimento era troppo puro per essere macchiato dal mio, al contrario, così cupo e triste.

«Merda, la mia vita è proprio terribile.» pensai. Poi Aiden e Swan ci notarono. Il ragazzo puntò i suoi occhi su di me, sorrise così tanto che credetti le sue guance potessero strapparsi. Evitai di guardare Swan, che già era tra le braccia di Andrew, e corsi verso il perfetto ragazzo che mi stava aspettando da quando ero partita.

Born to be yoursTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang