33.

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Quando tornai a casa, ciò che aspettava me e Travis era qualcosa a cui non avremo pensato mai. Facemmo giusto in tempo ad entrare nel soggiorno che mi bloccai. Lui accanto a me reagì nella stessa maniera.
Il nostro sguardo puntato sulla bambina che se ne stava seduta sul divano, fra la mamma e il papà.
Come congelata, non riuscii a muovere un solo muscolo o dire soltanto una parola.
Era passato così poco tempo da quando avevamo saputo dell'accaduto. Troppo poco tempo anche solo per assimilare la situazione.
La mamma sorrise nervosa.
"Angel, loro sono Travis e Camille. Potranno essere tuoi amici." Le disse lei con tono dolce e gentile.
La bambina Si voltò verso di noi.
Aveva i capelli biondissimi e lisci, legati in due trecce. E due occhi di un castano dorato. Era vestita con un abitino rosa e bianco di cotone. Le guance rosee e la carnagione chiara la facevano sembrare una bambola di porcellana.
Trav mi toccò un braccio.
"Ciao Angel..." mormorò lui.
La bambina rimase stretta al papà. Dal suo comportamento capii che con lui aveva confidenza. Del resto, da quanto aveva detto, la andava a trovare spesso.
La guardava con amore. Proprio come avrebbe fatto qualunque papà con la propria figlia.
Assistere a quella scena mi fece soffrire. Arretrai di qualche passo e uscii di casa, chiudendomi la porta alle spalle.
I piedi andavano da soli. Camminai per minuti senza una meta ben precisa:
Quando fui abbastanza lontana scoppiai in un pianto disperato, sfogandomi per tutte le volte che nell'ultimo tempo non avevo potuto. Liberandomi di quel nodo alla gola che mi impediva di respirare.
Mi sentivo perennemente addosso la sensazione di far sempre la cosa sbagliata. Ogni volta finivo per deludere qualcuno.
Certi giorni avevo voglia di spegnere tutto. Di rassettare la mia vita e cominciarla da capo.
Mi addentrai in un parco, dove le persone non erano così tanto e non ricevevo ogni due per tre sguardi curiosi. Mi lasciai cadere sul prato, stesa, con il viso puntato verso il cielo.
Gli alberi erano ormai spogli è il cielo si scuriva di giorno in giorno sempre più presto. Le nuvole grigiastre minacciavano di piovere da un momento all'altro.
Le lacrime mi si raffreddavano sulle guance, lasciando soltanto una scia salata sulla mia pelle.
Avevo gli occhi chiusi quando sentii le foglie secche scricchiolare. Non appena li aprii di nuovo, vidi una mano che mi porgeva una bottiglia di vetro contendente alcol.
Quelle unghie erano facili da riconoscere. Non era da tutti averle dipinte di un colore fluorescente in una stagione fredda.
Senza proferire parola accettai la bottiglia. La privai del tappo e ne bevvi un sorso. Sentii un leggero bruciore propagarsi per la gola e scaldarmi il petto.
Shannon mi imitò, coricandosi al mio fianco. La sua bottiglia era per metà piena.
"Mi stavi spiando?" Le chiesi.
"Figurati. Giravo da queste parti quando ti ho vista. Ho pensato che un po' di alcol ti avrebbe fatto bene." Rispose.
Ne bevvi un altro sorso.
"Non hai una bella faccia." Osservò.
"Neanche tu." Obiettai.
"Ti ha mai più chiesto scusa Megan?" Domandai.
"No, non lo farebbe neanche sotto tortura." Ammise.
"Hai fatto bene a mandarla a fanculo.
Vorrei farlo anche io, ma continuo a pensare che non era così. Sono ancora convinta che potrebbe ritornare quella di prima."
"Non ritornerà quella di prima. Non esisteva. È ciò che si è rivelata. Forse è meglio che sia successo."
"Come puoi condividere una vita intera con una persona e farla soffrire in quel modo lì? Senza pietà, senza rancore?!" Non riuscivo a capacitarmene del fatto.
Shannon rise. Era nella strada giusta per la sbronza.
"Vai a chiederlo a mia madre, lei saprebbe risponderti con certezza!" Sbottò. Se fosse stata soltanto un po' lucida forse non si sarebbe lasciata andare con me in quel modo.
"Che è... successo?" Chiesi.
Shannon continuò a sorseggiare dalla sua bottiglia.
"Mi ha cacciata di casa quella stronza! Mi costringeva ad andare agli allenamenti extra! Non era contenta finché non mi vedeva stremata! E quando mi sentivo male lei continuava a sminuire la cosa! Non mi lasciava mangiare una sola briciola di pane in più! E la cosa peggiore sai qual è? Che per lei non vado bene comunque! Non sono ancora troppo perfetta!" 
Un secondo dopo la rabbia lasciò il posto alla tristezza. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
"Le nostre famiglie non sono poi così diverse. In fondo, penso di poterti capire." Sussurrai.
Vedendola in quelle condizioni sentii la necessità di farla sentire meglio.
"Tu vai benissimo così." Shannon rise tra il pianto. "Assurdo! Camille Mitchell mi ha appena fatto un complimento." Esclamò.
"Non sono solo io a pensarlo! Piaci a tutti i ragazzi della scuola!"
"Beh a me interessava piacere ad uno soltanto. Ero convinta che sarebbe stato l'amore della mia vita. Era il ragazzo più bello che avessi mai visto. Io e lui stavano bene insieme!"
Fissò la bottiglia con l'intento di terminare tutto l'alcol. Io gliela strappai di mano.
"Smettila." Dissi. "Se continui a bere finirai per sentirti male."
Davanti ai suoi occhi la svuotai fino all'ultimo goccio. Shannon mi guardò con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa.
"Cosa te ne importa?" Sbottò.
"Me ne importa! Io e te non siamo nemiche Shannon. Io non ho nessun desiderio di farti stare male, smettila di pensare che la tua sofferenza sia a causa mia. Forse, se io non fossi tornata, la storia fra voi due sarebbe continuata. Ma per quanto? Prima che se ne accorgesse comunque? Prendilo come un pretesto per trovare qualcuno che invece ricambi il tuo sentimento! Rimuginare troppo sul passato non ti aiuterà ad andare avanti!"
Il suo labbro inferiore tremò.
"Lo so che quel che provavi per lui era un appiglio, una distrazione da tutto il resto e che adesso che non esiste più, ti sei ritrovata a fare i conti con ciò che hai sempre cercato di soffocare, di evitare. E che ti sembra impossibile da sopportare."
"Non ho più niente! È questa la realtà! Non posso andare in un albergo perché mi ha tagliato i fondi e l'unica amica che avevo mi ha voltato le spalle! Non so neanche se potrò continuare ad andare a scuola!"
"Ti aiuterò a trovare una soluzione."
Shannon mi dedicò uno sguardo sorpreso. "Cosa vuoi in cambio? Perché mi è parso di averti appena detto che non mi è rimasto nulla..."
"Vorrei che fossi sincera con mio fratello."
"Che c'entra Travis?" Sbatté le palpebre.
"Se... se non hai intenzione di creare qualcosa con lui... non illuderlo. Non voglio vederlo soffrire ancora."
Shannon mi guardò con le sue iridi profonde e scrutatrici.
"Cerchi di proteggerlo eh? Travis non sa di te e Rider vero?" Mi domandò.
"No... e se venisse a saperlo se la prenderebbe tantissimo. Ma visto come vanno le cose tra me e... Rider, non penso ci sia pericolo." Mormorai.
"Oh no!" Sbottò, balzando in piedi. Alzò lo sguardo verso il cielo. Imitandola, una goccia mi colpì sul volto.
"E adesso che facciamo? Non voglio tornare a casa." Scossi la testa.
Shannon mi guardò disorientata.
"Cerchiamo riparo da queste parti?" Le proposi.
"In realtà ho proprio bisogno di una bella doccia, vai, io rimango qua sotto." Disse.
Mi bloccai di scatto, per una frazione di secondo pensai stesse dicendo sul serio.
"Che divertente!" Borbottai, incamminandosi verso la strada.
Shannon mi seguì.
"Possibilmente non dentro ad un supermarket, almeno che tu non voglia fare la spesa e portarla alla nonnina. Ti si addice il titolo di capuccetto rosso però."
"Beh non c'è tanta scelta. Un pub?" Inarcai le sopracciglia.
"Entriamo." Annuì.
Lei proseguì. Era un'ottima attrice quando ci si metteva. Dalle sembianze, poteva essere scambiata per una modella.
Si diresse verso al bancone, dove un giovane barman ci accolse con un sorriso smagliante.
Shannon si sedette su uno degli sgabelli lì disposti, io accanto a lei.
"Ciao ragazze, cosa vi porto?" Ci chiese con gentilezza.
Shannon mi tirò un'occhiata che compresi.
"Scegli tu." Risposi io, riferendomi al barman.
Lui mi fissò per qualche secondo.
Shannon si guardò attorno. Capii che c'era qualcosa che non andava quando sbarrò gli occhi. Di scatto li riportò su di me.
"Che c'è?" Chiesi, girandomi verso il punto che stava guardando poco prima.
"Non girar..."
Lei non fece in tempo a concludere la frase.
In fondo al pub, seduto su un divanetto, ci stava Rider in persona. Davanti a lui due ragazzi che non avevo mai visto. Dietro di lui, una ragazza mora. Aveva le mani sulle sue spalle e gliele massaggiava con un certo impegno.
Probabilmente sentendosi osservato si voltò.
Afferrai il bicchiere che il barman mi aveva appena servito e ne bevvi un sorso.
"Beh, ora sei tu quella che dovrebbe smettere." Mi suggerì Shannon.
Io mi sporsi verso il barman, ignorandola.
"Appena lo finisco, portamene un altro."

\\

CIAO RAGAZZI!

Cosa ve ne pare di questo capitolo?

Travis e Camille incontrano Angel, la bimba che in precedenza fu stata messa in adozione dai genitori a causa di poche poche possibilità. Che ne pensate?

Vi è piaciuto il momento fra Shannon e Camille? Di loro cosa pensate?

Infine, al pub, incontrano Rider che è in compagnia di altre persone. Sedazioni?

Commentate e fatemi sapere un po' i vostri pareri. A volte vorrei che qui su wattpad ci fossero i sondaggi, in quel modo riuscirei a capire di più le vostre opinioni.

Vi voglio sempre bene, ricordatevelo. Niky 💓

The boy who stole my heart Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz