12.

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Mercoledì pomeriggio io e Cindy uscimmo a prenderci qualcosa da bere mentre passeggiavamo.
"Per fortuna sta volta non ti sei presentata vestita da senzatetto." Mi prese in giro Cindy, sorseggiando la sua bibita di Starbucks.
"Ah ah ah." Finsi una risata.
"Hai... hai parlato con tuo fratello?" Mi domandò, dopo qualche secondo di silenzio, in cui l'unica cosa che si sentiva era il rumore dei nostri passi.
"Non vi siete visti?" Le chiesi, confusa.
"No..." Rispose con uno sguardo triste.
"Giuro che quello lì lo spacco." Borbottai, mordendo la cannuccia.
"Comunque, si, ci ho parlato. Ma preferirei che fosse lui a spiegarti come sono andate le cose, visto che sono parole sue." Le dissi.
Lei sembrò leggermente sollevata.
"Ho una cosa fantastica da dirti!" Annunciai in seguito.
I suoi occhi si illuminarono.
"Spara!" Esclamò impaziente.
"Mason mi ha invitata al ballo!" Esultai, saltellando al settimo cielo.
Lei spalancò la bocca.
"E me lo dici solo ora? Come è successo?!" Strillò.
"Ero seduta al bar della scuola che aspettavo il mio The caldo quando si è seduto accanto a me. Ha preso un caffè e mi ha detto che il mio pigiama era molto carino. E poi... me l'ha proposto. Ha pagato lui e prima di andarsene mi ha pure baciata sulla guancia!" Le raccontai.
"Tu sei una stronza fortunata!" Sbottò lei, spalancando la bocca incredula.
Io Ridacchiai.
"Tu pensi che... faccia sul serio?" Le chiesi.
"Certo che si! Perché non dovrebbe fare sul serio?"
"Non lo so... perché dovrebbe interessarsi proprio a me?" Le domandai.
"Perché non dovrebbe invece? Sei bellissima, Cami! Ci sono ragazze che vorrebbero essere fighe come te, vestite in questo modo qua!" Mi indicò.
Io mi guardai.
Ero vestita come sempre: una pantalone di tuta e una maglia semplice.
"Sarà." Sospirai.
Poco dopo decidemmo di entrare in un centro commerciale perché lei aveva un urgente bisogno del bagno.
Si lavò le mani e si sistemò davanti allo specchio, ritoccandosi il trucco.
Quando uscimmo sussultai per lo spavento a causa di un suo grido. Mi afferrò per le spalle e mi trascinò di nuovo dentro al bagno.
"Cindy, ma che ti prende?" Gemetti.
"H-ho visto Rider e tuo fratello seduti proprio qui fuori! E se ci hanno viste ed hanno assistito alla scena? Io non esco più di qui." Parlò freneticamente.
"Non dire sciocchezze! Prima o poi dovrai affrontarlo, questo è il momento giusto." La spronai. Prima ancora che potesse ribattere la spinsi fuori dal bagno.
"Ciao fratellone, Che state facendo?" Gli chiesi, piazzandomi davanti a loro con Cindy tenuta sottobraccio per evitare che scapasse.
"Cami? Perché non mi hai detto che sareste venute qui?" Mi chiese.
"Va bene, domani ti consegnerò l'itinerario dei miei spostamenti." Scherzai.
"In realtà non sarebbe male." Osservò lui.
"Scordatelo." Borbottai, lanciandogli un'occhiataccia.
"Andiamo Camomilla." Mi disse Rider, prendendomi per un braccio. Io lo guardai stranita. "Hanno bisogno di stare soli." Aggiunse, notando la mia difficoltà nel capire.
Cindy mi supplicò con gli occhi di non lasciarla. Le feci i pollici all'insù e seguii Rider.
Lui entrò in un negozio di abbigliamento sia per uomo che per donna.
"Che ci facciamo qui?" Gli chiesi, guardandomi attorno.
"Devo comprarmi qualcosa da mettermi per il... ballo. Mia mamma mi ha costretto." Si lamentò. "Tu l'hai già scelto?" Mi chiese.
"No." Risposi sinceramente.
Mi guardò. "Perché non facciamo un gioco?" Mi chiese d'un tratto.
"Un gioco?" Domandai.
"Si." Annuì. "Tu sceglierai i miei vestiti e io sceglierò i tuoi. Comprese gli accessori." Spiegò.
"Non è male come idea." Riflettei. "Ma non provare a presentarmi un abito striminzito perché lo riporterai indietro!" Gli puntai un dito contro.
Lui rise.
"Promesso." Mi sorrise.
Con quel sorriso là sarebbe stato capace di ammaliare anche una donna anziana sul punto di morte.
Ci separammo e iniziammo la nostra ricerca.
Mi piaceva guardare i vestiti per uomini e mi piaceva anche creare i loro outfit e immaginarglieli indosso.
Dopo un accurata ricerca e tanta indecisione gli presi uno smoking completo. La giacca, i pantaloni, la cravatta e le scarpe erano blu notte, mentre la camicia bianca.
Me lo sistemai su un braccio e andai a cercarlo. Lui balzò davanti a me.
"Trovato?" Mi chiese.
"Si!" Risposi. Lo spiegai bene e glielo mostrai, stando attenta a non farlo toccare per terra.
"Sei sicura che andrò bene così elegante? Non farò la figura dell'idiota?" Mi domandò.
"Tutt'altro." Affermai.
Chi avrebbe mai pensato che un ragazzo vestito in smoking fosse un idiota? Erano terribilmente affascinanti.
"Io per te, ho scelto questo." Mi disse, con un ghigno stampato in viso.
L'abito era ancora appeso all'attaccapanni.
Lo scrutai con attenzione: era bianco, interamente.
Era costituito da un corpetto senza spalline, le coppe che avrebbero funzionato da reggiseno erano rivestite in pizzo, la parte che avrebbe fasciato il busto era trasparente, con delle strisce rigide verticali. La gonna era corta e morbida.
"Per le scarpe ho pensato che queste potessero andare bene." Me me mostrò.
Erano dei tacchi, sempre bianche, ma cosparse interamente di brillantini che brillavano ad ogni suo movimento.
"E tu non pensi che con questo vestito mi butteranno fuori dalla scuola?" Gli domandai.
"Io dico che si vergogneranno di esistere quando ti vedranno." Ribatté.
Non sapevo bene se fosse un complimento diretto a me o solo al vestito.
Nel dubbio gli sorrisi, lui sembrò apprezzare quel gesto.
Andammo a pagare ed uscimmo dal negozio con le rispettive buste in mano.
"Cosa pensi si staranno dicendo mio fratello e Cindy?" Gli chiesi.
"Io spero siano andati in bagno e che si stiano facendo una bella scopata."
"Rider!" Esclamai.
"Che c'è?" Scoppiò a ridere. "L'hanno già fatto, non è una novità per loro e poi il sesso è sempre un buon riparatore." Scrollò le spalle.
"Adesso che facciamo?"
"Non abbiamo mica finito lo shopping!" Disse. Mi prese per un gomito e mi fece entrare dentro ad un negozio di intimo.
"Che ne dici di queste?" Mi domandò, mostrandomi un tanga in pizzo nero.
Lo fissai imbarazzata.
"Non guardarmi in quel modo, lo so già che ne hai un paio simili." Commentò malizioso.
"Non sono affari tuoi!" Sbottai. "E poi a che serve? Non le vedrà nessuno, perciò deciderò io cosa mettere." Aggiunsi.
"E io che pensavo che me l'avresti data in occasione del ballo, per rendere il giorno ancora più speciale." Disse.
Spalancai gli occhi.
"Sei... sei così sfacciato!" Sbottai.
Lui rise di nuovo.
"In realtà ci andrò con Mason, perciò caso mai è a lui che la darò." Dissi.
Non lo pensavo davvero. Non Ero una tipa che aspettava anni prima di far sesso con il proprio ragazzo, ma Mason non lo era e non lo conoscevo neanche tanto bene, le cose che sapevo del lui bambino non valevano più. Inoltre Avevo già commesso quel errore.
Il sorriso di Rider si spense.
"Cosa?" Strillò.
"Hai sentito bene!"
"Allora credo proprio che mi dovrai un'altra uscita!"
"Cosa?" Fui io a strillare quella volta. "Non puoi ricattarmi di continuo!"
"No, ma posso andare a dirlo a Trav in men che non si dica. E so che tu non vuoi, perciò sei costretta ad accettare."
"Che cosa?" Disse proprio mio fratello alle nostre spalle.
"Che cosa, cosa?" Chiesi io.
"Che cosa mi dovrebbe dire che non vuoi che mi dica?" Domandò Travis.
"E... com'è fatto il mio vestito... perché... so come sei fatto e mi impediresti di metterlo." Mentii.
Lui sembrò crederci.
"Spero non sia troppo scollato." Borbottò.
Cindy alzò gli occhi al cielo divertita.
"Ma che ci fate dentro ad un negozio di intimo, con quello in mano?" Ci chiese ancora Travis, indicando il tanga che teneva in mano Rider.
"È... per sua madre! Voleva farle un regalo e mi ha chiesto un consiglio." Inventai.
Travis e Rider corrugarono la fronte.
"Tua madre indossa quella roba...?" Chiese perplesso. "Anzi, non voglio saperlo." Continuò.
"Ottima idea." Sorrisi, sollevata.
"Comunque io e Rider ora dobbiamo lasciarvi, abbiamo gli allenamenti." Disse Travis.
"Perché così tardi?" Chiesi.
"L'allenatore aveva un impegno con il preside e l'ha posticipato di un'ora." Spiegò.
"E se venissimo anche io e Cindy? Ti prometto che saremo invisibili." Lo pregai.
"Oh! Va bene!" Si arrese.
Io esultai, seguendoli allegra.
Erano usciti con la macchina di Rider perciò a guidare fu lui.
Io e Cindy ci sedemmo nei sedili posteriori.
I miei piedi scricchiolarono sopra qualcosa, quando li spostai per vedere cosa avessi schiacciato rimasi un attimo interdetta.
Con la punta delle dita raccolsi la carta del preservativo.
"Questo fa parte dell'arredamento della macchina?" Gli chiesi, con una smorfia di disgusto.
"È per renderla più confortevole." Ghignò, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
"Sinceramente non mi conforta per niente stare seduta qui, ora." Commentai.
Quando arrivammo a scuola, Cindy, si guardò attorno curiosa.
"Qui è bellissimo." Commentò estasiata.
Seguimmo i ragazzi nel campo e andammo a sederci tranquille negli spalti.
"Allora... che ti ha detto mio fratello?" Le chiesi troppo curiosa, non ce la facevo più ad aspettare.
Lei si strinse fra le spalle.
"È stato un po' imbarazzante riguardarlo in faccia dopo... quello che abbiamo fatto." Arrossì. "Mi ha spiegato che pensava ti saresti arrabbiata poiché io sono la tua migliore amica e che credeva avrebbe rovinato sia il rapporto che c'era fra me e te che fra te e lui. Che non voleva farmi pensare che mi avesse solo usata."
"Gli ho già detto che non me ne importa, a patto che non ti faccia soffrire, ovvio." Le dissi, guardando il campo da football ancora vuoto.
I ragazzi erano nello spogliatoio per mettersi più comodi.
"Che cosa nascondete tu e Rider?" Mi chiese d'un tratto.
Drizzai la schiena.
"Io e Rider non nascondiamo proprio niente." Mi affrettai a precisare.
"Hai detto un sacco di bugie, prima, a tuo fratello. Lui ovviamente ti ha creduta, a volte sembra proprio ingenuo, ma vuoi prendere in giro a me?" Inarcò le sopracciglia.
"Ma ti ho detto che non nascondiamo niente, perché dovremmo?" Insistetti.
Non le stavo dicendo piccoli dettagli, come il fatto che fossimo usciti martedì sera. Ma non volevo che lo sapesse.
1) perché avrebbe insinuato cose inesistenti.
2) perché si sarebbe accanita su di me visto che avevo sempre discriminato Rider, definendolo insopportabile.
3) perché avevamo deciso che sarebbe stato un nostro segreto.
Era la prima volta che non raccontavo qualcosa a Cindy.
"Non lo so, aspettavo che me lo dicessi tu." Fece spallucce. "Mi toccherà scoprirlo da sola." Aggiunse, guardandomi con la coda dell'occhio.
Quando entrarono nel campo e si sparpagliarono ognuno nella propria posizione cercai con lo sguardo Mason.
Lui mi fece un sorrisetto.
Sembrava sempre attento a cogliere l'attimo.
"Non trovi sia perfetto?" Le chiesi, ammirandolo trasognante.
"Si, è così tondo! Vorrei toccarlo ma non posso permettermi pensieri del genere nei suoi confronti."
"Cindy, ma di cosa stai parlando?" Chiesi, accigliata.
"Non ti riferivi al sedere di Rider?" Sbatté le ciglia.
"Parlavo di Mason!" Sbottai, sussurrando.
Sospirai e mi appoggiai con il mento al palmo della mano. Con cautela sbirciai il sedere di Rider.
Cindy non aveva tutti i torti, quei pantaloncini bianchi gli fasciavano alla perfezione i glutei. Soprattutto nella posizione in cui era messo in quel momento, piegato con i gomiti che toccavano l'estremità delle ginocchia. I suoi muscoli erano ben tesi sotto al tessuto aderente della maglietta.
Sembrava d'un tratto nervoso. Teneva lo sguardo fisso davanti a se, pronto come una macchina da guerra che aspettava solamente il fischio d'azione per poter distruggere qualsiasi cosa intralciasse il suo cammino.
Mason era dalla parte opposta, poiché erano in squadre diverse durante quell'allenamento, come la maggior parte delle volte, essendo entrambi dei potenziali.
Quando l'allenatore fischiò, vidi Rider correre come un razzo verso l'estremità del campo avversario, schivando con abilità e determinazione la difesa che proteggeva il quarterback, in quel caso Mason.
Gli si buttò sopra con tutto il peso, atterrandolo, afferrò la palla e corse ancora per qualche metro prima di arrivare alla linea di fine campo.
I suoi compagni esultarono.
"Rider!" Sbottò l'allenatore, fischiando.
Mason si rialzò zoppicando.
"Che c'è? È il mio ruolo!" Spalancò le braccia, con un'espressione del tutto indifferente sul viso.
L'allenatore lo ignorò e si precipitò su di Mason che faceva fatica a camminare, sul viso una smorfia di dolore.
Lo sorresse e lo aiutò ad arrivare fino alle panchine.
"Ma dai! È tutta una finta! Sta solo facendo la vittima!" Gridò Rider.
Di sfuggita notai mio fratello sghignazzare.
"Con te parlo più tardi!" Disse l'allenatore, puntando un dito contro Rider.
Prese Mason sottobraccio e lo portò via.
"Questo si che è uno scoop!" Commentò Jasmine.

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Se avete bisogno di un riferimento per il vestito di Camille vi metto qui sotto la foto.

\\Se avete bisogno di un riferimento per il vestito di Camille vi metto qui sotto la foto

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Ovviamente senza quel velo dietro e sulle spalle.

Rider più o meno così, immaginatevi soltanto la cravatta al posto del papillon

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Rider più o meno così, immaginatevi soltanto la cravatta al posto del papillon.

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate fin ora della storia, ho bisogno dei vostri pareri

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Vi voglio bene, Niky 💕

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now