22.

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Mi ero data appuntamento con Mason vicino al suo armadietto, dopo la pausa pranzo.
Avevo mangiato rapidamente di proposito per arrivare un po' prima, cosicché saremo stati più tranquilli senza troppi studenti in giro.
Stavo camminando lentamente, concentrata a leggere un messaggio che mi era arrivato nel telefono.
In lontananza sentii delle voci. Voci maschili che conoscevo abbastanza bene: Mason e Rider. Con loro c'era anche l'allenatore.
"Dovete trovare un modo per andare d'accordo, questo contrasto che c'è tra voi causerà problemi a tutta la squadra e anche durante le partite e non è questo ciò di cui abbiamo bisogno." Disse il professore, interrompendo una loro lite.
"Beh, non c'è alcuna possibilità che io e lui andiamo d'accordo, tantomeno che io partecipi a questa pagliacciata che si è inventato. Scelga ora!" Obbiettò Mason, con tono autoritario.
"Mason, sono io quello che detta le regole. Esigo rispetto nei miei confronti."
"Non crede che sia una mancanza di rispetto nei miei confronti invece confrontarmi con questo individuo?" Chiese, indicando con disprezzo Rider.
Rider rise.
"Rider ha dimostrato grande talento, ha la stoffa giusta per questo ruolo. È grazie a lui se abbiamo vinto, dovresti esserne riconoscente."
"Allora se lo tenga, spero per lei che quella non sia stata fortuna del principiante, perché non ritornerò indietro. Arrivederci." Lo salutò.
Gli voltò le spalle e prese la strada che portava proprio nella mia direzione.
"Camille!" Esclamò, quando mi vide.
Mi venne in contro, fermandosi a poca distanza da me.
"Ti stavo aspettando..."
"Hai sentito tutto, vero?" Mi domandò.
"Si." Ammisi. "Non pensi di aver esagerato?" Gli chiesi.
Lui si trovò palesemente preso contropiede perché sbatté le palpebre e se ne uscì con un: "cosa?"
"Capisco che quello del quarterback fosse il tuo ruolo da un po' ormai, che ti piacesse, ma devi anche essere onesto e ammettere che Rider è stato formidabile durante la partita. Quello non è un talento da principianti come l'hai definito tu. Si allena costantemente con impegno come tutti voi."
"Non posso credere che tu lo stia difendendo, Camille! Dovresti essere dalla mia parte, sostenermi! Batterti insieme a me affinché il mio ruolo rimanga. Se l'ho perso è per colpa sua, non è stato un incidente!" Sbottò.
"Lo so." Ammisi. "Lui non è stato corretto con te, ma neanche tu lo sei stato nei suoi confronti in passato Mason. Ti ha solo ripagato con la tua stessa moneta." Gli feci notare.
Lui mi lanciò uno sguardo carico di irritazione.
"Lascia stare Camomilla, non c'è speranza di far ragionare uno come lui." Disse Rider, intromettendosi fra di noi.
"Ehilà ragazzi!" Esclamò la persona meno opportuna in un momento così critico.
Shannon si piazzò davanti a noi, in tutta la sua bellezza.
"State parlando dell'incontro romantico che c'è stato fra Camille e Rider, giusto ieri?" Ci chiese.
Rimasi pietrificata per un secondo. Quello dopo la guardai infuriata. Lei sghignazzò.
"Di quale incontro sta parlando?" Domandò Mason, potevo sentire la rabbia nella sua voce.
"Non c'è stato nessun incontro romantico!" Spalancai le braccia.
"Non vorrei sbagliarmi... forse in biblioteca? Mentre dormiva sulle tue gambe?" Fece Shannon, con un sorriso malefico in viso.
"Sono sicura al cento per cento che oltre a me e Rider, ieri, in biblioteca, ci fosse soltanto un ragazzo. Non solo ci hai seguiti, ma anche spiati. È a questo che ti sei ridotta?" Le chiesi.
Shannon aprì la bocca ma velocemente la richiuse.
"Eravamo rimasti che nessuno dei due si sarebbe dovuto vedere con altri, mi avevi dato la tua parola Camille." Disse Mason.
"Mi stai dicendo che se ti sentissi male, Megan non ti starebbe vicino? Avete passato tanto tempo insieme, credo sarebbe il minimo.
Mi dispiace se ti sei sentito ferito in qualche modo, ma non mi scuserò con te." Ribattei.
Mason si voltò verso di Rider, che seguiva la scena con il tipico sorrisetto di chi la sapeva lunga.
"Se ti è passata, direi che puoi starle alla larga." Gli disse Mason, dandogli una pacca sul petto.
"Certo." Annuì Rider.
Mason lo guardò scettico, successivamente si rilassò.
"Adesso devo andare, ci vediamo domani?" Gli chiesi, allontanandomi.
Prima che potessi prevederlo mi attirò a se e mi baciò sulle labbra. Presa alla sprovvista, rimasi immobile.
"A domani." Mi sorrise.
Ancora stordita da ciò che era appena successo, silenziosa, mi incamminai fuori da scuola.
Non sarei tornata a casa subito poiché mio fratello aveva allenamento, come al solito avrei aspettato che terminasse standomene buona da una parte.
Mi sedetti sugli spalti e tirai fuori il mio libro che avevo iniziato da poco. Avendo poco tempo libero non riuscivo mai a completarlo.
Immersa nella lettura non mi accorsi di altre presenze attorno a me. Una mano mi strappò il libro.
"Rider!" Mi lamentai.
Lo chiuse, tenendo un segno con il dito e si sedette accanto a me.
Si era cambiato con degli abiti più comodi per allenarsi.
"Hai appena assicurato a Mason che mi saresti stato alla larga." Gli ricordai.
Lui scrollò le spalle.
"Secondo te m'importa veramente di quel che vuole lui? L'ho detto solo per farlo contento. E poi tu non vuoi che io ti stia lontano." Affermò, lasciandomi di stucco.
"Quindi sei ufficialmente tu il quarterback della squadra?" Gli domandai.
"Si. Mi dovrò allenare duramente." Rispose. "Sei felice?" Mi chiese.
"Si, certo che sono felice. Era il tuo sogno."
Lui mi sorrise raggiante. I suoi occhi avevano una sfumature meravigliosa di grigio, che alla luce del sole, apparvero ancora più chiari.
"Sta sera vieni al cinema con me." Non era una richiesta.
"Cosa?" Sbattei le palpebre. "Rider non possiamo, quando Mason verrà a saperlo saranno guai..." Scossi freneticamente la testa.
"Non ho paura di lui e poi non c'è bisogno che tu glielo dica." Parlò a bassa voce.
Si alzò e scese i gradini, regalandomi una visione ravvicinata del suo fondoschiena che come avrebbe detto Cindy, era perfetto.
"Potresti restituirmi il libro ora?"
"Questo lo tengo io, così potrai guardarmi senza distrazioni." Disse, tenendolo stretto.
Scese velocemente e raggiunse il campo, appoggiando il libro su una panchina dell'altro lato.
Guardarlo giocare era piacevole tanto quanto fare le cose che mi piacevano di più. Aveva una tale maestria che il football sembrava una sciocchezza, pur sapendo benissimo che non era così.
Ad un certo punto si girò, incrociando il mio sguardo e mi fece l'occhiolino.
Anche se non poteva vedermi, alzai gli occhi al cielo.

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now