3.

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Il clacson suonò per la seconda volta. I nostri genitori stavano aspettando che Travis li raggiungesse per partire in campeggio.
"Ho chiesto a Rider di accompagnarti a scuola e di farti compagnia ogni tanto, se hai bisogno di qualcosa puoi chiedere a lui e chiamami ogni tanto." mi disse Travis baciandomi sulla fronte da fratello maggiore e protettivo quale era.
"Non ho bisogno di un babysitter Trav." mi lamentai.
"Lo sai che non si tratta di questo." mi sorrise. "Ora vado altrimenti lasciano a casa anche me. Ci vediamo venerdì." ci salutò.
"Ciao amico, non ti assicuro che troverai la tua adorata sorellina tutta intera. Se mi farà arrabbiare la taglierò a pezzi." Gli disse Rider.
"Trattala bene." Lo ammonì. Uscì di casa e ci lasciò soli.
"Sei pronta per andare?" Mi chiese Rider.
Annuii imbronciata, raccolsi lo zaino da terra e lo seguii.
Fuori da casa mia c'era parcheggiata l'auto di Rider. Rossa lucente, dall'aspetto sembrava tanto nuova quanto costosa.
L'interno odorava del suo profumo.
Indossò gli occhiali da sole, mise in moto e sfrecciò via.
Mi allarmai quando svoltò per una strada che non portava a scuola.
"Dove stiamo andando?" Gli chiesi.
"Ho bisogno di fare colazione. Sta mattina per accendere la macchina ho fatto tardi e a casa tua c'era troppo movimento" mi disse.
"Ma non arriveremo in tempo a scuola" Gli feci notare.
"Quanti capricci Camomilla, sembra che tu non abbia mai saltato un'ora di lezione!"
"Se i miei genitori verranno a saperlo se la prenderanno ancora di più" Gli dissi preoccupata.
"Dirò che mi sono fermato a rifornire e che c'era la fila. Sei più tranquilla ora?" Mi domandò scendendo dalla macchina.
"Un po'" sospirai.
"Che fai? Non scendi?" Mi chiese notando che ero ancora legata e bella comoda.
"Emh... okay"
Lentamente lo seguii all'interno del bar. Non era molto distante da scuola, infatti non eravamo gli unici studenti presenti.
Capii quanto Rider fosse realmente attraente dal modo in cui gli sguardi delle ragazze si puntarono su di lui con una certa insistenza. Sembravano tutte incantate.
Mi sedetti ad un tavolo scelto puramente a caso e attesi che ordinasse.
Poco dopo mi ritrovai davanti una tazza di latte caldo con del cioccolato dentro, come lo bevevo abitualmente ogni mattina, e un piattino con una fetta di torta al cioccolato. Era la mia preferita.
"Per la bambina imbronciata."
Per Se aveva preso un caffè.
Golosa divorai letteralmente la torta, buonissima, sotto lo sguardo divertito di Rider.
Conoscevo Rider da tantissimo tempo e avevo passato assieme a lui parecchi momenti, non mi ero mai vergognata in sua presenza, era vero, ma eravamo semplicissimi bambini che non facevano troppa attenzione ai dettagli.
Eppure mi sentii in imbarazzo.
Lui allungò una mano e mi scompigliò i capelli.
"Non ho più dodici anni!" Sbottai.
"Secondo a quale aspetto ti riferisci l'ho notato da solo." Mi sorrise sornione, facendomi l'occhiolino.
Boccheggiai a corto di parole di fronte alla sua sfacciataggine, decisi di finire di mangiare la mia torta.
Quando ebbi finito la mia colazione andò a pagare e ci dirigemmo direttamente a scuola.
Entrambi ci dirigemmo nelle nostre rispettive classi.
"Ciao Camille!" Mi salutò Jasmine, la ragazza in blu.
"Ciao." La salutai, sforzandomi di apparire contenta.
Non la conoscevo ancora da poter esprimere un giudizio personale su di lei, ma da quando mi aveva detto mio fratello era meglio non fidarsi.
"Hai saputo la notizia?" Mi chiese, sedendosi accanto a me.
"Quale?" Chiesi curiosa.
"Esiste una classifica delle più belle e popolari anche per quanto riguarda le ragazze ovviamente. Non è mai cambiata per quattro anni, fino a ieri."
"Eh..." la spronai a continuare.
"Sembra che il tuo arrivo abbia portato non poco scompiglio. In men che non si dica sei finita al primo posto, superando Shannon. È stata la ragazza più bella e più popolare della scuola da quando la frequenta."
"Chi è che gestisce queste classifiche?"
"Per quanto riguarda quella dei ragazzi, Shannon. Invece quella delle ragazze Mason.
Si occupano personalmente di raccogliere i voti. Ovviamente il loro parere vale di più rispetto a tutti noi altri." Mi rispose.
Sbattei le palpebre sorpresa.
L'idea che Mason avesse pensato a me mi dava una piacevole scossa a tutto il corpo.
Senza pensarci disegnai nel mio quaderno un cuoricino con la penna nera. Quando me ne resi conto rimasi schifata da tanta sdolcinatezza.
Fortunatamente Jasmine smise di raccontarmi pettegolezzi e mi lasciò seguire la lezione. Cercai come al mio solito di prendere più appunti possibile e di tenermi impressi in mente i concetti principali.
Avevo una buona memoria, non avevo mai avuto bisogno di passare troppo tempo dietro ai libri.
Durante l'intervallo tra un'ora e l'altra decisi di fare sosta in bagno.
Mi sciacquai le mani e mi rinfrescai la faccia.
Quando alzai la testa e feci per sistemarmi i capelli scompigliati notai la figura accanto alla mia dallo specchio appeso al muro.
Mi voltai verso la ragazza e le lanciai un'occhiata confusa.
Aveva dei capelli castani scuro e lunghi, artificialmente mossi. Due occhi che mi studiavano truccati alla perfezione, le labbra storte in una smorfia.
Allungò una mano e mi afferrò una ciocca di capelli, raggirandosela fra le dita.
"E quindi tu saresti la piccola Mitchell?" Constatò.
"A quanto pare." Alzai le sopracciglia. Mi scostai giusto il tanto che bastava per farle lasciare la presa dai miei capelli.
Indossava dei blue jeans attillati e una camicetta azzurra appositamente sbottonata sulla scollatura, mettendo in bella mostra il seno prosperoso.
Ai piedi degli stivaletti con il tacco.
"Tu sai chi sono io, vero?" Mi chiese, sedendosi sopra al bordo del lavabo.
"In realtà no." Risposi sincera.
"Ne approfitto per fartelo presente allora." Sorrise. Le labbra dipinte di bordeaux si schiusero, mostrando dei denti perfettamente allineati e bianchissimi. Quella ragazza sembrava non avere niente fuori posto. "Mi chiamo Shannon."
All'udire il suo nome una lampadina si accese nella mia mente. Era la stessa Shannon di cui mi aveva parlato Jasmine.
"Potresti arrivare al succo del discorso, se ne esiste uno, Shannon? Ho delle cose da fare." Dissi, con altrettanta antipatia.
"Con piacere." Ghignò.
"Non so come tu abbia fatto ad abbindolare tutti quanti, ma goditi il momento perché presto quel posto tornerà ad essere mio." Mi fece l'occhiolino.
Scese dal lavabo e ancheggiando se ne uscì dal bagno. Alcune ragazze che erano presenti mormorano fra di loro.
Proseguire le lezioni non fu più tanto piacevole. Mi ritornavano continuamente per la testa le parole che mi aveva detto.
Il mio umore peggiorò quando mi ricordai che a pranzo Travis non ci sarebbe stato.
Feci la fila per il pranzo svogliatamente. Una volta che il mio vassoio fu colmo di cibo scadente mi guardai intorno alla ricerca di un posto.
Jasmine sventolò una mano in aria, facendomi segno di andare a sedermi con lei.
"La mia bellezza è talmente disarmante che sei rimasta paralizzata?" Mi chiese Rider, passandomi accanto, cogliendo l'occasione per colpirmi giocosamente.
Istintivamente lo seguii.
Lui si bloccò di punto in bianco e presa alla sprovvista andai a sbattergli contro la schiena.
"Ma sei impazzito?" Strillai.
"Non hai risposto alle mie provocazioni." Osservò. Mi scrutò attentamente in viso. Mi prese per il mento e mi raggirò tutta. "Che disgrazia è capitata? Vuoi che ti porti in infermeria?" Mi domandò mentre mi allargava un occhio con l'indice e il pollice.
Mi scappò una risata.
"Niente di così importante." Sospirai, liquidando la situazione con un gesto della mano.
Andai a sedermi accanto a lui, nel tavolo degli scorsi giorni, con gli stessi ragazzi di sempre. Ovviamente Rider era riuscito ad accaparrarsi un trancio di pizza dall'aspetto invitante.
Prima che potessi afferrare la forchetta e assaggiare quel riso in bianco l'appetito sorvolò lontano da me.
Shannon camminò davanti al nostro tavolo con un vassoio contenente anche lei pizza.
"Ciao Rider." Lo salutò suadente, sventolando i suoi capelli.
Il ragazzo accanto a me le sorrise raggiante. Abbassò lo sguardo e fissò spudoratamente il suo sedere.
Per quanto mi costasse ammetterlo era davvero un gran bel sedere.
Mi lanciò occhiataccia che ricambiai, trasmettendole tutta l'irritazione che provavo.
"Cosa era quello sguardo?" Mi chiese Rider.
"La conosci?" Gli chiesi io, ignorando la sua domanda.
"Chi è che non la conosce, Camomilla?" Rise.
"L'ho incontrata in bagno oggi, mi ha accusata di aver abbindolato 'tutti'. E ha accennato al fatto che presto 'quel posto' sarà di nuovo suo." Gli raccontai. "Non si riferirà mica a quella stupida classifica? È solo una lista di nomi."
"Una lista di nomi di ragazze strepitosamente sexy." Puntualizzò Rider.
"Shannon è molto famosa tra noi ragazzi." Mi disse Jack.
"Immagino anche perché." Alzai gli occhi al cielo.
"Devi essermi grata bellezza, sono stato io a proporre una rivisitata alla classifica. Ho proposto il tuo nome e la maggioranza ha votato per te." Mi disse, super entusiasta.
"Ho votato anche io." Disse Rider.
"E per chi?" Domandai curiosa.
"Ah-ah, ti piacerebbe saperlo." Canticchiò pizzicandomi il naso.
"Questa situazione è assurda. Non voglio far parte di queste gare idiote. A me non interessa niente essere più bella o popolare di lei o delle altre ragazze di quella lista."
Nervosa mi alzai da tavolo, facendo stridere la sedia contro al pavimento e me ne uscii dalla mensa.
"Camomilla!" Mi chiamò Rider.
Lo evitai e camminai a passi svelti lontana dalle occhiate divoratrici degli studenti.
"Camomilla. Vuoi rallentare?" Insistette.
"Cosa vuoi?!" Lo aggredii.
"Dove pensi di andare? Ti devo accompagnare io a casa." Si giustificò.
"Va al diavolo!" Sbottai.
Mi voltai e ricominciai a camminare. I miei piedi decidevano per me. In quel momento avevo la testa completamente altrove.
Rider mi prese con forza per un braccio e mi trascinò con se.
"Lasciami in pace!" Mi divincolai.
"Sali in macchina." Mi ordinò.
"Io non faccio quello che mi dici tu!" Strillai.
"Puoi fare quello che ti chiedo per una volta?" Mi chiese, esasperato.
"Non salirò in questa macchina." Ribadii.
Lui Sbuffò. Fece il giro dell'auto raggiungendomi, aprì la portiera della macchina, mi afferrò per le braccia e mi fece sedere nel posto del passeggero. Solo quando mi agganciò la cintura mi lasciò stare.
Sbatté la portiera con forza. La sua mascella era contratta e picchiettava freneticamente le dita sul volante.
"Vuoi spiegarmi che ti prende? Perché stai piangendo adesso?!"
Senza rendermene conto le lacrime presero a scendere sul mio viso. Mi sentivo sconfortata.
"Sono stanca di esser continuamente vista dagli altri per quello che si dice in giro. Non voglio essere famosa tra tutti voi per l'apparenza fisica. Vorrei solamente qualcuno che stesse con me per quella che sono, ma a nessuno interessa. Odio la mia famiglia. Vorrei non aver mai avuto questo cognome." Mi sfogai.
Rider tenne lo sguardo fisso davanti a se.
Probabilmente stava pensando a quanto fossi capricciosa.
Mi lasciai andare con la testa contro al finestrino e attesi che mi accompagnasse a casa.
Quando parcheggiò davanti al mio giardino scesi giù rapidamente e mi avviai all'interno.
I passi di Rider mi seguirono. Sorpresa lo guardai mentre chiudeva la porta.
"Questa lista è solo un mezzo, la gente avrebbe cominciato a parlare presto di te in ogni caso. È una cosa che non puoi evitare. Devi solamente imparare a fregartene e circondarti delle giuste persone che riescano a fartelo dimenticare Camomilla." Mi disse lui.
Le sue parole mi sorpresero.
Mentre lo disse mi parve di vedere il buio nei suoi occhi. Come se ciò fosse quotidianità per lui.
Feci un passo avanti e gli circondai la vita, sprofondando fra le sue braccia.
Avevo bisogno di qualcuno che mi confortasse e al momento Rider era l'unico presente.
Lui rimase immobile ma stranamente non si scostò, come avrei pensato che facesse.
Poco dopo si rilassò e mi fece sparire in un abbraccio.
Respirai a fondo il suo buon profumo e chiusi gli occhi, rilassandomi contro il suo petto.
Era una situazione ambigua quella in cui ci trovavamo eppure per qualche motivo sentivo che non era sbagliato.
In quel momento mi sentii stranamente a mio agio. Mi sentii ancora meglio di quando finalmente potevo infilarmi sotto alle coperte calde e abbandonarmi ad un sonno tranquillo.
"Mi stai abbracciando." Gli feci notare.
"Sta' zitta." Borbottò. "Se lo dici a qualcuno ti uccido."

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now