14.

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"Allora? Come sto?" Mi chiese Cindy, facendo una giravolta su se stessa.
Indossava una camicetta rosso fuoco che aveva infilato sotto alla gonna di jeans nera. Ai piedi delle converse nere.
Aveva allisciato i capelli che le ricadevano lungo le spalle. Le labbra erano dipinte di un rosso simile a quello della camicetta. Il suo sorriso bianco risaltava.
"Stai benissimo Cindy, ma non capisco tutta questa ansia che hai. È solo una partita di football." Dissi.
"Solo una partita di football in cui ci sarà tutta la scuola, che coinvolgono molti ragazzi carini, fra cui quello che mi piace. E dopo ci sarà il falò, te ne sei scordata?" Si mise le mani sui fianchi.
"Si, in realtà me ne ero scordata." Sospirai, sedendomi sul letto.
"Okay, Camille Mitchell, sputa il rospo."
Io aggrottai le sopracciglia.
"Dimmi cos'hai!" Mi spronò.
"Oggi potrei aver incontrato l'ex ragazza di Mason." Borbottai.
"E...?" Mi domandò curiosa, in attesa del mio continuo.
"E in sostanza mi ha minacciata di stargli lontano."
"Sempre così fanno! Se è l'ex un motivo ci sarà!" Sbottò, irritata. "Comunque, a te piace tanto Mason?"
"Beh... si. Lo sai, perché me lo chiedi?"
"Allora fregatene di cosa ti dice quella lì, tu gli vai dietro da tanti anni e finalmente ti si è presentata l'occasione di conquistarlo. Tra l'altro è stato lui a mostrare interesse nei tuoi confronti e fare il primo passo."
"Già. Peccato solo che si sia fatto male! Proprio ora che mi aveva invitata al ballo!" Feci il broncio.
"Si è fatto male? Come?!" Spalancò gli occhi.
"Durante l'allenamento." Risposi. Tralasciai i dettagli che riguardavano Rider, dopo quello che mi aveva raccontato la mattina sentivo il dovere di proteggerlo.
"E come farà oggi? Giocherà comunque?" Domandò.
"No, Rider prenderà il suo posto."
Mentre mi ascoltava sfogliava i miei vestiti.
"Rider?" Chiese, incredula.
Annuii di nuovo.
"Accidenti Cami! Non hai vestiti che non siano tute! La cosa più femminile che possiedi è questa felpa nera." Si lamentò.
Trovava quella felpa nera femminile soltanto perché aveva due strisce lungo le maniche glitterati.
"Dovremo proprio andare a fare un po' di shopping."
Io scrollai le spalle. Non sapevo bene perché mi ostinassi a indossare quei vestiti, mi sentivo semplicemente comoda e ci avevo fatto l'abitudine.
"Per ora puoi mettere questi." Mi disse, porgendomi un paio di jeans scuri. Frugò nella sua borsa troppo ingombrante per i miei gusti e tirò fuori una maglietta a maniche lunghe bianca. Aveva un profondo scollo a V che lo rendeva particolare.
Ubbidii senza discutere perché sapevo che con lei non c'era scampo.
Non mi scomodai neanche di uscire dalla stanza. Mi aveva vista tante volte.
Mi lavai i denti e mi diedi una veloce spazzolata ai capelli prima di uscire di casa. Cindy era impaziente e ansiosa.
Quando arrivammo al campo dove avrebbero giocato i ragazzi, tantissima gente era già presente. Euforici facevano un gran fracasso.
Noi avevamo già il biglietto perciò potemmo sorpassare oltre alla fila e passare solamente ai controlli.
Scegliemmo un posto strategico. Eravamo abbastanza vicine, ma lontane il tanto giuro per far sì che nessuno ci coprisse la visuale mettendosi in piedi davanti a noi.
Poco dopo arrivò anche Mason, che avrebbe fatto da spettatore. Aveva ancora quell'espressione corrucciata in viso. Anche così lo trovavo bellissimo.
Ad aiutarlo a salire i gradini ci pensò niente meno che Megan, già con la sua divisa da cheerleader.
Lo accompagnò fino al suo posto e gli posò le stampelle accanto. Si salutarono affettuosamente. Forse troppo per due che si erano lasciati.
Sembrava fossero rimasti in rapporti abbastanza buoni.
Quando lei se n'è andò tutta sorridente, non perse occasione per lanciarmi un'occhiataccia.
Mason si guardò attorno. I nostri sguardi si incrociarono, fece un cenno della testa e mi sorrise lievemente.
Cindy mi colpì con una gomitata sulle costole.
"Ti ha appena sorriso! Sciogliti un po'!" Sussurrò vicino al mio orecchio.
Gli spalti si riempirono in pochi minuti. Bandiere della scuola, cartelloni con scritte pronte ad incitare i giocatori e palloncini erano ovunque.
Era presente persino il preside, nel suo posto riservato e ben protetto.
Prima che la partita iniziasse le cheerleaders si esibirono in una coreografia decisamente più elaborata di quella della mattina, durante l'assemblea. Con cori ben coordinati cantarono una specie di inno della squadra.
Seguirono minuti di applausi e fischi di apprezzamento.
Dopo un'attesa che a me parve infinita, finalmente i ragazzi entrarono in campo. Rider camminò sicuro di se con il suo casco tenuto sottobraccio. Aveva i capelli tenuti dietro da una bandana ripiegata nera. Sull'avambraccio spiccava la fascia azzurra.
La sua espressione era del tutto seria, concentrata.
"Rider sostituirà Mason?" Mi chiese Cindy.
"Esatto." Annuii.
la squadra avversaria indossava divise di colore rosso. Provenivano da una scuola che non distava tanto dalla nostra. da sempre erano in competizione, non solo per quanto riguardava il football. Litigavano su quale fosse la scuola migliore nelle vicinanze fra le due. I presidi rispettivi non sembravano andare molto d'accordo fra di loro.
I ragazzi si infilarono i caschi, si strinsero la mano a vicenda, restando comunque abbastanza rigidi e si sistemarono ognuno nella propria posizione.
Per tutto il tempo tenni gli occhi incollati sulla nostra squadra, con il fiato sospeso.
Erano entrambe delle squadre fortissime e quando pensavamo di star vincendo, gli avversari accumulavano punti su punti.
In un momento di vantaggio, Rider che in quel momento teneva la palla in mano, venne placcato dalla difesa, perdendo così la palla.
Tutta la curva gridò sconsolata.
"Razza di incapace!" borbottò Mason, stringendo i pugni.
L'allenatore strinse gli occhi, preoccupato per la situazione.
"Gliel'avevo detto che era una pessima idea!" continuò.
Anche se mi piaceva, in quel momento mi stava particolarmente infastidendo.
"Forza, alzati!" sussurrai, incrociando le dita.
Quando si rimise in piedi e si sparpagliarono per ritornare ognuno alla propria postazione d'inizio, mio fratello gli accarezzò la testa, un po' come se fosse un cucciolo che si era perso dalla sua mamma.
L'azione successiva si svolse troppo rapidamente per degli occhi da principiante e poco attenti come i miei per poterla capire. ad un certo punto intercettai Rider, che con la palla in mano stava a poca distanza dalla linea di fine campo. Si guardò attorno, strinse la palla nel petto, proteggendola e corse velocissimo, guadagnando yard.
"Touchdown!" strillarono in coro, esplodendo dall'eufori.
"Si! Vai Rider!" gridai, con tutto il fiato che avevo.
"Wow, che tifo." Commentò Cindy.
Con la coda dell'occhio vidi Mason lanciarmi un'occhiataccia. Non ne capii il motivo.
Ero orgogliosa di lui. Sapevo che stava facendo un grande sforzo, il suo impegno era notevole e mi dispiaceva che non tutti fossero in grado di notarlo.
Praticava da sempre un ruolo differente, nonostante si allenasse costantemente per aspirare a quel posto che finalmente in quel momento era suo. Ciò che stava facendo era un ottimo lavoro.
Non potevo vedere il suo viso poiché era coperto dal casco, oltre al fatto che fosse troppo lontano, ma ero sicura che stesse sorridendo. Me lo immaginai così.
L'allenatore esultò, soddisfatto.
Con la coda dell'occhio vidi Mason imbronciarsi.
Quelli che Rider aveva appena segnato, allo scadere del tempo, furono i punti decisivi che determinarono la vincita della nostra squadra.
I ragazzi si radunarono tutti in cerchio e saltarono felici. Le cheerleaders si unirono a loro, cantando in coro.
"Sono un po' gelosa." Ammise Cindy, guardandole con un pizzico d'invidia.
L'allenatore corse da loro a complimentarsi, in particolare modo con Rider che aveva condotto la squadra nel miglior dei modi.
Io e Cindy uscimmo dal campo e ci recammo nello spiazzo, dietro di esso, in cui già avevano acceso il falò.
Non era come un falò in spiaggia, in tema tropicale con musica hippy in sottofondo e il bagno di mezza notte nell'oceano, ma tutto sommato non era male. Se c'era la compagnia giusta, bastava veramente poco.
Zoppicando, in lontananza, vidi arrivare Mason.
"È arrivato il momento di andar a cercare tuo fratello!" esclamò Cindy, dandosela a gambe.
Non feci in tempo a ribattere che me lo ritrovai davanti, in tutto il suo fascino.
Si appoggiò con i gomiti alle stampelle e mi rivolse un sorriso sghembo.
"Mi dispiace che tu non abbia avuto possibilità di vedermi in campo, come ci eravamo messi d'accordo." Mi disse.
"Non preoccuparti, comprendo la situazione." Risposi.
"Mi presteresti il tuo telefono?" mi domandò.
"Si, certo!" dissi, forse troppo veloce, senza nemmeno chiedergli a cosa gli servisse. Glielo porsi. L'afferrò e lo sbloccò abilmente. Entrò nell'applicazione telefono, già presente, e registrò il suo numero in rubrica salvandosi 'Mason? Con l'emoji innamorata affianco al nome.
"Così possiamo metterci d'accordo con calma per domani." Si giustificò, scrollando le spalle, quando me lo restituì. "Verrò lo stesso, anche se non sarò al massimo della mia forma fisica. Solamente che non potrò guidare, perciò ci dovremo incontrare già li, se per te non è un problema." Aggiunse.
Dietro di lui, vidi lo spiazzo riempirsi man mano di studenti, della nostra scuola e non. Tra loro anche i giocatori di football, stanchi ma super eccitati.
Rider apparve nella mia visuale. Aveva tutti i capelli bagnati e spettinati e un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.
Si portò una mano alla bocca e fece finta di vomitare. Sapevo che si stava riferendo a Mason e al fatto che ci stessi parlando.
Scossi la testa.
"No?" chiese Mason, con un'aria confusa, riportando la mia attenzione si di se.
"Eh?" corrugai la fronte. "Non è assolutamente un problema! Mi farò accompagnare da mio fratello!" mi affrettai a rispondere, sperando di non aver fatto una figuraccia sotto ai suoi occhi.
Lui sorrise. "Perfetto."
Mi irrigidii quando rider gli spuntò affianco. Gli diede una pacca sulla schiena che, preso alla sprovvista, lo destabilizzò. Mason si voltò infuriato, quando incontrò il viso di Rider, si arrabbiò ulteriormente se era possibile.
"Allora? Come va il piede?" gli chiese, ridendo sotto ai baffi.
Mason ringhiò. Strinse le stampelle e se ne andò senza aggiungere una parola.
"Poverino! Se n'è andato perche non voleva fare la figura dell'iota davanti a te! Come se non lo fosse già." Lo prese in giro Rider. Stranamente non me la presi tanto per averlo fatto scappare. In fin dei conti stava accadendo tutto ciò che avevo sempre desiderato.
"Non credi che basti?" inarcai le sopracciglia.
"Con lui non basta mai." Commentò con rancore. "Ti ho vista prima." Cambiò argomento.
"Mi hai vista?" chiesi.
C'era così tanta gente che rimasi sorpresa.
Lui annuì. "Sei riconoscibile." Disse.
Mi domandai in cosa lo fossi. Indossavo anche dei vestiti diversi dal solito.
"Anche io, ovviamente! Sei stato bravo."
"Davvero?" si illuminò. I suoi occhi trasmettevano gioia e serenità. Nel profondo mi sentii io l'artefice di quel piccolo avvenimento.
"Si, perché ti stupisci? Erano tutti molto contenti da te." Dissi in tono ovvio.
"Degli altri non m'importa." Disse, con voce ferma, sostenendo il mio sguardo.
Sbattei le ciglia.
"Stanno arrostendo i marshmallow!" strillai, anche se uscì più come un lamento.
Rider sospirò lievemente.
Si girò verso il falò, dove effettivamente stavano arrostendo dei marshmallow.
Lui mi trascinò con se. Afferrò un bastoncino, infilzò un marshmallow rosa dall'aspetto appetitoso e lo accostò al fuoco. Lo scaldò il tanto giusto e me lo allungò. Dalle sue mani stesse lo mangiai in un boccone solo.
Ne prese un altro per se e si concentrò sulla stessa procedura.
"Rider ha molto talento." Disse qualcuno, al mio fianco. Conoscevo bene quella voce, purtroppo.
Shannon poteva sembrare una creatura magnifica, ma poi apriva la bocca e l'incantesimo si spezzava.
"Lo so." Risposi, senza smettere di guardarlo. Non volevo darle le attenzioni che stava cercando.
"Presto le persone si accorgeranno di lui, non passerà molto tempo prima che salga di livello. E quando succederà, tu finirai nel dimenticatoio. Insomma, siamo oneste, tu non sei niente di che. Sai invece chi si porterà al suo fianco? Me! Sono una cheerleader, io e lui siamo destinati a stare insieme." Scrollò le spalle.
"Tu sei solo una disperata." Sputai. "Hai bisogno di minacciare le persone, come la tua amica bionda, per tenerti accanto qualcuno. La concorrenza ti destabilizza?" Inarcai le sopracciglia.
"Stupida mocciosa..." Sibilò.
"E comunque..." aggiunsi, usando lo stesso tono di voce che lei aveva usato con me, ovvero quello di una snob. "C'è una cosa che so fare, oltre ragionare con un cervello, prenderti a schiaffi!" Cantilenai.
Con uno slancio mi buttai su di lei e la colpii con uno schiaffo in viso.
Lei spalancò la bocca.
"Camille!" Esclamò Rider, esterrefatto. Mi trattenne per un braccio, allontanandomi da lei.
"È pazza! Mi ha aggredita senza un valido motivo! L'avete vista tutti?!" Finse.
Sguardi accusatori si puntarono su di me.
Rider scosse la testa.
Lasciai bruscamente la sua presa e me ne andai infuriata.

The boy who stole my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora