6.

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In preda alla disperazione chiamai la mia migliore amica.
"Hey, Cami!" Mi rispose, con voce squillante.
"Ciao Cindy, so che sicuramente sarai super indaffarata. Volevo chiederti se è proprio necessario che io segua quella dannata regola che mi hai imposto." Le dissi, incrociando le le dita della mano sinistra nella speranza che potesse cambiare idea.
"Sai che sarò irremovibile, è la festa dei miei diciassette anni e voglio che sia tutto perfetto. Tu compresa! Non lascerò che ti presenti in tenuta sportiva!" Puntualizzò.
"Ma non ho nulla di elegante da mettermi! Lo sai cosa c'è nel mio armadio." Lagnai.
"Apri l'ultimo cassetto, quello che usi come ripostiglio, ci sono una gonna ed un top che fanno proprio al caso tuo." Canticchiò allegra.
"Aspetta! Avevi già organizzato tutto?!" Esclamai.
"Si! Sapevo che ne avresti approfittato! Ci vediamo fra un po'! Non vedo l'ora che tuo fratello arrivi." Sghignazzò, prima di staccare la chiamata.
Aprii l'ultimo cassetto, quello che appunto, come aveva detto lei, usavo come ripostiglio ed effettivamente ci trovai ripiegati per bene gli abiti di cui mi aveva parlato.
Mi concessi il tempo di farmi una doccia calda senza bagnare i capelli. Ci avrei messo troppo tempo ad asciugarli.
Il top, bordeaux, lasciava le spalle e una parte della pancia scoperta.
La gonna era di jeans, nera.
Ai piedi fortunatamente potei mettere le scarpe che utilizzavo sempre. Delle semplici converse nere.
Mi spazzolai i capelli, sciogliendoli dai nodi e li lasciai sciolti. Mi spruzzai solamente un po' del mio profumo preferito.
Quando mi guardai allo specchio mi resi conto che non avevo mai indossato niente di così tanto attillato. Tuttavia non mi sentivo così a disagio come pensavo sarebbe successo.
Di sotto mio fratello e Rider mi aspettavano già pronti.
"Finalmente! Ci hai impiegato un secolo!" Esclamò Rider.
Era concentrato sul telefono. Probabilmente sì stava scambiando messaggi con qualcuno visto il movimento frenetico dei suoi pollici.
Mio fratello mi scrutò con aria critica.
"Devi venire così?" Mi chiese, indicandomi con l'indice.
"Beh... si." Risposi.
Lui sospirò pesantemente.
Ci avviammo alla porta.
"E tu smettila!" Sbottò, colpendo Rider sulla testa.
"Ma che ho fatto?!" Strillò lui.
"Ti ho visto fissarle le gambe!"
Lui borbottò qualcosa di incomprensibile. Sembrava frustrato.
Mi trattenne dal scoppiare a ridere. Travis aprì l'auto, andai a sedermi nei sedili posteriori.
Durante il viaggio chiacchierarono di sport. Dei loro allenamenti, delle partite previste e ovviamente non mancarono i commenti sulle cheerleaders.
Quando arrivammo diedi il regalo che avevo comprato per il compleanno di Cindy a mio fratello.
"Daglielo tu. Le farà piacere." Sorrisi.
Mio fratello lo fissò leggermente imbarazzato.
Come Rider, anche lui si pavoneggiava in presenza di ragazze. Quando si trattava di Cindy però diventava improvvisamente timido.
Ad aprirci fu proprio lei. Come previsto reagì con euforia.
Indossava l'abito che le avevo portato io dall'Inghilterra. Era bellissima, più del solito e Travis lo notò.
Dentro, la sala che solitamente fungeva da soggiorno, era affollata dagli studenti. Alcuni li conoscevo di vista, ma la maggior parte erano sconosciuti.
Presi Cindy per un braccio e glielo strinsi.
"Hai... invitato Mason?" Le chiesi, sbattendo le palpebre.
Volevo essere sicura che non si trattasse di un miraggio.
"Si." Ghignò. "Conosco suo cugino."
Io lo guardai a bocca aperta.
Aveva i capelli modellati con il gel verso l'alto. La maglietta bianca gli stava a pennello.
"È la tua occasione. Parlaci!" Mi spronò.
"Non posso! Sei impazzita?! C'è mio fratello." Le ricordai, lanciando un'occhiata a Travis che parlava con Rider.
"Non preoccuparti di lui, ci penso io a togliertelo da mezzo ai piedi." Mi fece l'occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo, divertita.
"Goditi la serata!" mi sorrise, prima di lasciarmi da sola.
Avevo decisamente bisogno di un incoraggiamento, andai nella cucina dove erano disposti alcolici di ogni genere lungo tutto il tavolo che di solito veniva usato per il pranzo. Presi un bicchiere di plastica rosso e lo riempii di una cosa a caso, non me ne intendevo molto.
Lo bevvi tutto d'un fiato. Quando riabbassai il capo, davanti a me, apparve Mason.
"Hey." Mi salutò, sorridendomi sensuale.
La sua voce era come la ricordavo: perfetta.
Io ricambiai immediatamente il suo sorriso.
"Ti ho vista in giro in questi giorni, volevo fermarmi a parlare ma purtroppo se non c'è tuo fratello a farti da guardia c'è il suo amico." Mi disse.
"Ah si? E cosa volevi dirmi?" le chiesi, civettuola.
Mi piaceva e volevo giocarmi le mie carte migliori.
"Sei carina, mi piacerebbe di conoscerti." Rispose. Non aveva ancora smesso di sorridere da quando ci eravamo incontrati.
"piacerebbe anche a me." Ribattei, sbattendo le ciglia.
Lui si raddrizzò.
Prese un bicchiere e si versò un po' della stessa bibita che poco fa avevo bevuto io. Riempì anche il mio.
"Tra non molto ci sarà una partita, suppongo verrai." Disse, appoggiandosi con i gomiti alla superficie del piano.
"Certo." Annuii.
Non avevo mai visto mio fratello giocare ad una vera partita e non vedevo l'ora.
"Spero guarderai me."
Era presuntuoso ma onestamente ne aveva tutto il diritto di esserlo.
"Chi mi dice che non mi deluderai?" domandai.
"Sono il capitano, ovvero, il migliore in campo. È impossibile." Rispose.
Aprii la bocca per controbattere ma qualcuno rovinò il nostro momento.
"Amico!" urlò, buttandosi addosso a Mason.
Quest'ultimo lo guardò infuriato, scrollandoselo di dosso.
"Tu sei la sorellina di Mitchell?" mi chiese il ragazzo, squadrandomi con evidente interesse.
"Eh già." Annuii.
"Sei decisamente più simpatica di lui." Commentò.
Non sapendo bene come reagire alla situazione mi limitai a sorridere.
"Amico..." mormorò.
"Che c'è?!" sbuffò Mason.
Il ragazzo si sbilanciò all'indietro, Mason fece appena in tempo ad afferrarlo prima che cadesse a terra.
"Non dirmi che..." borbottò Mason.
Il suo amico si portò una mano davanti alla bocca.
"Scusami..." mi disse Mason, guardandomi mortificato.
"Non importa." Mi sforzai di rispondere, mentre lo guardavo uscire dalla stanza con il suo amico tenuto saldamente per un braccio.
In realtà importava eccome. Stava andando tutto benissimo tra di noi prima che quel ragazzo ci interrompesse. Mason sembrava veramente interessato a me. L'idea mi faceva battere il cuore più veloce.
Sconfortata mi riempii nuovamente il bicchiere, buttai giù il liquido in una volta soltanto. Ripetei quel gesto altre quattro volte più o meno.
Non avevo mai bevuto tanto, ma non mi sentivo male.
Solo un leggero calore che partiva dal mio stomaco alla mia gola.
Uscii nella sala. C'era una canzone pop che suonava ad altissimo volume.
"Io ti conosco!" gridò una ragazza che non avevo mai visto prima. Era bionda, ma il suo colore non era naturale. "Sei Camille Mitchell!"
"Come lo sai?" chiesi confusa.
"Tutti sanno chi sei qui in giro, si parla tanto di te." Mi disse. "vieni a ballare con me! Ci divertiremo!" urlò, con il tentativo di sovrastare la musica.
"io..." provai a dire. Non mi ascoltò. Mi prese per il polso e mi trascinò con se.
Mi strofinai gli occhi quando iniziai a vedere gli oggetti e le persone intorno a me sfocarsi e muoversi.
Inspiegabilmente scoppiai a ridere. La ragazza mi imitò.
Mi portò su un palchetto improvvisato, accanto alle casse e alla postazione dj, e salì sopra di esso.
"Sali anche tu!" mi tirò più forte.
"non..." biascicai.
"Lasciati andare!" insistette.
Sbuffai. Senza rifletterci a lungo saltai sopra al palchetto.

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now