18.

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Particolarmente di buon umore, quella mattina, camminavo con tranquillità per il corridoio della scuola.
"Psst." Mi Sussurrò qualcuno all'orecchio. Presa alla sprovvista feci un balzo. Quando mi girai, incontrai Mason.
Mi dondolò davanti mentre mi rivolse uno dei suoi sorrisi migliori.
"Buongiorno." Esclamai, sorridendogli di rimando.
"Hai già fatto colazione?" Mi chiese speranzoso.
"In realtà si." Ammisi, un po' dispiaciuta. "Però c'è sempre spazio per un secondo round." Aggiunsi, agitando le mani.
"Allora vieni con me." Disse. Mi prese per un braccio e mi portò con se. Il bar della scuola era poco affollato a quell'ora.
Ci sedemmo vicini, sopra agli sgabelli dietro al bancone. Salirci era sempre una battaglia per me.
"Mi è piaciuta molto la giornata di ieri." Mi disse.
Arrossii di colpo nel sentire la affermazione.
"Anche a me." Mormorai, leggermente imbarazzata.
"Dovremo rifarlo."
"Quando vuoi." Dissi con audacia.
Lui sorrise ancora. Appoggiò il gomito al bancone e si sporse verso di me. Da quella distanza potei sentire l'odore del suo buonissimo profumo.
"Che ne dici di domani?" Mi propose.
Feci finta di pensarci. In realtà la mia mente era troppo offuscata in quel momento per poter ragionare.
"Domani va benissimo." Confermai.
Il colpo di una tazzina che sbatteva con forza sulla superficie di acciaio fece sussultare entrambi.
Tra di noi si era intrufolato un braccio.
Contemporaneamente alzammo lo sguardo, ritrovandoci davanti un Rider dallo sguardo infuriato.
"Vattene." Disse, rivolgendosi a Mason.
"Scusa?" Rise ironico, quest'ultimo.
"Hai sentito." ribadì Rider.
"Non vedi che io e Camille stiamo parlando?" Si infastidì Mason, alzandosi in piedi.
"Devo parlarle anche io, sono sicuro che si tratti di qualcosa di più importante. Dalla tua bocca possono uscire solo cazzate." Ribatté Rider.
Mason si voltò verso di me.
Sbattei le palpebre, incapace di dire soltanto una parola.
"Me ne vado solo perché non voglio rovinare la mattinata a Camille." Gli diede una spallata, prima di superarci e andarsene via a passo svelto.
"Ma che premuroso!" Commentò Rider con una smorfia di disgusto.
"Io non ho niente da dirti!" Sbottai, risvegliandomi all'improvviso.
"Ma io si." Obbiettò.
Afferrò il sedile dello sgabello e lo girò con un movimento rapido. Trattenni il fiato quando ci ritrovammo faccia a faccia.
"Nel caso tu te lo fossi dimenticato durante la notte, sono arrabbiata con te. Perciò sparisci." Lo aggredii con tono freddo.
"Non hai motivo di esserlo."
"Hai riso su di me, hai concordato con la tua amica sul fatto che secondo lei ho delle crisi d'identità, hai accusato Mason di essere uno sfigato solamente perché ha fatto un apprezzamento su di me. Credo che questi siano dei motivi validissimi!"
"Quando ho riso per ciò che ha detto Shannon, stavo scherzando Camomilla!"
"Questi scherzi non sono divertenti, mi fanno stare male." Ammisi.
"E non ho accusato Mason di essere uno sfigato perché ha fatto un apprezzamento su di te. L'ho accusato di essere uno sfigato perché si è accorto di quanto sei carina solo quando hai cambiato look e ti sei vestita in modo più provocante. Mi avevi fatto quel discorso, te lo ricordi? Su quanto fossi stanca delle persone che ti stavano attorno solo per ciò che apparivi e non per quello che sei veramente, ma poi cambi te stessa per fare colpo su qualcuno."
Le sue ultime parole mi provocarono una fitta nel petto.
"Io non ho cambiato me stessa. Ho solo modificato il mio armadio. E non l'ho fatto per fare colpo su qualcuno." Mentii.
Era duro da ammettere, ma era quella la realtà. E quando avevo ricevuto quei complimenti mi ero davvero sentita bene con me stessa.
"E perché di punto in bianco?" Mi chiese.
"Così mi piaccio." Dissi.
Su quello non mentivo.
Mi piacevo veramente di più. Non avevo mai trascorso troppo tempo a prendermi cura della mia figura, non pensavo sarebbe stato così piacevole.
"Tu eri il primo a dirmi che sembravo un maschiaccio, che i vestiti che indossavo sembravano quelli di mio padre o di Travis." Gli feci notare.
"Prendi ciò che ti dico più sul serio di quel che pensassi." Osservò, scrutandomi in viso, dall'alto.
Mi agitai sullo sgabello.
"Anche se questi jeans che indossi oggi ti fanno un gran bel sedere, mi piacevi prima. Eri diversa."
"La tua è un'ossessione!" Sbottai, esasperata.
"Non ci posso fare niente, è lì che mi chiama e che mi chiede ogni volta di accarezzarlo." Sghignazzò.
Spalancai gli occhi. Alzai una mano e gli schiaffeggiai una guancia.
"Era un complimento il mio, o sei contenta solo quando te li fa quel biondo da quattro soldi?" Inarcò le sopracciglia.
"Non sei stato propriamente raffinato." Gli feci notare.
"Non fingere che non ti facciano piacere! Anche se continui a tenermi il broncio, i tuoi occhi parlano."
Automaticamente distolsi lo sguardo dal suo.
Scesi di lato dalla sedia, nel tentativo di non toccarlo e mi rimisi lo zaino in spalla.
"Ora se non ti dispiace dovrei andare a studiare per il test di letteratura." Gli dissi, ricordandomi improvvisamente dei miei impegni.
Lui mi seguì.
"Non hai lezione?" Mi chiese.
"Ho un'ora buca." Risposi. "E tu invece?"
"Posso permettermi di saltare biologia, oltre al fatto che la professoressa mi adora, ho il massimo nella sua materia."
Mi ero scordata quanto Rider fosse brillante in ambito scolastico. Ma non solo.
Entrammo nella biblioteca della scuola e andammo a sederci in uno dei tavoli appositi per gli studenti che volevano studiare.
Tirai fuori il mio libro di letteratura.
Rider, seduto davanti a me, prese un foglio dal mio quaderno e una penna nera.
Decisi di non infierire per una volta che se ne stava buono di sua spontanea volontà.
Per quarantacinque minuti buoni restammo in silenzio, io studiai, lui scrisse qualcosa che non mi permise di sbirciare.
Spinta dalla curiosità, non resistetti più.
"Cosa stai facendo?" Gli domandai.
Lui mi guardò, ma non rispose. Continuò a scrivere, tenendomi la visuale coperta.
"È per caso una lista dei dispetti che hai in mente di farmi?" Chiesi.
Lui ridacchiò.
Appoggiò la penna e mi porse il foglio, appoggiandosi comodamente sulla sedia.
Ciò che si presentò ai miei occhi fu assolutamente fantastico.
Si trattava di un mio ritratto, creato interamente a penna. Era talmente fatto bene che mi sembrava di guardarmi allo specchio.
"Ma è bellissimo." Mormorai.
"Sei tu." Scrollò le spalle.
"Posso tenerlo?" Gli chiesi.
Rider annuì contento che mi fosse piaciuto.
"Perché non ti iscrivi al corso di arte?"
"Anche mia madre me l'ha proposto. Mi piace, ma ho tanti altri impegni e so che non gli darei la giusta importanza. Non è quello che voglio fare." Disse.
Il suo ragionamento non fece una piega.
Fummo interrotti da una musichetta. Rider tirò fuori il suo cellulare e rispose all'istante.
"Pronto?"
Per alcuni secondi ci fu un silenzio tombale.
Vidi la sua espressione cambiare velocemente. Da serena a tormentata.
"Stai tranquilla... a-arrivo." Il suo tono di voce era preoccupato.
"Scusa Camomilla, devo proprio andare."

\\

EEECCOMI QUIII

allora??? Vi è piaciuto di questo capitolo?

Vi piace più Mason o Rider?

Che ne pensate del discorso che le ha fatto Rider?

Chi pensate che fosse al telefono?

Vi avviso qui che non so ancora quando pubblicherò l'epilogo di Rebel perché mi ci vuole più tempo, voglio che sia perfetto!

Bacini, Niky 💕

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now