20.

8.9K 270 35
                                    

Jasmine mi si presentò davanti con un inchino.
"Che... stai facendo?" Le chiesi, perplessa.
"Desideri esser chiamata sua maestà?" Mi domandò, afferrandomi lo zaino.
"Non dire sciocchezze... quella corona non ha un significato reale." Scossi la testa, riprendendomi indietro lo zaino.
"Qualcuno come Shannon se ne sarebbe sicuramente approfittato." Commentò, storcendo il naso. "In ogni caso quel titolo che ti sei vinta ha molta influenza fra il popolo studentesco." Aggiunse.
"Non parlarmi di lei." alzai gli occhi al cielo.
"Dopo quel che è successo la notte del falò, si sono tutti schierati dalla tua parte. La sua popolarità sta cadendo giù in picchiata." mi disse.
"Perché?" Chiesi confusa. "Da quel che ha voluto far credere, è stata lei la vittima. L'ho aggredita io per prima." Dissi, con un tono irritato di voce.
"Non lo sai?" Sbatté le ciglia.
"Non so cosa?!" Mi agitai.
"Va bene va bene, te lo dico!" Acconsentì.
"Come se non stessi morendo dalla voglia di spifferare tutto, dettaglio per dettaglio!" Commentai.
Lei ridacchiò.
"Quando te ne sei andata infuriata, Shannon ha continuato ad accusarti. Ha detto che tu l'hai aggredita prima con parole pesanti, citandole, e successivamente con la violenza. A quel punto si è messo in mezzo Rider e ha sostenuto con fermezza che non avresti fatto niente del genere. Non per prima e non senza un motivo. E che lei è bravissima ad istigare le persone.
Shannon si è infuriata e ha dato di matto davanti a mezza scuola, dicendo che chiunque avrebbe dovuto rispettarla ed onorarla. Solite scene per guadagnarsi disperatamente attenzione. Non ci crede più nessuno ormai. Tutti ti ammirano per aver trovato il coraggio di affrontarla." Mi raccontò.
Sprofondai lentamente nella vergogna per il modo in cui avevo aggredito Rider il giorno del ballo.
"Non... lo sapevo." Deglutii. "Grazie per avermelo detto." La ringraziai.
"Credo tu abbia compreso che ti ha dichiarato guerra. Sta cercando di marcare il suo territorio in ogni modo possibile."
"Non c'è alcun 'suo territorio'" obiettai.
"Per ora. Ma non è una tipa conosciuta per aver mollato in partenza. Fa qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vuole. E non usa regole." Mi spiegò. "Pensa bene come fare Camille, stai passeggiando in due campi minati." Aggiunse.
"Cosa...?" Corrugai la fronte.
"Non c'è più bisogno che tu finga. Per quanto cerchi di tenerlo nascosto, a te stessa anche, le persone se ne accorgono." Scrollò le spalle.
"Jasmine!" La chiamai.
Lei mi fece l'occhiolino e scappò via.
"Campo minato?" Borbottai tra me e me. "Tenere nascosto cosa, poi? Di che dovrebbero accorgersi?" Continuai, mentre entravo in mensa.
Andai a prendere il mio pranzo e mi sedetti al solito tavolo. Mio fratello stava parlando al telefono con qualcuno, perciò non fece tanto caso a me.
Posai il vassoio nella sedia che mi aveva tenuto libera.
Accanto a me Rider era stranamente sorridente.
Shannon gli stava mostrando qualcosa dal suo telefono.
"Ti ricordi quando abbiamo provato a fare surf?" Gli chiese, osservando una foto di loro due, al mare, con delle tute nere indosso.
"Si, mi ricordo soprattutto come sei caduta ancor prima di mettere piede sulla tavola." Rise Rider.
"Ma va! Come se fossi il surfista più bravo dell'universo! Hai resistito due minuti!" Esclamò lei.
"Non sarò il più bravo, ma il più sexy si." Disse lui, con un sorrisetto arrogante.
Shannon pigiò lo schermo del telefono con il pollice.
"Guarda qua!" Gli mostrò.
"Ma quando è stata scattata questa?" Chiese Rider, osservandola con attenzione.
"Eravamo in quel locale, era il secondo giorno di vacanza e ti eri ubriacato. Dicevi così tante sciocchezze che non riuscivo a smettere un secondo di ridere!" Spiegò Shannon.
"Si, quelle vacanze sono state indimenticabili. Vorrei ritornarci questa estate." Disse Rider, ricordando quei tempi.
Loro due avevano condiviso tanti anni, tanti momenti. L'uno conosceva l'altro. Nessuno poteva competere.
Mi alzai dal tavolo e uscii dalla mensa. Strinsi lo zaino in spalla mentre attraversavo il corridoio praticamente vuoto.
Una mano mi afferrò per il braccio e mi strattonò.
Un urlo mi uscì quasi di bocca quando qualcuno mi tappò la bocca.
"Camille! Sono io!" Sussurrò Mason.
Io lasciai un sospiro di sollievo.
"Mi hai spaventata tantissimo! Non farlo più!" Lo rimproverai.
"Scusa. Avevo voglia di vederti. Ieri sera ti aspettavo ma non ti sei fatta vedere." Disse.
Sbiancai improvvisamente, ricordandomi solo allora che io e Mason dovevamo vederci.
"Scusami! Posso giurarti che non l'ho fatto di proposito!" Scossi freneticamente la testa.
"Non so te, Camille, ma io voglio fare sul serio con te." Mi disse, guardandomi dritto negli occhi.
"Anche io!" Annuii.
Mi trovai colta di sorpresa.
"E vorrei che non ti frequentassi con altri, come non lo farò io. Se hai intenzione di impegnarti." Il suo tono mi fece capire che comunque lui non sarebbe stato d'accordo.
"Non pensavo fossimo a questo punto, non ne avevamo ancora parlato con chiarezza. Ma ho intenzione di impegnarmi anche io."
Le sue labbra si aprirono in un ampio sorriso.
"Sono felice." Mormorò.
Mi trascinò dentro ad un'aula e chiuse la porta. Mi afferrò il viso e mi baciò impaziente.
Andai a sbattere con la schiena contro ad un banco. Gli circondai il collo, per reggermi, e con una spinta della gambe mi sedetti sopra al banco.
Mason posò una mano sulla mia gamba. Pian piano la fece scivolare fino all'orlo della mia gonna.
Mi staccai dalle sue labbra.
"Che c'è?" Domandò, baciandomi sulla mandibola.
"Stavo pensando che non siamo mai usciti... seriamente..."
"Mh?" Mormorò. "Intendi ad un appuntamento?" Chiese.
"Beh, si."
Si staccò dal mio viso per guardarmi. "Se lo desideri, ci sto. Sta sera, ti porto a cena."
Sorrisi soddisfatta.
"Vestiti elegante." Mi raccomandò.
Scesi dal banco, gli lasciai un bacio rapido sulle labbra e mi allontanai da lui.

Con gli auricolari nelle orecchie percorsi il tragitto verso la palestra. Mi stavo portando il cambio e il necessario per potermi fare la doccia negli spogliatoi, cosicché Mason mi avrebbe raggiunta direttamente lì e non si sarebbe dovuto nascondere da mio fratello.
Salutai la ragazza alla reception e andai direttamente nella mia sala, dopo aver appoggiato la mia borsa in un armadietto.
Indossavo dei leggings grigi sportivi e un reggiseno sportivo nero, abbinato alle scarpe da tennis.
Rider, come mi vide, mi venne in contro sorridente. Io non ricambiai.
Distolsi lo sguardo dal suo, mentre concentrata mi legavo i capelli in una coda alta.
"Da dove iniziamo?" Gli domandai.
"Che ne dici di partire con qualcosa più pesante?" Mi chiese.
Lo seguii, diretto verso degli attrezzi che non avevo mai utilizzato.
"Questo attrezzo è efficace per i glutei e per le gambe." Mi spiegò. "Devi sdraiarti prona su questo materassino, questo cuscinetto va sopra ai talloni. Fletti le ginocchia fino a novanta gradi."
Feci esattamente come mi disse, silenziosa.
Lui mi seguì, correggendomi quando sbagliavo, e contando i miei esercizi.
Durante la mia pausa, mi fermai per bere un po' d'acqua.
"Sei uscita prima da scuola, oggi?" Mi domandò.
"Perché avrei dovuto?"
"Non ti ho vista a pranzo."
Quell'affermazione mi ferì nel profondo.
"Già." Mormorai.
"Domani hai impegni?" Mi chiese.
"Si." Risposi.
"E dopo?"
"Anche, infatti non posso fare tardi."
"Dove devi andare?" Mi chiese, curioso.
"Ho un appuntamento con Mason." Dissi con un'improvvisa allegria.
"Oh." Abbassò le spalle. Strinse le labbra.
"Continuiamo?" Gli domandai, inarcando le sopracciglia.
Il suo tono di voce diventò freddo e distaccato. Proseguimmo con gli esercizi. Ero certa che si stesse sfogando su di me, caricandomi fino a vedermi stanchissima. A tal punto da non riuscir ad alzarmi.
Appena concluso l'allenamento mi rintanai nello spogliatoio e mi feci una doccia calda, sperando mi aiutasse almeno un po' a rilassare i muscoli.
Per incontrarmi con Mason avevo scelto di indossare un vestitino che Cindy aveva scelto per me. Era rosso vino, tendente al bordeaux, ricoperto interamente di paillettes. Aveva due bretelle finissime.
Non aveva dettagli particolari, ma nella sua semplicità era favoloso.
Nel frattempo avevo lasciato asciugare i miei capelli al naturale. Lisci e morbidi.
Ai piedi misi delle scarpe un po' più casual, nere. Forse non erano proprio adatto a quel outfit, ma non volevo perdere del tutto la mia persona.
Qualcuno bussò alla porta. Una ragazza bionda e minuta andò ad aprire. Ritrovandosi Rider davanti, cercò di ricomporsi.
Lui attraversò l'intero spogliatoio, venendomi in contro.
"Hai dimenticato questi." Mi disse, porgendomi gli auricolari che avevo appoggiato su una panca.
Li presi e li infilai in tasca.
Mi fissò a lungo, da capo a piedi. Eppure non riuscii a decifrarlo.
Era del tutto inespressivo.
Raccolsi la borsa contenente i miei abiti e me la misi in spalla.
"Questo è lo spogliatoio femminile, dovresti uscire." Gli feci notare.
Lui, senza aggiungere altro, voltò le spalle e con la sua camminata determinata se ne uscì, chiudendo la porta con un colpo secco. Gli sguardi delle ragazze presenti si puntarono su di me.
Uscii dalla parte opposta della sua e mi recai fuori dall'edificio. Mason era già lì che mi aspettava, dentro alla sua auto bianca. Anche se era ormai calato il buio, luccicava sotto le illuminazioni artificiali dei lampioni e delle insegne circostanti. Aprii a portiera e mi sedetti accanto a lui, un aroma fresco e un piacevole calore mi avvolsero.
Anche lui si era vestito abbastanza elegante. Indossava una camicia bianca e dei jeans neri.
Si voltò verso di me e mi sorrise, accogliente.
Si accostò al mio viso. Sfiorò le mie labbra con le sue. Istintivamente trattenni il respiro.
Mi spinsi su di lui e lo baciai.
L'attrazione c'era. Era molto bello, bellissimo. Qualunque ragazza avrebbe voluto essere al mio posto. Ricevere le sue attenzioni. Il desiderio, anch'esso era presente. Sentivo il bisogno di baciarlo di continuo. Di sfiorare il suo corpo con le mie mani. Di accarezzare la sua pelle, i suoi capelli, i suoi muscoli.
Ma niente di più. Quel sentimento che per anni avevo pensato di provare per lui, non esisteva più. Non sentivo quelle famose farfalle svolazzare all'interno del mio stomaco, le gambe tremare, le mani sudare. Non mi batteva il cuore all'impazzata, come mi capitava quando ero più piccina e gli capitava di sorridermi.
Era sbagliato stare con qualcuno per bisogno, per il piacere di essere considerata, ma era quello che stavo facendo con lui.
"mh... hai un buon profumo..." mormorò contro la mia pelle.
Mi staccai dalle sue labbra e mi agganciai la cintura. Lui, dopo essersi ripreso, impugnò il volante.
"Sei pronta, signorina?" mi chiese, con un sorrisetto.
"Andiamo!" sorrisi.

\\

Oh oh... aria di guai!

Che pensate di Shannon e Rider? Vi piacciono?

Del comportamento di Camille in questo capitolo??

Rispondete alle domande o fatemi sapere cosa ne pensate della storia!

Per i lettori di rebel: finalmente l'epilogo è quasi pronto. Avevo bisogno di riflettere sulla fine della storia, per quello ho ritardato un po'!

Vi voglio bene, Niky ! 💕

The boy who stole my heart Where stories live. Discover now