Capitolo LXII - Andrea

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-"Guarda verso sinistra.. Su quel mento!" urlava Noemi, la fotografa.

Eseguii, e cercai di esaudire le richieste assurde che mi faceva. Erano tre ore che scattava sempre la stessa posa, e avevo i muscoli rigidi per lo sforzo, ma, come mi era stato insegnato, non dissi nulla e la lasciai fare.

Ogni tanto voltavo lo sguardo per controllare Mia, e tutte le volte la trovavo intenta a guardare Noemi, e a capire come si stesse muovendo, e cosa volesse ottenere. Aveva lo sguardo rapito, e fui felice di averla portata con me.

Finalmente, dopo altre due ore, la fotografa si ritenne soddisfatta, e il marchio anche, pertanto andai a rivestirmi, mentre notai che Mia andava a vedere gli scatti e a parlare con Noemi.

-"Amore?" la chiamai quando fui pronto.

-"Arrivo!" disse salutando Noemi e gli altri ragazzi della produzione.

Non appena fummo fuori, mi parlò di tutto ciò che l'aveva colpita, e fu un fiume di parole.

-"Hai proprio fatto la scelta giusta amore.." le dissi baciandole il naso.

-"In che senso?"

-"A scegliere la carriera fotografica.. Quando guardi una macchina fotografica o chi fotografa, ti si illuminano gli occhi.."

-"Davvero?" mi chiese contenta.

-"Si amore.. Davvero!"

Tornammo a casa per pranzo, e dopo qualche chiacchiera, ci preparammo per ripartire.

-"Non rimanete fino a sera?" mi chiese Stefano.

-"No.. Abbiamo i cani a casa, e Tommy non può badarli a vita.."

-"Giusto.. Mia, volevamo parlarti di una cosa.." disse Alberto.

Lo guardai storto, perchè non sapevo di cosa volesse parlarle.

-"Ditemi!" disse lei sorridente.

-"Ne abbiamo parlato, e se Andrea è d'accordo, vorremmo che tu venissi a stare qui durante l'anno scolastico.. Così non devi andare in casa con sconosciuti o spendere uno sproposito in affitto.. Da qui alla Kaverdash ci sono quindici minuti di tram, e dado potrebbe stare qui quanto e come vuole finchè non decide.." disse guardingo fissandomi.

Restai allibito.

-"Grazie ragazzi! È una proposta splendida e non me l'aspettavo! Ci penserò su!" rispose Mia stringendomi la mano, prima di alzarsi ed andare ad abbracciarli uno ad uno.

Non c'era storia: i miei amici avevano un debole per Mia. Io ero felice, perchè sarebbe stato un modo per avere "vicino" lei e loro.

Sorrisi e feci l'occhiolino ad Alberto.

-"Grazie fratello!" dissi abbracciandolo.

-"Te la teniamo d'occhio noi" mi sussurrò all'orecchio.

-"Lo so.. Grazie!"

Salutai anche gli altri, poi uscimmo, per tornare a Bologna.

Ero più tranquillo di quando eravamo partiti, quindi mi rilassai al volante, mettendo il cruise control ai 130 km/h, e guardando solo la strada.

Mia si addormentò, e in due ore e un quarto fummo a casa. Mi chiese di passare un attimo da lei: aveva parlato con il padre, e voleva fermarsi a casa a raccontare tutto e a salutare i suoi. Mi disse anche di andare a casa intanto, e che mi avrebbe raggiunto.

-"E chi ti accompagna?" chiesi parcheggiando.

-"O mia madre o mio padre.. Vuoi entrare a salutarli?" mi chiese iniziando a scendere.

Una favola modernaOnde histórias criam vida. Descubra agora