Capitolo III - Mia

13.2K 200 0
                                    

Erano le 9.00 e la sveglia non accennava a smettere di suonare. Mi svegliai, e mi misi subito in moto.

Avevo mille cose da fare prima di andare a lezione: farmi la doccia, portare fuori il cane, fare la puntura alla nonna, e comprare i quotidiani. Il tutto in un'ora e mezza.

Corsi in uno dei bagni, e mi misi sotto la doccia. Mi asciugai, mi vestii, pettinai i capelli, misi un velo di fondotinta e il mascara, ed ecco, ero pronta ad uscire.

Chiamai Asia, che corse subito a farsi mettere il guinzaglio, ed uscimmo.

Non feci in tempo ad accendere il cellulare che mi arrivò un sms di Anna, che mi diceva di aver dato il mio numero ad Andrea. Mi bloccai.

"Fermi tutti! Allora era davvero suo il messaggio di ieri sera! Evvaiiii!"

La ringraziai per avermi avvisata e decisi di rispondere ad Andrea facendo la finta tonta. Quindi gli scrissi un banale:"Scusa, ma chi sei?"

Al quale lui dopo qualche minuto, rispose:"Lo splendido ragazzo che ieri ti ha riaccompagnato alla macchina!"

"Ma tu guarda che arrogante" dissi sorridendo, tra me e me.

Decisi di rispondergli a tono, e gli scrissi:"Strano, non ricordo nessuno splendido ragazzo! Se ne avessi incontrato uno, sicuramente me ne ricorderei :)"

10 minuti, ed arrivò la sua risposta:"Vediamo se questo ti rinfresca la memoria" e vidi che in allegato, vi era una foto, anzi, una sua foto.

Gli risposi che ora avevo capito, e lo ringraziai per la buonanotte della sera prima, era stato davvero carino, aggiunsi poi, che se voleva, avremmo dovuto sentirci dopo, perchè nel mentre, ero riuscita a finire le mie commissioni, ed arrivare a lezione.

Non potevo distrarmi durante matematica.

Già non ci capivo niente, se in più avessi perso il filo della lezione, l'esame non l'avrei passato nemmeno piangendo in turco, perchè il professore, non era il massimo nelle spiegazioni.

Misi via il telefono, mi sistemai accanto a Luca, che mi aveva tenuto il posto, gli diedi un bacio sulla guancia, e tirai fuori il quaderno e le penne, pronta per tre ore di lezione.

Avevo conosciuto Luca il primo giorno di Università, e da allora, stavamo sempre vicini a lezioni, e studiavamo assieme.

Tre ore dopo sospirai esausta, e mi preparai per la scarpinata che mi avrebbe portata a casa di mia zia Carolina, dalla quale mi fermavo tutti i giorni a pranzo e nelle pause delle lezioni.

Non abitavo lontano dall'università, ma mi era più comodo fermarmi lì, anche perchè così facendo, potevo passare più tempo con l'amore della mia vita: Giovanni, colui che chiamavo mio cugino, ma di fatto non lo era. Mi spiego.

Mia mamma a 16 anni conobbe Carolina, colei che io chiamo zia, e divennero amiche.

Nel frattempo, mio padre conobbe colui che chiamo mio zio, Lorenzo, e divennero inseparabili. Quando mia madre si fidanzò con mio padre, presentarono Lorenzo e Carolina, che di lì a breve si sposarono.

Nel 1992, nacque Giovanni, e cinque giorni più tardi nacqui io. Idem successe nel 1996, per Riccardo, mio fratello, e Michele, fratello di Giovanni.

Ma mentre Ricky e Michi, erano sì molto affezionati, ma non esageratamente, io e Giovanni, eravamo inseparabili.

Non c'era posto dove non andassimo assieme, ci difendevamo sempre a spada tratta, in tutto e per tutto, e visto che quando da piccoli, dicevamo di essere fratelli, nessuno ci credeva, iniziammo a dire di essere cugini, chiamando i rispettivi genitori zio e zia.

Oggettivamente, non siamo parenti, ma come mi piace dire, lui lo è, è la mia metà. Ovviamente, non nel senso romantico della cosa, perchè non potrei mai fidanzarmi con lui, ma è la persona alla quale tengo di più, e fa parte di me.

Quindi perché mangiare a casa o in mensa, quando posso andare da lui, trovare pronto, e sentirmi a casa?

La cosa bella è che quando Giovanni ha compiuto 16 anni, Carolina, fece ristrutturare l'appartamento sopra il suo, e lo trasformò in un paradiso per ragazzi, permettendo a lui e a Michele di trasferirsi su, senza genitori.

Arrivata a destinazione, suonai due volte il campanello.

Senza nemmeno chiedere chi fosse, ricevetti il tiro, e iniziai a salire le scale. Passai da mia zia, a salutarla e lasciare la borsa.

-" Ciao zia! Come stai? Che c'è di buono oggi?", chiesi sorridendo, e mi diressi ai fornelli, per dare una sbirciata.

-"Ciao Chicca! Tutto bene e tu? Le lezioni? Ah guarda non c'è nulla per te e gli affamati, solo insalata!" disse ridendo, visto che ogni volta, i miei due cugini si lamentavano che la colf non sapesse cucinare bene, e mia zia rispondeva che avevano del mangiato, e che quindi potevano anche digiunare.

-"Tutto a posto! Stancanti ma bene! Ma smettila! Non ci credo nemmeno se vedo! Poi questi buoni odorini, sembrano tutto tranne che insalata"

E così dicendo, fregai una patatina che stava finendo di cuocersi in forno, e corsi fuori dalla cucina. Mi fermai ad accarezzare il gatto, e uscii di casa.

Feci una rampa di scale, e mi attaccai al campanello.

Dopo qualche secondo sentii i passi pesanti di mio cugino, ed ecco che mi aprì la porta.

Appena lo vidi gli saltai in braccio e gli schioccai un bacio sulla guancia.

-"Ehi, ehi, ehi! Come mai così allegra oggi?" disse mettendomi giù, e dandomi un bacio in fronte.

Mi misi sul divano e gli riassunsi brevemente della festa, dell'incontro con Andrea, e dello scambio dei messaggi. E fu solo allora che mi ricordai di non aver controllato se mi avesse risposto.

-"Tranquilla dai, ci guardi tra poco quando scendiamo!"

-"E allora scendiamo no?" gli dissi mettendogli un po' di fretta. Ma non sembrò funzionare.

-"Aspettiamo Michi e scendiamo! È già pronto?" mi chiese.

-"Quasi" risposi sorridendo.

Dopo qualche minuto di relax davanti alla TV, ecco arrivare Michele, che senza nemmeno salutarci, esordì dicendo:"Oh vi muovete pelandroni? Dopo due ore di educazione fisica, mi mangerei anche il gatto!"

-"Eccoci, eccoci" disse Giovanni, mi prese per mano e mi tirò su, e con i suoi due metri di altezza, non fece nemmeno fatica.

Scendemmo le scale, e appena la colf ci aprì la porta corsi a prendere il telefono, e vidi che non c'erano messaggi, ma solo una chiamata di Veronica. Ci rimasi malissimo.

Misi via quel maledetto affare e andai a tavola, dove in un minuto mi tornò il sorriso.

Amavo quella famiglia. Mancava solo lo zio, che viaggiando molto per lavoro, non c'era quasi mai purtroppo.

Il resto della giornata passò in fretta, tra lezioni e chiacchiere; così mi ritrovai ad andare a prendere la macchina, che avevo lasciato non troppo lontano dalle aule, e tornai verso casa.

Sarei dovuta andare a volontariato, ma ero molto stanca, ed essendo sei mesi che non saltavo un giorno, decisi che avrei potuto riposarmi, senza sentirmi in colpa.

Pensai di essermi messa sul letto solo un secondo, e invece fui svegliata alle 22.00, dall'abbaiare di Asia. Era tornato mio padre e lei gli faceva le feste.

Pensai che avendo dormito quattro ore, mi avrebbe aspettata una notte in compagnia di un paio di libri e della TV.

Mi alzai e mi diressi in cucina, per cercare qualcosa da mettere sotto i denti.

Trovai mia mamma intenta a parlare al telefono, e mi disse di prendere il mio cellulare, che nell'ultima mezz'ora non aveva fatto altro che squillare.

Lo presi in mano e vidi tre chiamate perse da parte di Andrea.

Una favola modernaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt