Capitolo LXXII - Mia

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Le vacanze erano finite, e l'indomani mi sarei trasferita a Milano, per cominciare finalmente gli studi. La settimana prima, io e Andrea eravamo andati a sistemare la sua camera nell'appartamento dei ragazzi, e ora restavano solo un paio di valigie da portare su; mentre i miei amati libri, e le fotografie erano già al loro posto. Più si avvicinava il momento della partenza, più Andrea era distaccato e nervoso. Da un lato lo capivo, ma dall'altro no: in fondo, sarebbe stato solo per un anno, e stavo andando a Milano, non a Timbuctù. Tutti i weekend ci saremmo visti.
Ero nervosa ed eccitata, e lo stress si ripercuoteva sul mio fisico: ero sempre stanca e debilitata; e invece che avere un fidanzato che si prendeva cura di me, avevo un'orso.

-"Mi aiuti dado?" gli chiesi indicando le valigie da portare all'ingresso.

-"Si.." disse monosillabico.

-"Grazie.. Dopo torni a casa da solo, o mi prendi con te?" chiesi abbassando lo sguardo.

Eravamo dai miei, e non sapendo cosa gli passasse per la testa, avevo paura non mi volesse a casa.

-"Sei seria Mia?"

-"Si.. È una settimana che non ti si viene vicino.."

-"Non è vero.."

-"Si invece.. E a sto punto mi vengono dei dubbi su ogni cosa.." dissi sedendomi stancamente sul letto.

-"Smettila" disse sbrigativo, portando giù le valigie.

Avevo voglia di piangere, ma non ci riuscivo. Mi presi la testa tra le mani e scivolai per terra, appoggiandomi alle ginocchia. Dovevano essere giorni bellissimi, e invece erano un'incubo.

-"Andiamo?" mi chiese entrando.

-"Si.." chiusi la porta della mia camera, e mi lasciai alle spalle la mia infanzia.

Sarei tornata, certo, ma mi aspettava una nuova vita.
Salutai i miei genitori e mio fratello, assicurandogli che ci saremmo sentiti, e che ci saremmo rivisti nel weekend; e così mi avviai alla macchina di Andrea, visto che il giorno seguente mi avrebbe accompagnata lui a Milano.
Una volta a casa nostra, mi buttai per terra a coccolare i miei adorati cani. Mi sarebbero mancati un sacco, abituata com'ero ad averli sempre intorno.

-"I miei cuccioloni.. Come farò senza di voi? Belli siete.." dissi appoggiando il viso su Tartufo.

-"Sopravvivrai.." disse sarcastico Andrea, sottovoce.

-"Ti ho sentito.. Questa potevi risparmiartela.." dissi acida.

Non mi rispose, e se ne andò in camera, uscendone poco dopo con la borsa da allenamento in mano.

-"A dopo.." disse uscendo.

Non lo considerai, e ci rimasi malissimo. Era la sera prima della mia partenza, e lui usciva. Ero delusa e amareggiata.
Mandai un sms ad Alberto.

"Dì al tuo amico, che questo è il modo più veloce per perdermi.. E che se non è questo che vuole, è meglio che si dia una svegliata!"

Inviai, e attesi una risposta, che nel giro di un paio di minuti arrivò.

-"Mia, non so cosa stia succedendo al momento, ma non credo proprio voglia perderti.. Provo a chiamarlo. Aspetta."

Lessi l'sms e lanciai il telefono sul divano. Per il nervoso mi trovai in bagno a vomitare. Ci mancava solo quello.
Dopo un'oretta, sentii la porta aprirsi, è un Andrea arrabbiato, sbattere la porta.

-"Perchè hai messo in mezzo Alberto? Non sono cazzi suoi!" esordì.

-"Intanto ti rilassi, poi non l'ho messo in mezzo.. Cercavo solo un modo per arrivare a te, visto che non mi consideri."

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