Capitolo XXVIII - Mia

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Erano passati tre giorni, e non riuscivo a smettere di fare salti di gioia.

Dopo quella brutta discussione, Andrea era tornato per starmi accanto, e avendo chiarito, avevamo passato tutto il tempo insieme; ridendo, scherzando e conoscendoci sempre meglio.

Avevamo una sintonia pazzesca: riuscivamo a prenderci in giro sempre, senza offenderci, e a capire molte cose l'uno dell'altra, senza dircele.

Mi ero sbagliata a non dirgli subito della partenza dei miei.

Avrei potuto evitare una litigata inutile visto quanto ci trovavamo bene. Ma le mie stupide paure erano sempre in agguato.

Infatti ogni tanto mi trovavo a fissarlo, e a pensare cosa ci trovasse in me di speciale.

Certo, avevo un passato che non tutti potevano vantare, ma non credevo fosse positivo.

Una cosa però era certa: gli piacevo. Quindi smisi con le mie assurde paranoie, e decisi di godermi questi momenti, sperando di non venirgli a noia con il tempo.

Finalmente ero guarita, e potevo riprendere in mano la mia quotidianità. Era venerdì, quindi la mattina non avevo lezione. Gli unici impegni che avevo erano la puntura a mia nonna, medico con il nonno e volontariato dalle 15 alle 19:30.

Andrea mi aveva chiesto se la sera poteva portarmi fuori, e io, ovviamente, avevo acconsentito.

Mi alzai verso le 9, e senza svegliare il bellissimo ragazzo al mio fianco, andai a prepararmi.

Mi lavai, e mi vestii comoda: jeans, maglietta e felpa.

Presi il giubbotto, legai i cani, e andai alla volta di casa dei nonni, che distava 5 minuti a piedi.

Lungo il tragitto, mi fermai a prendere il pane e i giornali per i nonni, e la colazione per me e Andrea.

Portai a termine la missione puntura, e feci una passeggiata coi cani. Tartufo e Asia erano stupendi insieme, proprio come me e Andrea. Ero proprio cotta.

Tornai a casa, chiesi a Dora di apparecchiare visto che era già arrivata, e salii a svegliare il mio ragazzo.

Lo trovai come lo avevo lasciato: tutto storto e scoperto. Mi levai le scarpe e lo spinsi dal suo lato.

-"Mmm.."

-"E spostati pigrone!" gli intimai ridendo.

Lui in tutta risposta, mi abbracciò e mi strinse. Scoprii dunque che non stava dormendo.

Lo abbracciai a mia volta e gli baciai il petto nudo.

-"Giorno eh! Giù c'è la colazione.. E qualcosa mi dice che tra un'ora tu hai lezione!"

-"Mmm.. Lezione.. Mmm.."

-"Sì! Proprio quella!" dissi continuando a baciarlo.

Ad un tratto, mi alzai e scesi le scale, sentendo chiaramente le sue proteste. Mi diressi in cucina, e preparai la mia tazza.

Dopo nemmeno due minuti, mi aveva raggiunta, e dopo avermi dato un bacio sulla fronte, iniziò a sbirciare tra i sacchetti.

-"Che cerchi?"

-"La mia colazione!"

-"E chi ti dice che sia lì da qualche parte?" gli chiesi mettendo una cucchiaiata di latte e cereali in bocca.

-"Il fatto che anche ieri c'era!" si zittì un attimo poi esultò:"Eccola! Vedi? Grazie!"

Mi abbracciò da dietro, e mi diede un bacio sulla guancia.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now