Capitolo LVIII - Andrea

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Campetto. Amici. Pallone. Basket. Ecco la mia seconda gioia dopo Mia. Quando poi c'erano questi mini tornei, ero troppo carico, perchè sapevo quanto i ragazzi ci tenessero.
Con la moto, ci misi meno di quindici minuti, e in un soffio fui in palestra. Adoravo l'odore che si respirava quando aprivi le porte a vetri, e ti ritrovavi sul lucido parquet. Guardai in basso, e osservai le mie jordan sul pavimento: era tutto perfetto.

Purtroppo, da quando Mia si era fatta male, avevo rallentato molto il ritmo degli allenamenti, sia con la mia squadra, sia con quella con mio fratello; per prima cosa perchè volevo starle vicino, e per seconda, non c'ero con la testa. Quindi andavo saltuariamente agli allenamenti, e la domenica stavo ovviamente in panchina. Pensandoci in quel momento, un po' mi era pesata questa situazione, ma nulla di esagerato: il basket ce l'avevo nel sangue, e non avrei mai smesso di giocare, mentre invece, Mia aveva bisogno nel presente, e io dovevo esserci.

-"Ragazzi!" esordii dando pacche sulle spalle a tutti quelli che incontravo.

Fui travolto da una miriade di: "Ciao dado!", "Vè mo chi si vede!", "Ecco il mister!", "Andre!". E fui felicissimo di questa accoglienza affettuosa. Mi cambiai in spogliatoio, dove incontrai Tommy, poi tornammo entrambi dai nostri compagni, già pronti per allenarsi.

Non ci risparmiammo, e a fine serata, eravamo cotti come al solito; e come da tradizione, ci trovammo sdraiati sul parquet a ridere e riprendere fiato.

-"Amici.. Ho una notiziona!" esordì Tommy.

-"E quale?" chiese Matteo.

-"Il nostro dado ha messo la testa a posto, e ha iniziato a convivere!"

-"No! Impossibile!" disse Guglielmo.

-"Ma che cazzo dici?! Dai!" disse Alberto.

-"Non ci credo nemmeno se lo vedo! Dado che convive? Ahahahah bella questa!" disse Michele.

-"Scusatemi? Ci sono anch'io eh!" dissi schiarendomi la voce.

-"Sì ma è qualcosa di incredibile.. È vero?" mi chiese Riccardo.

-"Sì.. Verissimo! Al torneo ve la presento.. È fantastica.." dissi sorridendo.

-"Alè! L'abbiamo perso!" disse Tommy ridendo.

-"Mi sa di sì.." confermai ridendo.

-"Non vediamo l'ora di conoscere colei che ti ha rubato il cuore!" disse Davide.

-"E io sono contento di presentarvela.. Però dovete fare i bravi! Promettete!!!" dissi serio.

-"Promesso!" dissero in coro tra le risate generali.

La serietà nella nostra squadra non era proprio di casa, anzi, regnava l'ilarità e l'allegria. Dopo qualche altro minuto di chiacchiere, mi alzai, e andai a farmi la doccia, il più velocemente possibile. Avevo un motivo: c'era Mia a casa ad aspettarmi, ed era un motivo più che sufficiente per farmi dare una mossa.
Io e Tommy aiutammo Alberto a fare la doccia, vista la paralisi alle gambe, poi andai a vestirmi, senza nemmeno asciugarmi i capelli.

-"Ciao! Ci vediamo la prossima settimana!" dissi prendendo il casco, e allacciandomi il giubbotto leggero.

-"Ciao bro!" mi disse Tommy, salutandomi con la mano e facendomi segno di chiamarlo dopo.

Uscii, e mandai un sms a Mia, dicendole che stavo arrivando, e se era ancora sveglia. Misi il cellulare in tasca e percorsi con calma il tragitto che mi separava dalla palestra a casa.
Stavo mettendo la moto in garage, quando lo squillo dell'iphone mi scosse.

-"Si?" chiesi senza nemmeno controllare il numero.

-"Indovina chi si è scordato di richiamarmi?" sentii dire dalla voce squillante di Michela.

"Oh no! E adesso che cazzo vuole questa?" pensai stringendo il cellulare.

Non le avevo rivolto la parola dal weekend passato, e non volevo certo farlo in quel momento. Fui tentato dall'idea di sbatterle il telefono in faccia, ma ero troppo educato.

-"Cosa vuoi?"

-"Parlarti.. Non mi è piaciuto come ci siamo lasciati domenica, quindi pensavo.."

-"Scordatelo. Qualsiasi cosa tu abbia pensato." dissi interrompendola.

-"Ma non sai nemmeno cosa volevo dirti.."

-"Appunto, e non mi interessa! Ora se non ti spiace, ho una ragazza a casa, da cui tornare. Ciao!" dissi spegnendo il telefono, onde evitare altre chiamate.

Chiusi il garage, e mi avviai al mio appartamento. Feci le scale, e lungo esse, sentii un profumino delizioso. Mi fu chiara la provenienza, quando, arrivato sul pianerottolo, aprii la porta, e mi trovai davanti la tavola apparecchiata, piena di cose dall'aspetto delizioso.

-"Mia?" chiesi non vedendola.

-"Arrivo arrivo!" disse tamponandosi con una mano i capelli, e reggendosi alla stampella con l'altra.

La osservai mettersi dritta e sorridermi. Aveva addosso una mia vecchia maglia extralarge colorata, che le faceva da vestito, e un paio di calzettini bianchi. Doveva essersi appena fatta la doccia, visto i capelli bagnati.

-"Ciao.." mi disse sorridendomi e aspettando una mia mossa.

Non saprei descrivere la sensazione che provai in quel momento, ma corsi a prenderla tra le braccia, e una volta infilate le mani tra i suoi morbidi capelli, le catturai le labbra in un bacio passionale.

-"Sei uno spettacolo.." le sussurrai sulle labbra.

-"Ma smettila!" disse abbassando gli occhi.

-"No. Smettila tu.. Sei stupenda Mia.." dissi facendo scorrere le mani sulla sua schiena, fino ad arrivare alle natiche.

-"Ehi tu! Giù le mani!" disse ridendo e afferrandomi i polsi.

-"No.. Mi piace la posizione.." dissi accarezzandole il sedere e le cosce.

Improvvisamente ero affamato. Ma non di cibo.

-"Immagino, ma prima si cena!"

-"Lo so che hai lavorato per ore amore, e non intendo sprecare nemmeno un boccone, te lo giuro, ma adesso voglio salutare come si deve la mia fidanzata.."

-"In tal caso, non sono nessuno per oppormi, ma prima fammi mandar giù un boccone.." disse languida, prima di infilarsi una fragola ricoperta di cioccolata in bocca.

La mandò giù, poi ne prese un'altra, che appoggiò sulle labbra, porgendomene un morso. Non me lo feci ripetere due volte, e assaggiai la frutta direttamente dalla sua bocca, per poi approfittarne per assaggiare il suo sapore. Sapeva di buono: cioccolato, fragole, dentifricio e amore. Appoggiai la stampella al muro, e presi Mia in braccio.

"Ora si, che sono a casa!" pensai con il naso tra i suoi capelli.

Appoggiai la sua schiena al muro, facendo attenzione a non farle male, e mi persi tra le sue labbra. Era incredibile, non riuscivo mai a starle lontano e a tenere le mani al loro posto.

"Chi se ne frega!" dissi tra me e me, dandomi dell'idiota da solo: in fin dei conti, era la mia fidanzata, e se le mie attenzioni non le piacevano, poteva rifiutarmi.

Invece anche sta volta, non lo fece, anzi, sembrava famelica.

-"Ciao.." disse roca mordendomi il labbro inferiore.

-"Ciao a te.." le risposi fissandola negli occhi.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now