LXXXIV - Andrea

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Ero così scosso. La mia vita era cambiata in men che non si dica, e non ci capivo più nulla. 

In poco più di due anni ero passato da scapolo screanzato ad essere padre: chi l'avrebbe mai detto?

Da quando Mia era entrata nella mia vita, nulla era più come prima, tutto aveva un altro sapore, e nonostante mi fossi comportato come un'idiota più e più volte, ora eravamo insieme.

Non riuscivo a capacitarmi di poter tornare a Bologna. A Milano ero infelice, e Mia l'aveva capito: incredibile. Quella non era la mia città e per quanto odiassi ammetterlo, anche il fatto di essere lontano dalla mia famiglia giocava un forte ruolo. Dalla morte di Camilla, avevo sviluppato un forte attaccamento, e anche se erano solo 200 km, per me erano molto.

Certo, per Mia l'avrei sopportato, ma la mia felicità era innegabile.

Io, Andrea Lambroghini, avevo contribuito alla creazione di un'altra vita; e niente mi avrebbe mai tenuto distante da quel pargoletto.

Un pensiero mi colpì: le cose dovevano veramente cambiare; come aveva detto Mia, nemmeno io avrei sopportato un'altra rottura. Impossibile. Dovevo provarle una volta per tutte chi ero diventato grazie a lei, e dove avrei voluto arrivare. Ero io l'uomo, e dovevo prendere in mano la mia e la nostra vita insieme. Basta parole non dette, incomprensioni.

Ovvio, niente è perfetto, e ne io e ne lei lo saremo mai, ma la nostra famiglia dovrà avere solide basi e mai crollare davanti alle difficoltà. La nostra situazione era instabile, e non potevo lasciarla così.

Non appena tornammo a Bologna, la portai dai suoi.

-"Amore, ho bisogno che ti fidi di me.." le sussurrai tra i capelli sull'uscio di casa.

-"Cosa intendi?" mi chiese alzando il volto e sfiorandomi il naso con il suo.

-"Sinceramente? Devo riordinare le idee, perchè ho un gran casino in testa, e sento il bisogno di fare qualcosa, anche se non so ancora cosa. Ti chiedo quindi di fare l'ultimo sforzo per comprendermi. L'hai già fatto altre volte, pentendotene, ma ti giuro che sta volta non sarà così.." sospirai e presi coraggio:"Ti amo come non ho mai amato nessun'altra, e proprio per questo devo mettere ordine nella mia vita. Non ti sto lasciando, e non ti sto chiedendo pause; ti chiedo solo un paio di giorni."

-"Non ti seguo.."

-"Nemmeno io.." le sorrisi, "voglio solo essere il miglior fidanzato e futuro padre possibile, e per farlo, devo lasciarti qui a casa tua, alle cure dei tuoi genitori; e fidati che è la cosa più difficile che io abbia mai fatto.. Mi perderò due giorni con il mio scricciolo!"

-"Posso solo dire che l'ultimo anno è stato il periodo più strano di tutta la mia vita, quindi se sul vialetto di casa mia, sei arrivato a questa conclusione, e mi assicuri che non vuoi lasciarmi, fai pure. Mi fido.."

-"Davvero?" Mia non avrebbe mai finito di stupirmi.

-"Si, davvero, mi fido di te."

-"Grazie amore mio.." le sussurrai tra i capelli e l'accompagnai dentro.

Salutai la sua famiglia, e l'ultima immagine che ebbi di Mia, era quella di lei accoccolata sul suo sdraio in giardino, con Asia accanto. Un'immagine perfetta.

Non persi tempo, avevo già parlato col mio capo, e complice forse anche la sua amicizia con mio padre, mi aveva concesso un part time agevolato, con un piccolo periodo di aspettativa, per quando sarebbe nato Alessandro.

Ero ancora stranito nel fare il suo nome, a tratti non ci credevo ancora.

Il lavoro era a posto, con il basket avrei continuato finché possibile, perchè la mi valvola di sfogo era necessaria; mentre il grosso lavoro da fare era quello a casa. Sborsai fino all'ultimo centesimo dei miei risparmi per convincere una ditta di traslochi e uno studio di architettura, per starmi a sentire, e accontentarmi. 

Avevo completamente rivoluzionato le due camere: la nostra era più o meno la stessa, ma avevo comprato un letto nuovo, con un lettino bianco coordinato e  agganciabile tramite le sponde al nostro; mentre i grossi cambiamenti li avevo apportati a quella che prima era una stanza da svago.

Da camera da scapolo d'oro, era diventata l'isola per Alessandro. Avevo scelto un tono neutro per le pareti, di un delicato color beige, su cui avevo fatto applicare vari animaletti e personaggi delle favole. Avevo mantenuto la poltrona preferita in pelle di Mia, accanto cui avevo fatto mettere una culla circolare, con tanti sonaglietti. C'era un enorme sacco di giochi e un fasciatoio su un lato, mentre un comò per tutti i vestitini sull'altro. 

Personalmente, avevo poi acquistato insieme a mia madre, un completino tutto azzurro, coordinato con cuffietta e calzini per il suo primo giorno, e solo a guardarlo lì, nel suo pacchetto regalo per Mia, mi stavo emozionando.

Sistemata la casa, era ora di fare delle chiamate.

Tempo addietro Mia mi aveva detto di essersi innamorata di un posto, dove con le amiche, anni prima, avevano partecipato ad una festa privata, non ricordavo esattamente come si chiamasse, ma facendo due ricerche su internet lo trovai subito. Il Sympò.

Riuscii a fissare un appuntamento con il titolare, e me lo accaparrai per San Valentino. Sapevo che era un giorno che odiava, ma forse questa sarebbe stata l'occasione giusta per farla ricredere.

Contattai una fioraia, sempre consigliatami da mia madre, e mi ritenni soddisfatto. Mi mancava la chiamata più difficile da fare: Veronica.

In parte ero convinto mi odiasse, ma vidi che mi rispose dopo poco, quindi forse non mi odiava poi così tanto.

-"Ciao Veronica, scusa se ti disturbo.." esordii.

-"Ciao Andrea, nessun disturbo! Dimmi tutto, Mia sta bene??"

-"Si si, tranquilla" la rassicurai sorridendo.

-"Ah ok, sai quando si è incinta, l'imprevisto è dietro l'angolo.."

-"Non è rassicurante questa cosa.." dissi pensando al fatto che l'avevo appena abbandonata.

-"Ma no, stai tranquillo! Mia è forte, e mio nipote anche!"

-" Speriamo.. Arrivo al sodo.. Sto organizzando una sorpresa a Mia e.."

-"Ommioddio!!!! Cosa? Quando? Dove? Racconta!!!" urlò prima che potessi finire la frase.

-"Calma, calma, calma.. Lasciami parlare!" dissi ridendo.

-"Scusami, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo.. Ok, ci sono, spara!"

-"Ecco, come ben saprai, è tutto un gran casino, e negli ultimi mesi, ci sono state tante problematiche che ci hanno allontanato. Ora, stiamo per diventare genitori, e voglio che questa cosa cambi. Ho intenzione di chiedere a Mia di sposarmi, e per farlo voglio avere la location perfetta, e voglio che tutti, e dico tutti i suoi amici e le persone per noi importanti ci siano. Ed è qui che entri in giro tu.. Mi serve un'alleata.. Una complice diciamo.. devi aiutarmi a mantenere il segreto fino al 14, e aiutarmi a contattare tutti.. Puoi aiutarmi?"

-"Ok, aspetta che metabolizzo prima di rimettermi ad urlare.. devo mantenere questa reazione per la proposta!"

-"Fai pure.." sorrisi.

-"Bene, sono pronta ad entrare in azione. Cosa devo fare?"

Iniziammo a buttare giù una lista di persone da chiamare, e suddividercela, per poi passare agli aspetti pratici della serata. Difatti Veronica nel pomeriggio, l'avrebbe portata a fare shopping, costringendola a provare abiti adatti, e facendogliene comprare uno. Poi l'avrebbe dovuta portare dal parrucchiere e dal truccatore.

Quella sera era la sua serata, e doveva sentirsi una principessa oltre che esserlo per me. Io dal canto mio, andai dall'orefice per farmi preparare l'anello giusto. Per Mia non bastava un solitario, no, ci voleva qualcosa di unico, e ovviamente blu.

Mi feci accompagnare da Giovanni in questa missione, poiché sicuramente mi avrebbe aiutato. Quando fummo soddisfatti del disegno, lasciai l'acconto e mi raccomandai di finirlo in tempo, e che fosse magnifico.

Decidemmo di fermarci a bere qualcosa, e fu piacevole passare del tempo insieme. Lo conoscevo da tanto, ma erano stati rari i momenti in cui avevo parlato realmente. Ci raggiunse anche Riccardo, il fratello di Mia, e ne fui felice. Era proprio un bravo ragazzo, ed era super contento per la sorella.

La prima giornata era passata, e tutto sommato era andata bene; ora mi aspettava la sfida più dura: fare i patti con me stesso.

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⏰ Last updated: Jun 13, 2017 ⏰

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