Capitolo VI - Mia

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In macchina, oltre alla musica che scorreva, c'era silenzio. Non uno di quei silenzi pesanti, anzi, era uno di quei momenti dove due persone non sentono il bisogno di dirsi nulla, stanno bene e basta.
Dopo circa un quarto d'ora di viaggio, entrammo nel garage, Andrea parcheggiò, e scendemmo dall'auto.
Prendemmo l'ascensore, che ci portò all'ultimo piano. Rimanemmo a guardarci per qualche secondo, poi lui estrasse le chiavi dalla tasca, aprì la porta.

Ciò che vidi quando entrai, mi stupì davvero. Non so dire come mi ero immaginata il suo appartamento, ma non assomigliava di certo a questo.
Vi era un largo ingresso, che portava ad un grande open space composto dal salotto sulla sinistra, con tre divani messi a formare una U, con al centro la TV, e la cucina e la sala da pranzo sulla destra, con un grande tavolo in vetro, e un'isola di legno chiaro e pietra satinata, in linea con il mobilio.
L'arredamento era moderno e di buon gusto, sui toni del bianco e del grigio, mentre per terra vi era un parquet di un delicato marrone.
Ma ciò che mi colpì di più, fu l'immensa vetrata che si apriva su un patio, dal quale si vedeva tutta Bologna. Davvero magnifica.

Mi destai dai miei sogni, e dissi:"Complimenti! Hai una casa davvero stupenda! Non ho parole!"

-"Grazie Mia, mi fa piacere ti piaccia.. Ci ho messo due anni, ma alla fine è venuta come volevo io"

-"Ah l'hai arredata tu?"

-"Eh si..ho scelto tutto, dal pavimento, agli arredi, ai colori dei muri"

-"Allora devo farti i complimenti anche per il buon gusto.." e gli sorrisi di cuore, poi gli chiesi dove potevo poggiare i fiori, visto che non me ne ero ancora separata.

-"Vieni, dammeli pure" disse dirigendosi dietro l'isola, per prendere un enorme vaso in cristallo. Lo riempì d'acqua, e mi avvicinai per metterveli dentro.

Lo sentii sospirare nel momento in cui mi accostai a lui, e vidi che mi sorrideva ancora.
Mi allontanai, e mi diressi verso la vetrata.
Mi venne vicino e mi disse:"Se vuoi, fintanto che non ho finito di cucinare, puoi dare un'occhiata in giro, compreso uscire sul patio.."

E così dicendo si avviò ai fornelli, arrotolandosi ancora di più le maniche della camicia, e togliendosi le scarpe, proprio come facevo io di solito. Amavo stare scalza, le ciabatte non facevano proprio per me.
Mi diressi verso la vetrata e l'aprii, uscendo all'aria fresca. Mi accorsi che anche il patio era arredato perfettamente in linea con gli interni.
Vi era un tavolo tondo in legno, con quattro sedie, e lì accanto, c'erano due sdraio, con un piccolo tavolino rettangolare.
Un'altra cosa che mi colpì, fu il notare un canestro, con due o tre palloni abbandonati lì intorno.
Davvero un bel posto. Poi mi accorsi di una cosa. Mi aveva detto di avere un cane, ma non vedendolo, mi chiesi dove fosse.
Non feci in tempo a chiedermelo, che volai per terra. Un muflone mi era venuto addosso, e adesso mi stava leccando tutta la faccia.
Iniziai a ridere di gusto, accarezzando questo bestione color ebano, quando tutto ad un tratto, sentii che veniva spostato, e che mi veniva porta una mano per aiutarmi ad alzarmi.

-"Scusami, sono mortificato! Quando siamo entrati Tartufo era in camera mia, perchè come suo solito si è chiuso dietro la porta, e quando l'ho aperta, è corso qui!" disse Andrea imbarazzatissimo.

-"Scusami davvero!" continuò a dire.

Io invece non riuscivo a smettere di ridere. Amavo quel lato dei cani, e quando trovavo qualcuno disposto a giocare, impazzivo.

Quindi gli dissi:"Scherzi? Stai tranquillo! Ero impreparata, e come mio solito sono finita col sedere per terra, ma non c'è niente di cui preoccuparsi! Torna pure ai tuoi fornelli, che io e Tartufo abbiamo molto da raccontarci!"

E così dicendo lo spinsi via, mi tolsi quegli stramaledetti tacchi, presi una palla, e mi misi a giocare con quel Labrador stupendo.
Era il doppio di Asia, e a differenza sua, non vedeva l'ora di farsi coccolare. Difatti, imparai ben presto che non lasciava la palla, se non dietro un lauto compenso in carezze.
Non saprei dire quanto tempo passò, ma dopo un po' Andrea arrivò a chiamarmi, era pronta la cena.
Chiesi dov'era il bagno per lavarmi le mani, e me lo indicò.
Si trovava in fondo al corridoio, che partiva al centro tra sala e cucina. Notai che vi erano due porte a sinistra e una sola a destra.
L'unica aperta era quella di destra, dove vidi un letto matrimoniale, ed immaginai fosse la sua stanza.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now