Capitolo XXVI- Mia

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Mi svegliai con un mal di testa tremendo, e conoscendomi, mi fu chiaro che avevo la febbre. Di nuovo. Con tutti i farmaci che prendevo, non potevo ne fare il vaccino, ne prendere l'antibiotico, e avendo le difese immunitarie basse, passavo tre o quattro giorni al mese a casa.

Era tremendo. Bastava che qualcuno tossisse e io una settimana dopo stavo male, come diceva Gio. Aveva ragione.

Richiusi gli occhi, tanto avevo visto che Asia non c'era, quindi doveva essere in giardino, e avrei potuto tranquillamente evitare la passeggiata.

Presi la coperta che avevo ai piedi del letto, e la aggiunsi al piumino leggero con cui ero coperta.

Mi permisi finalmente di pensare al weekend appena trascorso. Ero stata benissimo, e con Andrea mi divertivo davvero un sacco.

Poi sua sorella era un'amore, proprio come la sua famiglia.

Si vedeva che erano molto uniti, e mi trovai ad invidiarlo, perchè la complicità che vedevo in tutti loro, nella mia famiglia, non ci sarebbe mai stata purtroppo.

Gli mandai un sms:"Buongiorno.. Indovina un po'? Ho la febbre :( c'è un infermiere disponibile?" e gli allegai una mia foto sotto le coperte.

Poco dopo mi mandò una sua foto a petto nudo, su cui si era disegnato una croce rossa, e indossava un foglio di carta, a mo di cappellino, dove vi era il medesimo disegno:"Certo! Pronto ad entrare in azione!" poi mi chiamò.

-"Piccola.. Stai tanto male?"

-"Noo.. Qualche linea di febbre.. Non sono moribonda ecco!" dissi sorridendo.

-"Te la senti di star sola la mattina? A pranzo sono da te! Perchè ho due lezioni che non posso proprio saltare.."

-"Ma scherzi? Certo! Quando vuoi ti aspetto.."

-"Allora vado poi come un fulmine arrivo!"

-"Sì mio eroe!" scherzai con voce adorante.

-"A dopo principessa!"

-"A dopo.."

Misi giù la chiamata e mi resi conto ancora una volta, di quanto lui fosse dolce con me, e di quanto poco lo fossi io nei suoi confronti.

Mi chiamava piccola, cucciola, principessa, tesoro etc, e io solo per nome, niente soprannomi.

Solo una volta mi era scappato, e l'avevo chiamato dado, nome che avevo sentito usare spesso dai suoi familiari e compagni di squadra.

Non c'era nulla di male, eppure ero frenata. Anche perchè spesso, nella mia testa, mi veniva da chiamarlo 'amore'. Ovviamente non perchè ne fossi già innamorata, in due mesi non era possibile, ma mi piaceva su di lui.

Di sicuro non l'avrei mai chiamato così. Non per ora almeno.

Mandai un messaggio a Luca, in cui gli dicevo che non sarei andata a lezione, e uno a Gio, per dirgli che non andavo a pranzo, anche se probabilmente se ne era già accorto visto che ci incrociavamo tutte le mattine in facoltà.

Facevamo lo stesso corso, ma lui era più avanti di me perchè, quando in seconda superiore eravamo stati bocciati entrambi, lui aveva recuperato facendo due anni in uno, mentre io no. Quindi mi passava tutti gli appunti dei corsi. Meglio di così non si poteva.

Gio mi disse che sarebbe passato la sera a farmi compagnia, dato che i miei e mio fratello erano volati in Kenya ieri notte, e non sarebbero tornati prima di dieci giorni.

Facevamo sempre così quando eravamo soli.

Non avevo detto nulla ad Andrea, perchè da un lato volevo stesse tutta la settimana con me, dall'altro non volevo esagerassimo. Non potevo rischiare che si stufasse di me. Mi piaceva troppo.

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