Capitolo LXXXI - Mia

1.8K 99 6
                                    

Avevo preso una decisione: siccome avevo appena finito il primo semestre, avrei rimandato l'altro semestre di un anno. Sapevo che erano solo altri sei mesi, ma mi accorgevo di quanto Andrea si stesse impegnando a starmi accanto, ma di quanto fosse infelice a Milano.
Non era partito quando lo avevano fatto i suoi amici, e ora lo costringevo io a lasciare casa e lavoro. Non era giusto. Inoltre non ero molto in forze, e mi avevano detto che dovevo stare attenta a non fare sforzi, cercando di riposare il più possibile; non era una gravidanza a rischio, ma non doveva diventarla.

-"Quindi vorresti riprendere il corso l'anno prossimo a Marzo?" mi chiese Miranda, la preside della scuola.

-"Si esatto.. Pensavo di farcela, ma non è cosi.. Sono riuscita a finire gli altri quattro corsi, ma non me la sento di cominciare i nuovi, che sono molto più pratici che teorici!"

-"Certo Mia, capisco. Guarda, non c'è alcun problema visto il preavviso, e la tua gravidanza; magari teniamoci aggiornate, e chiamami a dicembre, cosí mi dici come va, e se pensi di farcela a tornare, cosí ti teniamo il posto!"

-"Grazie mille!" risposi contenta.

-"Figurati.. Quando si può, è bello venire incontro alle esigenze dei nostri studenti.. A presto cara!" disse alzandosi e stringendomi la mano.

-"A presto, e grazie ancora!"

-"Figurati.. E auguri per il bambino!"

-"Grazie!"

Era fatta. Ora dovevo solo comunicarlo ai ragazzi e ad Andrea. Chiamai prima i miei genitori, e lo avvisai che sarei tornata a Bologna; poi con calma, mi diressi in quella che per sei mesi era stata la mia seconda casa.
Mi fermai a fare un po' di spesa, perchè la notizia meritava una cena speciale; poi salii in casa e fui accolta da Ste, che mi tolse subito le sporte della spesa dalle mani.

-"Mia, potevi avvisarci! La facevamo noi la spesa!" disse lui in tono apprensivo.

-"Ma ho solo preso due cosine!" dissi togliendomi il giubbotto, e restando in un caldo vestitino di lana.

-"Due cosine eh?" chiese Andrea arrivandomi da dietro e abbracciandomi.

Solo gli abbracci mi erano concessi a quanto pare.

"Anzi: abbracci, e baci sulla fronte", pensai stizzita.

Non ne potevo più, e speravo che una volta a casa, questo sarebbe cambiato. Era per me diventato impossibile averlo accanto, ma non toccarlo. Saranno poi anche stati gli ormoni, ma avevo sempre piú voglia di stargli accanto e fare l'amore. Lui invece era stoico. Di pietra. Non cedeva di un millimetro, e io me ne dispiacevo.
Mi ero informata, e fino ai sei mesi di gravidanza si potevano avere rapporti senza problemi; poi nell'ultimo trimestre bisognava stare attenti, ma non era sconsigliato.

Volevo ritrovare il mio fidanzato.

-"Andrea?" chiesi girandomi leggermente.

-"Si?"

-"Vieni di là un attimo che devo parlarti?"

-"Va bene.." disse incuriosito.

-"Male male amico!" disse Ste sghignazzando.

-"Vedremo!" rispose Andrea.

-"Bhe quando una donna dice che deve parlarti, non è mai un buon segno!"

-"Ma io non sono una donna.. Sono la sua!" dissi facendogli una linguaccia, e facendo sorridere Andrea.

Lo presi per mano, e lo portai nella nostra camera. Chiusi a chiave la porta, e mi misi di fronte a lui.

Una favola modernaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora