Capitolo XXVII - Andrea

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"Ma vaffanculo" pensai incazzato nero.

Non potevo crederci: non mi aveva detto niente, e aveva preferito il suo amichetto a me.
Fantastico. Bell'inizio.
Uscii sbattendo la porta, e una volta in macchina sbattei le mani sul volante.

-"Che cazzo!" ripetei un paio di volte.

Chiamai Alex e Pier, e mi misi d'accordo per uscire.
Non sarei di certo rimasto in casa a rimuginare.

"Non mi vuole? Benissimo." pensai spingendo sull'acceleratore. Avrei trovato qualcuna che mi volesse, se questo era quello che voleva.

Quando mi arrabbiavo, smettevo di ragionare, quindi inconsciamente, speravo di non fare una qualche stupidaggine.
Il pomeriggio passato insieme mi sembrava solo un lontano ricordo.
Ero un tipo veramente orgoglioso e geloso, quindi la rabbia, mi offuscava facilmente la vista, come in questo caso.

Arrivai a casa, portai fuori Tartufo, mangiai qualcosa e mi feci una doccia.
Mi vestii, mi sistemai per bene i capelli e aggiunsi un filo di profumo. Ero pronto.
Raggiunsi i miei amici in un locale, bevemmo qualcosa e ci dirigemmo in una delle uniche discoteche aperte infrasettimanalmente.
Non dovendo guidare io, ci diedi dentro con l'alcool.
Ero abituato a bere, ma di solito mi trattenevo, se non come in questi casi, nei quali perdevo il bene dell'intelletto. Controllai il telefono, e non vi era nessun messaggio.
Non mi aveva neppure mandato un sms. Proprio dispiaciuta.

Scesi in pista e mi scatenai con i miei amici. Nel giro di qualche minuto individuammo un gruppetto di ragazze, e ci avvicinammo a loro.
Erano quattro ragazze: due truccate come Moira Orfei, e due, mediocri di viso, che però erano vestite come se fossero uscite da un bordello.
I miei amici avevano fatto una gran scelta insomma.

Buttai giù un altro drink, e mi lasciai avvicinare da una delle quattro. Iniziò a strusciarmisi contro, e all'inizio poteva anche essere divertente, ma dopo qualche istante, mi diede fastidio.
Non la conoscevo, non mi piaceva, e soprattutto: non era Mia.
Ballai con lei qualche altro minuto poi, alquanto indispettito, la allontanai.
Nemmeno il tempo di spostarmi, che l'amica prese il suo posto.
Persi la pazienza, e andai al bar. L'alcool non faceva che peggiorare il mio umore, e invece che non pensare a Mia, facevo l'opposto.
Avvisai Ale e Pier, e chiamai un taxi per farmi riportare a casa.

Ero un gran cretino. E lo ammisi mandandole un messaggio:"So che è tardi, ma sono un cretino. Scusami."

Tornato a casa andai a letto, e iniziai a pensare a come farmi perdonare. Ero talmente bresco, che mi addormentai in pochi minuti.

Mi svegliai abbastanza presto, a causa del mal di testa, ma invece che tornare a letto, mi alzai e mi vestii. Pronto per fare le mie scuse alla mia ragazza.
Presi Tartufo, lo portai a fare la passeggiata, e andai in una pasticceria a prenderle la colazione.
Riportai il cane a casa e partii.
Non appena arrivai, mi attaccai al campanello.

Mi aprì Dora, dicendomi che Mia era ancora di sopra. La ringraziai e salii.
Avevo paura ci fosse ancora il suo amico, o che lei non volesse vedermi, ma presi coraggio ed entrai in camera sua.
La trovai per terra accanto al bagno.

-"Mia!!! Stai bene?!" le urlai prendendola su quel tanto che bastava per metterla seduta.

-"Mmm.." mormorò lei.

La presi in braccio e la portai sul letto. Scottava da morire.
La coprii e andai di sotto a chiedere alla colf se poteva darmi il numero dei genitori di Mia.
Chiamai la madre e le dissi che sua figlia aveva la febbre altissima, e se potevo darle qualcosa.
Mi disse che potevo darle solo una Tachipirina, e che se fosse peggiorata, doveva andare al pronto soccorso, perchè altri farmaci non poteva prenderne.
La ringraziai e tornai su, con un bicchier d'acqua e la Tachipirina.
Appoggiai il tutto sul comodino, e andai da Mia.
La presi tra le braccia, e la tenni stretta. Pareva svenuta, ma in realtà stava solo dormendo.
Ero proprio un deficiente.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now