Papá(seconda parte)

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Mi svegliai stordita, da quello che sentivo ero su un divano.
Misi a fuoco le immagini. Ero in un grosso salone con un lampadario di cristalli enorme, di fronte a me c'era un camino acceso, alle preti c'erano delle foto, tra tutte mi colpì una in particolare che raffigurava due persone con insieme un bambino piccolo che sorrideva contento, gli mancava un dentino.

<<salve signorina Johnson>>
Mi voltai e vidi un signore che mi rivolse un sorriso cordiale e accogliente, il maggiordomo pensai.
<<il signor Johnson la aspetta nel suo ufficio>> giró le spalle e andò via.

Entrai in questa stanza anch'essa molto grande. In fondo c'era una scrivania in legno lucido e una poltrona simile a quella che c'è alla casa bianca. Lì seduto c'era un uomo dai capelli brizzolati è una barba curata, aveva uno sguardo da duro, mi intimoriva poco e niente.

<<finalmente sei ritornata a casa, non sai quanti anni ho passato a cercarti e non ci sono mai riuscito>> aveva gli occhi lucidi
<<tu sei Albert Johnson>>
<<si sono io bambina mia>>
Nella stanza ripiombò il silenzio, poi mi rivolse ancora una volta la parola
<<ho passato anni e anni nel cercarti, pensavo fosse tutto perduto. Mi sei mancata tanto. Sei mancata a tutti.>>
<<tutti?>>
<<si, sei mancata a tutti, me tua madre e tuo fratello>>
<<ho un fratello?>>
<<si, si chiama James, ora non è in casa ma arriverà molto presto. Ha due anni in più a te>>
<<okay. Ho un altra domanda>>
<<dimmi pure>>
<<perché mi hai "rapita?">> feci segno delle virgolette con le dita.
Lui sorrise e si alzó dalla poltrona venendomi incontro.
<< non è stata una mia idea, ne parlerò con i miei scagnozzi>>
Era tutto assurdo, quella casa, gli scagnozzi di papà, mio fratello.
<< cosa c'entra Bryan in questa storia? Perché l'hai obbligato ad abbandonarmi>> ringhiai furiosa
<<bambina mia, lui è il figlio di Cameron Russo. Il mio più grande nemico in affari>>
<< è una vecchia storia, non credi Albert?>>
<<chiamami papà>>
<<i figli sono di chi li cresce>>
<<purtroppo non ti abbiamo abbandonata, sono stati gli assistenti sociali mandati da Cameron>>
<<perchè avrebbero dovuto portarmi via allora?>>
<< perchè a quei tempi ero molto giovane e il potere prese il sopravvento su di me. Mi beccarono a comprare e rivendere Marijuana>>

Rimasi in silenzio, volevo capire cos era tutta quell'assurdità.
Dopo poco la porta si aprì, vidi un ragazzo molto alto, capelli castano chiaro e occhi verdi, mi somigliava.
Mi osservò per un istante con disprezzo e poi rivolse il suo sguardo ad Albert.
<<lei è Aurora, tua sorella>>
<<già è qui?>>
<<si>>
Mi scrutò ancora per una decina di secondi poi disse qualcosa ad Albert a bassa voce che non capii e andò via.

Esteriormente eravamo molto simili, tranne per i colori, lui aveva tonalità molto più chiare rispetto alle mie che erano scure. Caratterialmente invece per quello che notai era molto distaccato, quasi antipatico. Forse era solo perché non mi conosceva.
Mandai un messaggio a Damian dicendogli di stare bene, mi rispose poco dopo con un cuoricino. Mi arrivò anche un messaggio di Bryan che visualizzai e basta.

<<se vuoi ho preparato una camera per te>> disse mio padre.<< infondo al corridoio a destra>>
Corsi su per le scale e andai in quella che lui chiamò camera mia.
Era ampia spaziosa con al centro un enorme letto matrimoniale, in capo al letto c'era una finestra da dove di notte si potevano ammirare le stelle. Di lato a destra avevo una cabina armadio mentre a sinistra c'era la scrivania in bianco laccata e di fianco una sedia grigia.
Le pareti erano tinte grigio chiaro in stile moderno.

Una voce mi riportò sulla terra, era mio fratello, James.
<< che ti sia chiaro, sta alla larga da me. Hai già portato fin troppi guai>>
<<non ti conosco nemmeno. Comunque non ci tengo a starti vicino,tranquillo probabilmente me ne vado>>
<<speriamo>> mi rivolse un sorriso diabolico e chiuse la porta

Innamorata del &quot;nemico&quot;Onde histórias criam vida. Descubra agora