Capitolo 50

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Questo capitolo è abbastanza lungo, quindi ho deciso di dividerlo in due parti. Dunque dopo questa parte andate a leggere la continuazione ❤️

E quando pensi
di avere tutte le risposte,
la vita ti cambia
tutte le domande.
( Charlie  Brown)
*****

Dopo aver accompagnato Micheal a casa sua, il quale è andato via senza nemmeno degnarmi di un umile "ciao", Ed imbocca il nostro vialetto e salto giù dalla macchina.

Salgo lentamente i gradini che conducono alla porta d'ingresso mentre Ed mi segue trascinando con sé la mia valigia.
Arrivata davanti alla porta sono indecisa se bussare: sarebbe strano considerando che è casa mia, eppure ci manco da così tanto tempo che mi sento un po' imbarazzata.
Non riesco ad avere il tempo di risolvere il mio dilemma perché Ed mi precede infilando la chiava nella serratura e aprendo la porta mentre mi lancia uno sguardo perplesso.

Mi schiarisco la voce ma non appena la porta si apre completamente l'immagine di mia madre consente al mio strano disagio di sgretolarsi all'istante.
È in piedi accanto al divano color cammello nel salone mentre indossa uno dei suoi bellissimi sorrisi accoglienti mostrando i suoi denti bianchi perfettamente allineati.
Il suo viso è illuminato dai raggi del sole che entrano prepotentemente dall'ampia vetrata, mettendo in risalto le innumerevoli lentiggini sparpagliate sulle sue guance.
Mi sento già a casa mentre la osservo nel suo look decisamente semplice e informale e nei suoi lunghi capelli neri legati in un'imprecisa coda di cavallo.

<< Mamma >> squittisco mentre le mie labbra si schiudono in un sorriso e la raggiungo a passo svelto.
Avvolgo le mia braccia intorno ai suoi fianchi e mi lascio cullare da quell'odore di gelsomino così familiare che emana la sua pelle mentre lei mi accarezza dolcemente i capelli.

<< Tesoro... Come stai?>> mi chiede con il suo consueto tono premuroso.
Mi stacco dalla sua stretta rasserenante e osservo i suoi occhi neri come la pece solcati da una scintilla di contentezza nel rivedere me e Ed a casa.
<< Sto bene>> rispondo sistemandomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

<< Avete finito questo teatrino patetico?>> sbotta Ed in un finto tono scocciato ma so che in fondo vorrebbe anche lui un abbraccio.

Mia madre scoppia in una risata fragorosa e per tutta risposta si avvicina a lui abbracciando il suo corpo possente con le sue braccia magre e un sorriso soddisfatto e appagato sboccia sulle labbra di Ed.

<< Vi andrebbe un caffè?>> chiede dopo aver terminato le nostre eclatanti dimostrazioni d'affetto. Io e mio fratello annuiamo in modo meccanico nello stesso istante e la seguiamo in cucina, dove l'odore di zenzero invade tenuemente le mie narici.

Mi raggomitolo sulla sedia portandomi le gambe al petto mentre la mamma è intenta a preparare il caffè e Ed è seduto difronte a me smanettando sul suo cellulare.
La osservo nei suoi movimenti aggraziati e intanto ispeziono scrupolosamente ogni angolo della cucina.
Tutto è perfettamente come l'ho lasciato: pulito e impeccabile. Le pareti sono dipinte di un giallo ocra, sulle quali sono state appese una varietà di foto. Mi soffermo ad osservarne una in particolare, di molti anni fa: io e Ed seduti sull'incantevole spiaggia che caratterizza la piccola città del Sud Italia da cui proviene mio padre, intenti a costruire quelli che in teoria dovrebbero essere castelli di sabbia, in pratica sono semplicemente un ammasso di sabbia bagnata uniforme. Saetto il mio sguardo sulla figura accanto a noi che tiene in mano un secchiello colmo d'acqua intenta a distruggere le nostre realizzazioni: è mia cugina Clara.
Ho un rapporto speciale con lei, nonostante viva in Italia e riesco a vederla a malapena una volta all'anno.
Durante la stagione estiva molto spesso con i miei genitori andavamo a trovare la sua famiglia e passavamo le nostre vacanze in quel luogo paradisiaco circondato dal mare cristallino e dagli scogli impetuosi. Da quando i miei hanno divorziato però, qualche anno fa non sono più andata in Italia, ad eccezione di un'unica volta: per il funerale di mio nonno.

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