Capitolo 39 Damon

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Apro appena la porta del bagno, il tanto che basta per poterla vedere. Il vestito che indossa sembra esserle stato cucito addosso, i capelli raccolti in una coda alta le lasciano il viso libero e devo far appello a tutto il mio autocontrollo per non spalancare la porta, trascinarla qui e farla mia come da sempre immagino nella mia testa. L'osservo guardarsi intorno alla mia ricerca, la porta alle sue spalle si apre e mi irrigidisco non appena vedo quell'energumeno metterle le mani addosso. Stringo gli occhi ed esco dirigendomi al piano inferiore, punto dritto il tavolo riservato ai super alcolici.

«Dove eri sparito?», mi chiede Cody mentre mi verso da bere.

«Al bagno, perché? Volevi per caso venire a tenermi la porta?», rido buttando giù tutto d'un fiato la vodka liscia che sento bruciare nel petto.

«Quasi quasi mi mancava la tua stronzaggine, amico», si versa da bere anche lui sporgendosi verso di me con la finta di allungarsi a prendere una bottiglia dal fondo del tavolo. «Se non ti conoscessi così bene, potrei quasi pensare che ne hai combinata una delle tue», mi rimprovera. Abbozzo un ghigno e via con il secondo shot. Andrà su tutte le furie non appena scoprirà che ci sono io dietro tutto questo.

«Può darsi che abbia fatto qualcosa...», tento di dire osservando il liquido trasparente del mio terzo bicchiere, «ma questa volta non è una stronzata, anzi...», faccio intendere in mia difesa. Cody mi scruta perplesso, sta per ribattere quando veniamo interrotti da Joselyn.

«Allora, Sanders, che si dice in giro?», la guardo da capo a piedi e rido mentalmente per quanto sappia rendersi ridicola. Forse pensa di addolcirmi con la sua finta aria da santarellina. Ha tolto la maschera troppo in fretta, mostrando realmente chi fosse.

«Per ora nulla d'importante, ma sai, ho ancora qualche video fra le mani che potrebbe far parlare tanto la gente... ovviamente però non di me», rimarco strizzandole l'occhio.

«Siamo pari...», trattiene il fiato impallidendo, «puoi anche smetterla di fare lo stronzo», ribatte piccata.

«Pari? Smetterla di fare lo stronzo?», scoppio in una clamorosa risata, per poi raddrizzare la schiena e protendermi verso di lei che sembra farsi minuscola ancor prima che le mie parole possano schiacciarla. «Sono io a dire basta ai giochi...», piego la testa di lato come se volessi osservarla meglio. «Hai cercato di fottermi... quindi, se pensi che siamo "pari" sei ancora più stupida di quanto pensassi», la musica si spegne di colpo. Una luce viene puntata verso la balaustra del primo piano dove compaiono le quattro più importanti sorellanze della Kappa Alpha Tetha.

«Un attimo di attenzione prego», chiede Cristal. Incomincia il suo discorso sull'importanza di appartenere a questo rango, di come le persone vengano scelte con estrema cura per il loro profilo scolastico, per l'impegno dimostrato nel sociale. Il discorso che in un'altra circostanza mi annoierebbe a morte, cattura completamente la mia attenzione.

«Non posso crederci che tu l'abbia fatto sul serio», sussurra Cody al mio orecchio, non rispondo e pendo completamente dalle labbra della bionda ossigenata.

«Vi presento la nostra nuova sorella, Allyson Evans», gli occhi si illuminano quando la vedo comparire da dietro le quattro ragazze con indosso la giacca nera con il logo color oro stampato in rilievo. È perfetta, è questo il suo posto e se dovrò discutere con lei ne sarà valsa la pena.

«Com'è possibile?», quasi sbraita Joselyn. «Dovevo entrare io, era l'ultimo posto rimasto libero», faccio fatica a riderle in faccia, ma riesco a contenermi. Sono troppo concentrato sulla nuova KAT che scende le scale e viene verso di noi. Provo a guardare il suo sguardo e forse non è poi così incazzata come mi aspettavo.

«Complimenti, Allyson», esordisce subito Cody porgendole un calice di quel costoso vino con le bollicine.

«Grazie», risponde timidamente scoccandomi un'occhiata che non riesco a decifrare. Vorrei prendere a calci tutti i presenti per restare soli, stringerla contro il petto, sentire il profumo dei suoi capelli che inebriano il mio respiro, il sapore della sua bocca che mi marchia nell'anima; invece, devo far finta di niente mentre sento gli occhi di Alec che quasi la spogliano. Non perde occasione per avvicinarsi a lei.

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