Capitolo 3 Allyson

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Osservo tutta la scena: il modo in cui Alec guarda il ragazzo di fronte a lui, lo stesso che ho incontrato al campus. Non ho nemmeno il tempo di dire qualcosa che tutti scattano in piedi per dirigersi nel retro del pub.

«Che cos'è questa storia del leader?», domando a Joselyn mentre seguiamo gli altri lungo il corridoio, che si limita a guardarmi senza proferire parola. Sfioro invano il braccio di Alec, qualche passo avanti a noi, ma non si accorge nemmeno di me da quanto è preso nel rispondere al ragazzo di fronte a lui.

I miei occhi lo guardano togliersi la felpa, con un ghigno malevolo che deturpa il suo volto cesellato; la mascella contratta a mo' di sfida, disegna alla perfezione i lineamenti duri del suo viso dal quale spicca il verde smeraldo dei suoi occhi, in netto contrasto con il nero corvino dei capelli, mentre sono quasi ipnotizzata dall'inchiostro che marchia la sua pelle.

Vari disegni si intrecciano lungo il braccio sinistro fino ad arrivare al petto, dove percorrono parte del costato per poi scomparire dietro la schiena e scivolare lungo la spalla destra, districandosi in altre forme che ricoprono il bicipite.

Deglutisco a fatica, domandandomi cosa possa significare per lui ogni singolo disegno, ma in questo momento non è il suo aspetto a intimorirmi o le parole volgari che escono a ruota libera dalla sua bocca, quanto il suo sguardo. Credo di non aver mai visto occhi più tristi e spenti, dietro ai quali non riesco a scorgere nulla se non un enorme vuoto.

«Vedo che non hai perso tempo», commenta Alec indicando la sua schiena, dove sono ancora freschi i segni di alcuni graffi.

«Solo una ripassata ad una vecchia conoscenza», replica lui.

Resto quasi a bocca aperta e nel momento che i suoi occhi si posano su di me, non posso fare a meno di rabbrividire per la sua totale indifferenza nel pronunciare quelle parole, come se per lui tutto fosse un gioco. Continuo a guardare le persone che ho conosciuto quest'estate e mi sembra di vederle per la prima volta; non riconosco più Alec, i suoi modi dolci e premurosi sembrano svaniti nel nulla, rimpiazzati da una sua brutta copia, mentre lo guardo spogliarsi e fare un passo verso il ragazzo.

«Mi spieghi che diamine succede? Che cos'è questa storia del leader?», sbotto senza rendermene conto, ma questa scena non appartiene alla vita che ho fatto fino ad ora. Le nostre uscite erano normali, fatte di risate, qualche birra e non questo schifo che sta per materializzarsi di fronte ai miei occhi.

«Non ci credo», scuote la testa divertito il ragazzo.

«Damon, piantala», l'avverte Alec ammonendolo con un gesto della mano.

Damon, è così che si chiama.

«È meglio che vai, Ally», ribatte Alec.

«Non chiamarmi Ally. Non vado da nessuna parte finché», indico tutti i presenti, «qualcuno non mi spiega che cos'è questa storia!».

Bret guarda prima Alec, che serra la mascella e poi volge il suo sguardo a Ethel senza proferire parola. Vedo Joselyn scuotere il capo verso il fratello, il quale mi prende per le spalle: «Ho detto di andare!», mi ordina. La sua presa è più forte e decisa del solito, il suo tono non era mai stato così duro nei miei confronti; percepisco un nodo formarsi in gola strozzando le parole che vorrei pronunciare e per le quali non trovo il coraggio, sotto quello sguardo così nuovo sul mio corpo, tanto da farmi sentire per la prima volta troppo esposta di fronte a tutti.

«Quindi, la tua ragazza non sa come ti sei guadagnato la moto?», continua Damon alle sue spalle facendo schioccare le nocche delle mani e producendo un suono fastidioso in mezzo al silenzio che è appena piombato attorno a noi.

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