Capitolo 19 Allyson

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 Apro gli occhi e vedo le sue spalle scomparire dietro la porta della camera. Resto un istante a fissare la porta che ci separa e vado nella mia stanza. Incrocio le braccia al petto a disagio e mi guardo intorno. Non manco da molto, eppure sembra passato così tanto tempo da quando trascorrevo le mie giornate seduta alla scrivania di fianco alla finestra, mentre lasciavo i pensieri perdersi attraverso il cielo e i suoi colori che mutavano col passare delle ore. La mia testa è così affollata di domande verso quel ragazzo così strano. Non riesco a stare ferma, passeggio avanti e indietro per la stanza e alla fine cedo.

Ho bisogno di risposte.

Percorro il corridoio in punta di piedi e butto un occhio giù per le scale, la luce del salotto è spenta, mio padre dev'essere già andato a dormire. Il pugno sospeso a mezz'aria trema a pochi centimetri di distanza dalla porta di legno bianco laccato. Lo sento parlare con qualcuno ma decido di bussare ugualmente.

«Avanti», dice subito. Apro lentamente la porta entrando nella penombra della camera, illuminata dalla sola luce dei lampioni che filtra dalla finestra. Damon è sdraiato sul letto, si sorregge sui gomiti e riesco a scorgere i muscoli tesi sotto il tessuto della felpa. Con la schiena appoggiata alla porta e le mani dietro a impugnare ancora la maniglia, decido di farmi coraggio.

«Ho... Ho interrotto qualcosa?», chiedo con lo sguardo che scivola sul cellulare che ha ancora stretto fra le mani.

«No, era solo Cody e per giunta, alla fine, mi sono dimenticato di dirgli che sono a Boston», risponde con tranquillità. «Hai bisogno di qualcosa?», aggiunge sarcastico mettendosi a sedere con le gambe divaricate e i gomiti appoggiati sopra di esse.

Per un istante mi fisso le punte dei piedi che picchiettano frenetiche sul pavimento, mentre sento il suo sguardo percorrere lungo il mio corpo. È difficile da spiegare il modo in cui lo percepisco, è come se ogni fibra o cellula si animi di vita propria.

«Perché mi hai baciata?», chiedo in un sussurro.

«Perché ti ho baciata?», ripete con la voce carica di ironia. È stata una pessima idea, rimprovero a me stessa, mi ero illusa che la chiacchierata in macchina e la sua apparente gentilezza avessero cambiato qualcosa. Stiamo parlando di Damon e lui è così. Quanto posso essere patetica? «A me è sembrato che anche tu mi abbia baciato», aggiunge e il mio sguardo scorge le sue Converse a pochi centimetri da me. Sollevo lentamente gli occhi fino a raggiungere il suo volto. Si protrae verso di me, poggiando i palmi delle mani sulla porta ai lati della mia testa intrappolandomi.

«Allyson...», sospira e il profumo di menta e liquirizia riempie il mio respiro, riconoscendo il sapore che riesce a lasciare nella mia bocca. Mi mordo il labbro al ricordo del nostro ultimo bacio, dove il cuore martellava nel petto mentre annaspavo in cerca di quell'aria che lui mi stava strappando.

«Perché?», la sua mano mi accarezza la guancia scivolando sul collo, dove l'indice scorre lentamente su e giù e i brividi si propagano come fiamme in tutto il mio corpo. Deglutisco a fatica, la bocca è arsa e il suo sguardo richiama la mia attenzione. Quelle pozze verdi giada penetrano fin sotto alla pelle, si inchiodano su di me accompagnati da un sorriso sbieco.

«Mi piace il profumo della tua pelle», mormora annusando il mio collo e il corpo si schiaccia sempre di più contro la porta. «I tuoi capelli sono così morbidi», ne tiene una ciocca fra le mani e guardo le dita toccarla come fosse così preziosa per la delicatezza di quel gesto. «E tu, tu Allyson sei così...», il suo naso sfrega contro il mio, il pollice tortura la mia bocca con movimenti lenti dove le labbra, guidate da quel tocco, si rilassano fino a soffermarsi su quello inferiore che cattura fra i denti. Un gemito sfugge al mio controllo. Scende sul mento con piccoli baci e io sono paralizzata. Non riesco più a emettere un solo fiato, sono pervasa da sensazioni nuove, estranee al mio corpo e sono in trappola. Soffia e succhia lentamente la pelle del collo e con la mano sposta appena la maglia raggiungendo la spalla.

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