Capitolo 9 Allyson

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   Non so nemmeno io perché spreco il mio fiato con lui. Se si ritrova col labbro spaccato, se la sarà di sicuro cercata; anzi, gli sta proprio bene.

«Tutto a posto?», mi domanda Alec non appena lo raggiungo.

«Certo», sorrido timidamente. Non abbiamo più avuto modo di parlare, di passare del tempo insieme. «N... Non mi hai mai parlato di lui», indico con un cenno del capo Damon, intento a volersi scolare l'intera bottiglia di vodka che tiene fra le mani.

«Damon?», sorseggia la birra. «Ci conosciamo da sempre, ma ultimamente è stato fuori città», si limita a spiegare senza incontrare il mio sguardo.

«Sembra che tra voi sia successo qualcosa», lascio la frase sospesa a mezz'aria mentre osservo le sue mani serrarsi con forza sul collo della bottiglia di birra.

«Ally», si volta e mi accarezza la guancia, «non voglio avere segreti con te, ma è una questione della quale non ho voglia di parlare, per ora», annuisco e non insisto più di tanto, anche se ogni volta che loro due sono nella stessa stanza si percepisce un'atmosfera pesante.

Le continue battute e quegli sguardi di sfida, però, mi portano a chiedermi cosa sia realmente successo fra loro. Cody, con il suo entusiasmo eccessivo, mi fa trasalire dai miei pensieri sventolando davanti a tutti una bottiglia.

«Chi gioca a gira e striscia?», urla guardandosi attorno. Già il nome non sembra promettere nulla di buono.

«Alec, tu non giochi? Hai anche la ragazza», chiede Damon squadrandomi da capo a piedi e, a quelle parole, Alec sembra trattenere il fiato e irrigidirsi.

«Che cos'è?», domando perplessa. Non ho mai amato questi giochi. Ricordo di aver giocato una sola volta al liceo a obbligo o verità, scegliendo sempre verità onde evitare di ritrovarmi con qualche lingua indesiderata a rovistare nella mia bocca. Ovviamente, Damon ride come se avessi appena raccontato una barzelletta.

«Da dove vieni, ALLY?», il modo in cui rimarca il mio nome riesce a farmi perdere subito la pazienza.

«Boston», rispondo piccata incrociando le braccia al petto.

«Uscivi di casa ogni tanto? Feste, ragazzi e....», Alec gli dà una leggera spinta alla spalla facendolo indietreggiare.

«Piantala, Dam. Noi non giochiamo», sentenzia e lui solleva le mani in segno di resa. Beve un sordo di vodka direttamente dalla bottiglia producendo un rumore fastidioso quando stacca quest'ultima dalla bocca.

«Peggio per te, amico, ricordo che un tempo era il tuo gioco preferito», gli fa l'occhiolino e poi ci volta le spalle per raggiungere gli altri che sono tutti radunati in cerchio; vedo Joselyn di fianco a Cody.

«Jo gioca, perché non giochiamo anche noi?», esclamo sorpresa.

«Ma che cazz...», Alec si fionda sulla sorella e la solleva di peso da terra.

«Tu non giochi, Joselyn!», le ringhia contro.

Avevo ragione che questo gioco non prometteva niente di buono.

«Sì, che gioco», ribatte lei divincolandosi, «non puoi dirmi ogni volta cosa devo fare», protesta. Cody si alza in piedi e cerca di calmare Alec, che è deciso a non arrendersi alle richieste della sorella.

«Ehi», cerco di tirarlo per un braccio per farlo voltare. «È solo un gioco, Alec», lui si passa le mani fra i capelli.

«Gira e striscia, Ally», solleva le braccia al cielo esasperato prima di aggiungere: «si tirano strisce di cocaina, ora hai capito?», sbraita. Mi stringo nelle spalle sentendomi una tale stupida agli occhi degli altri che cercano di trattenere a stento una risata. Ethel si sporge a sussurrare all'orecchio di Bret, il quale ride clamorosamente.

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