Capitolo 37 Allyson

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«È stata quella telefonata del cazzo, non è vero?», resto in silenzio a fissare i ciuffi disordinati dell'erba. «Al, è per quello che sei scappata?», le sue mani mi stringono le spalle obbligandomi a guardarlo.

«C'è sempre qualcosa che non so... che mi nascondi...», sospiro e mi divincolo invano dalla sua presa. Il mio petto sbatte contro il suo, la fronte poggiata alla mia, le sue dita le sento premere sempre di più sulle braccia.

«Non puoi arrenderti...», mi supplica e non riesco a capire a cosa si stia riferendo. «T... Tu... tu sei così diversa che sto perdendo la testa, Al», occhi negli occhi, il mio riflesso nei suoi che mi guardano in maniera differente dal solito. «Devo ancora... ancora capire come muovermi, è tutto così nuovo per me», respira come se finora avesse trattenuto il fiato.

«C... Cosa devi capire?», chiedo con un fil di voce che sento spezzarsi. Ho bisogno che lo dica per me, voglio quella maledetta etichetta che ci dia un posto in questo mondo. Non mi bastano i suoi baci, le sue carezze, per poi urlarci contro e dividerci, scappare l'uno dall'altro perché tutto è come al solito "complicato".

«Come fare... come essere», sbuffa.

«Il mio ragazzo?», le parole scappano dalla mia bocca, faccio un passo indietro allo stesso tempo che lo vedo sorridere.

«Ehi... non muoverti», minaccia con dolcezza tirandomi nuovamente a sé. «Più o meno», aggiunge continuando a sorridere e trattengo a fatica il mio sorriso, richiamato dal suo al quale non posso resistere. Le labbra così carnose che si piegano all'insù creano quelle fossette che ti invitano a punzecchiare con un dito.

«Ho bisogno di certezze, lo capisci? Guardami», indico la mia persona come se portassi addosso i segni indelebili di quello che mi sta travolgendo.

«Dimmi cosa vuoi, Al?», chiede fissandosi le punte delle scarpe, come se avesse paura di ciò che sto per dirgli.

«La verità prima di tutto... e....», mi guarda mordendosi le labbra a trattenere forse la costante voglia di ribattere, «promettimi che non ci perderemo», aggrotta la fronte.

«Cosa vuoi dire?», non so se potrà mantenere questa promessa o se io stessa la manterrò.

«Qualsiasi cosa accada ci ritroveremo, sempre», dico quella frase tutta d'un fiato, d'istinto socchiudo gli occhi per la vergogna, in attesa di una sua risata che non arriva. Sento solo le sue labbra premere con foga contro le mie che non oppongono resistenza, concedendogli un permesso che non deve più chiedere. Il suo bacio si prende ogni parte delle mie incertezze e le chiude in un angolo di me stessa dove non potrò trovarle. Le mani sorreggono il mio volto rapito nel suo mondo. Una parte di Damon, come uno dei suoi tatuaggi, marchia la mia anima dalla quale nessuno potrà mai cancellare quello che provo per lui. «Devi ancora dirmi con chi stavi parlando al telefono», gli ricordo staccandomi da lui.

«Va bene, ne parliamo a casa», concede dandomi un ultimo bacio sulla testa e tirandomi verso la macchina. «Se ha un solo graffio torni a piedi», minaccia con un ghigno sbieco. Faccio spallucce.

«Potrei aver preso un marciapiede», rispondo con noncuranza, prendendomi gioco di lui che mi fulmina all'istante. «So guidare, Sanders», rimarco accigliandomi solo per il fatto che ne ha dubitato. «Insomma, è da sfatare questa storia ridicola sulle donne al volante», tossisce per finta.

«Guarda, EVANS, mi fido sulla parola ma guiderò sempre io», sentenzia facendo una corsa verso l'auto. Questo suo lato un po' infantile... Un po'? Sì, okay, un po' tanto infantile, cara gemella interiore, non mi dispiace affatto. «Vuoi stare ferma?», mi ordina lasciandomi intravedere solo il suo sguardo che spunta da oltre la tela.

UN AMORE PROIBITO Cuori SpezzatiWhere stories live. Discover now