Capitolo VIII - Mia

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-"Ok ok.. Non me ne intendo molto, ma Ingenito lo conosco, perchè con mio padre e i miei fratelli andiamo spesso lì!"

-"Anche io con mia madre, nelle rare volte in cui ha tempo per me.." dissi amareggiata.

-"Non dire così, più tardi voglio sapere tutto, ma ora vorrei continuare a vederti sorridere!" e così dicendo, mimò con le mani il gesto di tirarsi su gli angoli della bocca.

-"Che buffo!" dissi, poi aggiunsi:"Ok ok mi arrendo!" e sfoderai un bel sorriso.

Giungemmo a destinazione e parcheggiamo qualche metro più avanti, poichè prima non c'era posto. Scendemmo e ci avviammo verso il negozio.
Entrammo, salutammo il figlio del proprietario, e mentre Andrea si fermava a far due chiacchiere, io mi diressi al reparto donna, meditando di fare un giro al piano di sopra, dove il proprietario, teneva i vestiti più belli.

D'altronde, il battesimo della mia "nipotina" era un evento unico, quindi non avrei badato di certo a spese. Non che lo facessi mai, anzi.Lo shopping era per me una droga. Più compravo, più roba mi serviva. Il tutto a causa della concezione malata che mi avevano inculcato i miei, nella quale anche l'affetto poteva essere comprato.

"Stavo male? Mia madre mi comprava un vestito nuovo! Litigavamo? Ecco che mi comprava un paio di scarpe! Succedeva qualcosa che mi turbava? Un po' di soldi da spendere, di certo avrebbero giovato!" pensai.

Ecco com'ero cresciuta. Tutto si poteva comprare. Il problema era che negli anni, non sapevo nemmeno più cosa significasse desiderare qualcosa, perchè appena mi balenava in mente qualcosa, o ne parlavo, ecco che me lo compravo o lo ottenevo.
So che molti potrebbero pensare:"Ma di che si lamenta questa? Fossero questi i veri problemi!", ma io non so che cosa avrei dato, per ricevere un'abbraccio invece che un regalo, del tempo insieme invece che scarpe nuove, e via dicendo.
Ero arrivata ad un punto, che non sapevo più nemmeno io cosa volevo, e mi convincevo di aver bisogno di quella determinata cosa, solo per il gusto di possederla.
Ero davvero stupida.

Abbandonai le mie elucubrazioni, ed dissi subito alla commessa cosa stavo cercando, per quale occasione, e come dovevo risultare: elegante, semplice e non appariscente.
Mi disse di aver capito, e sparì alla ricerca di capi che potessero rientrare nei miei gusti.
Nel frattempo mi raggiunse Andrea, che si accomodò su un divano di fronte ai camerini.

-"Ti sono mancato?" esordì.

-"Uh un casino! Già mi mancava l'aria!" dissi mimando un ventaglio con la mano.

-"Se ti serve la respirazione bocca a bocca basta dirlo eh!" disse ridendo.

Non gli risposi, e mi addentrai in un camerino ad aspettare la commessa. Sentii Andrea avvicinarsi.

-"Ehi che ho detto di male? Non ti capisco.."

-"Nulla.. Non hai detto nulla di male.. Sono solo stanca!" mentii spudoratamente, e sperai di esser stata credibile.

-"Non credo sia per questo, ma se lo dici tu ok.."

Tornò al suo divano, poichè vide la commessa avvicinarsi. Aveva almeno 15 abiti. Si preannunciava una lunghissima prova.
Erano tutti capi troppo sportivi per i miei gusti, e troppo da signora. Va bene che era un battesimo, ma mica avevo 60 anni. Perciò provai solo due abiti, e non uscii nemmeno a farmi vedere. Mi rivestii, ringraziai Francesca, la commessa, e dissi che sarei salita al piano di sopra da Roberto.

-"Ehi hai già fatto? Non me ne hai fatto vedere nemmeno uno!" protestò Andrea.

-"Erano troppo sportivi e da signora, non li ho nemmeno provati! Vieni su con me? Lì dovrei trovare qualcosa sicuro!" dissi sorridendo. Gli porsi la mano e lo aiutai ad alzarsi.

Una favola modernaWhere stories live. Discover now