Capitolo 24 Damon

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Cosa le dico?

«Ora abito qui dietro», indico il palazzo di mattoni rossi e lei si volta verso la finestra.

«Abiti qui, cioè lì? Ma...», aggrotta la fronte e sorrido all'espressione che assume il suo volto. Stai sorridendo un po' troppo spesso.

Stavolta ti do ragione, stronzetta.

È l'effetto, Allyson Evans.

Ora però stai esagerando.

«Allora abiti qui dietro?», ripete facendomi trasalire dai pensieri.

«Sì. Jack mi ha dato l'appartamento in cambio di alcuni favori», ed ecco il suo sguardo inquisitore che mi scruta, volendo capire oltre quella frase.

«Jack. Chi è Jack?», mi alzo dal letto e giro per la stanza, fingendo attenzione per i libri esposti in perfetto ordine alfabetico sullo scaffale.

«Jack è uno dei soci del Masters», rispondo leggendo alcuni titoli. Canto di Natale, Dickens. Scontato. Jude l'oscuro. Però, pensavo di trovare di sicuro un testo di Hardy, ma non proprio questo.

«Che genere di favori?», sapevo che sarebbe arrivata questa domanda. Mi volto con il libro fra le mani. La copertina ritrae una donna con il suo ampio vestito dell'epoca insieme a un uomo in riva al mare. Quello che salta subito all'occhio, non sono i protagonisti, ma le possenti onde che si infrangono alle loro spalle, quasi come un presagio del loro destino tormentato.

«Veramente, Jude l'oscuro?», chiedo agitando il libro di fronte a lei.

«Perché, lo conosci?», rido divertito.

«Pensi che uno come me non possa conoscere certi romanzi di letteratura?», chiedo a mia volta.

«Non voglio... non volevo...», sollevo la mano per fermare le parole che cerca invano di trovare.

«Tranquilla, sono abituato a essere ETICHETTATO», rimarco. «Non mi ha regalato mai nulla nessuno, nemmeno quel bastardo di mio padre malgrado fosse il sindaco. Sotto questa pelle tatuata...», sollevo la manica della maglia mostrandole uno dei tanti tatuaggi: un maori, che parte dalla spalla fino a raggiungere il polso. Guardo i suoi occhi seguire ogni linea del disegno che sembra quasi legare il braccio stesso, per come i simboli si incastrano perfettamente, «c'è molto altro, anche sotto questo inchiostro nero», puntualizzo con l'amaro in bocca per essere stato giudicato anche da lei.

«L'avevo intravisto quando hai sfidato Alec, il primo giorno all'Irish Pub», sussurra.

«Scusa». Copro il simbolo che ho deciso di imprimere indelebile sulla pelle... una promessa, l'unica che mi è rimasta da mantenere. È il tatuaggio che simboleggia l'unione con la mia famiglia, ovvero mia sorella e mia madre. Le proteggerò da tutto e tutti. Ho già fallito una volta, non ce ne sarà un'altra.

«Cambiamo argomento. Tornando a questo romanzo. Non è la solita storia d'amore», il tentativo di sfuggire alle sue troppe domande alla fine mi si è ritorto contro, mostrandomi quelli che forse sono i suoi pregiudizi.

«Lo so, ma non tutte le storie hanno il loro lieto fine», china il capo imbarazzata, non capisco se sia per la divergenza di opinioni di pochi secondi fa o per questa sua strana affermazione. «Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda», aggiunge. Poggio il libro sullo scaffale con le sue parole che rimbombano nella testa. Non tutte le storie hanno un lieto fine. Perché una ragazza come lei dovrebbe pensarla in questo modo?

«Combattimenti», esclamo senza molti giri di parole. «Pensavi fossi una persona diversa, solo perché sono venuto fin qui?», domando scontrandomi con i suoi occhi delusi che mi fanno ribollire il sangue.

UN AMORE PROIBITO Cuori SpezzatiWhere stories live. Discover now