Capitolo 12 Damon

Start from the beginning
                                    

«Tutto a posto?», chiede Allyson alle mie spalle con in mano una federa, deve essermi caduta.

«Sì, vai a dormire», gliela strappo di mano in malo modo.

«Non voglio, cioè, io non vorrei...», cerca di dire e io stringo forte il tessuto che potrei strappare in un solo gesto se volessi.

«Sai, Allyson, parli un po' troppo», l'azzittisco e la noto rabbuiarsi, mi trattengo dal continuare a fissarla, l'oltrepasso, raggiungo la stanza seguito dai suoi passi, mi vesto al volo e prendo le chiavi della macchina poggiate sul mio comodino.

«Dove diamine stai andando a quest'ora?», chiede Cody.

«Tanto in questa stanza non c'è posto e, non ho più sonno», esco di tutta fretta. Ho bisogno di aria fresca, devo staccare con la testa o credo che impazzirò. Torno a casa di Bret, nella speranza che la festa non sia ancora finita anche se sono quasi le cinque del mattino. Premo forte sull'acceleratore bruciando tutti i limiti di velocità e un'altra scarica di adrenalina mi investe, sferzando ogni muscolo del mio corpo; arrivo lì in meno di dieci minuti. Nel viale sono rimaste poche macchine, posteggio sul marciapiede fregandomene.

Entro in casa senza bussare, lo scenario è lo stesso di ogni cazzo di festa. Bottiglie e bicchieri sparsi ovunque, ragazzi e ragazze semi svenuti sui divani e altri, invece, si divertono senza pudore sulla penisola della cucina.

«Sanders», grida euforico Alec venendo verso di me. È strafatto, gli occhi ormai rossi sono stretti in due fessure; prova a mettermi la mano sulla spalla ma lo scanso.

«Hai dato uno schiaffo alla tua ragazza, animale!», gli ricordo e intanto cerco fra le bottiglie sul tavolo qualcuna che sia ancora piena. Non posso continuare a mantenere la calma. Trovo del rum ancora intatto. Perfetto. Solo nel sentire il rumore prodotto dal tappo che si apre mi sento rilassare. Ne butto giù un gran sorso sentendolo bruciare nel petto. Ancora. Chiede la testa quasi in una supplica.

«Tu l'hai baciata», biascica barcollando. Continuo a bere e a fissarlo al tempo stesso. Chiudo gli occhi ad ogni sorso, sento la nausea darsi battaglia ma devo mettere a tacere quella voce nella mia testa.

«Non ha significato nulla. È stato dopo l'incontro al Masters», provo a spiegare, anche se credo che non mi stia neppure ascoltando immerso in chissà quale viaggio.

«S...Sai che le avevo detto di andarsene quella sera?», non riesco più a trattenermi. Scaravento la bottiglia al muro dipingendo la parete con il colore ambrato del liquore.

«Smettila!», ringhio avvertendolo. La rabbia sale dalla bocca dello stomaco stretta ormai in una morsa.

«Non è stata colpa mia. Ho provato a sterzare...», Bret irrompe nella stanza attirato dal frastuono.

«Che succede?», domanda stropicciandosi la faccia.

«Non mi perdonerà mai», mi addita, «sei tornato solo per vendicarti», ride come se niente fosse e cade col culo per terra.

La rabbia ha raggiunto il mio cervello prendendo a calci la ragione.

«Hai detto bene. Non ti perdonerò mai, sono tornato per vendicarmi, ma non te ne sei accorto che lo sto già facendo?», la confusione compare sul volto mentre un pezzo di me si spezza ancora una volta di fronte a quell'incubo.

«Di cosa... di cosa stai parlando?», farfuglia in preda al panico.

Sì, vedo la paura impadronirsi del suo sguardo, l'adrenalina scorre nelle vene prendendo il posto del sangue. Sorrido e mi piego sulle gambe per raggiungere la sua altezza.

UN AMORE PROIBITO Cuori SpezzatiWhere stories live. Discover now