Capitolo 8 Damon

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Esco dall'aula, sfilo il cellulare dalla tasca e mi decido a rispondere all'ennesima telefonata ricevuta nelle ultime sei ore.

«Ti ho detto che non dovevi chiamarmi, mi sarei fatto sentire io», ringhio. Ascolto le sue parole con le quali cerca di rassicurarmi invano.

«Non mi importa, qui è tutto uno schifo», tuono esasperato contro mia madre; so che non è colpa sua, ma la collera ha la meglio sulle mie azioni e senza pensarci chiudo la chiamata. Mi dirigo verso l'aula di economia aziendale, le lezioni stanno per terminare. Mi appoggio al muro e aspetto.

«Damon, non ho tempo per i tuoi giochetti», mi avvisa Alec non appena mi vede. Faccio un passo verso di lui bloccandogli il passaggio. «Io credo di sì, invece. Mi devi molto e lo sappiamo entrambi». Anche se tenta di mettersi a muso duro, sa che ci vorrebbe poco per metterlo con il culo per terra davanti a tutti, non sarebbe poi la prima volta.

«Quante volte dovrò ancora dirti che è stato solo un incidente?», continua a propinarmi le sue cazzate, con la convinzione che, malgrado siano passati anni, io abbia dimenticato quella notte che ha ormai messo radici nella mia vita.

«Fin quando avrai fiato», minaccio e sorrido di fronte al suo sguardo che vacilla alle mie parole.

«Cosa vuoi?», domanda.

Ecco quello che aspettavano di sentire le mie orecchie.

«Una tregua, per ora, visto che siamo tornati in pista», rispondo, tornerà utile tenerlo buono per un po' di tempo.

«Mi stai prendendo per il culo?», chiede incredulo.

«Ho una sola parola e sai quanto vale la mia. Quando dico una cosa è quella». Fino a quando mi andrà bene. Ovviamente dimentico di proposito di terminare la frase. «Allora?», incalzo mentre lui si guarda attorno come se avesse timore che qualcuno possa sentirlo.

«A una condizione», propone. «Allyson deve stare fuori dai combattimenti. Lei deve pensare che...».

Immaginavo che si sarebbe fatto comandare a bacchetta dalla biondina.

«Parli della mia sorellastra?», l'interrompo e vedo il suo volto impallidire all'istante.

«Quando l'hai...», biascica a fatica.

«Scoperto?», aggiungo io per lui mentre scrollo le spalle indifferente. Non ha importanza, tanto lei non lo sa e non ci voglio avere nulla a che fare», concludo intravedendola venire verso di noi di tutta fretta.

«Non dimenticarti che questa sera Bret dà una festa a casa sua per il nostro ritorno. È importante che ci vedano uniti, è solo una questione di affari, amico», gli ricordo. Lei si blocca non appena ci vede e i libri le cadono dalle mani; starà pensando che gli stia spifferando tutto riguardo a ieri sera. Sorrido e mi sporgo appena per godermi meglio la scena.

«Qualcuno ti sta cercando», dico ad Alec dandogli una pacca sulla spalla. Si volta per raggiungerla e io lo seguo, perché sono troppo curioso di vedere quel volto così innocente mortificarsi dalla vergogna.

«Tutto bene, Ally?», le domanda mentre si china a raccoglierle i libri da terra e in quel momento siamo uno di fronte all'altra. La fisso, vedo il timore rendere prigionieri i suoi occhi che si inchiodano ai miei. Mi passo il pollice sul labbro inferiore, la vedo ipnotizzata dal mio gesto e la cosa non mi diverte soltanto, mi stuzzica ancora di più.

«Sì, sono solo un po' stanca», prova a spiegare tentennando.

«Stavo dicendo ad Alec che stasera Bret darà una festa», prende i libri dalle mani di lui che la cinge subito in vita. Trattengo il sorriso che quasi m'implora di comparire sul volto, mentre con un gesto rapido passo la lingua sulla bocca al ricordo del dolce sapore della sua ragazza. «Ci si vede», mi limito a dire e tolgo il disturbo; entrambi mi salutano, anche se quello di Allyson mi giunge come un sussurro.

UN AMORE PROIBITO Cuori SpezzatiWhere stories live. Discover now