Capitolo 7 Allyson

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«Ah sì? Non me ne ero accorto», continua sarcastico. «Come ti senti, per ieri sera?», aggiunge, sollevo le spalle, non so veramente cosa dire, non mi sarei mai aspettata di assistere a una cosa del genere, né tantomeno che quello che è o era il mio ragazzo ne facesse parte. Era furioso di trovarmi lì, mi ha accusata che lo stavo pedinando, che non mi fidavo più di lui ed è esattamente quello che gli ho urlato dietro poco prima di correre via da quello scantinato.

«Forse sono solo delusa. Non avrei voluto esserne all'oscuro, ma ciò non significa che lo condivido comunque», ammetto. Mentre continuiamo a parlare, sollevo lo sguardo e vedo Damon avvicinarsi, il cappuccio calato sulla testa dal quale si intravede qualche ciuffo di capelli sfiorargli la fronte, i soliti jeans strappati e le Converse nere consumate. Prende una sedia, la gira al contrario per sedersi, poi incrocia le braccia sulla spalliera e non mi saluta nemmeno; anzi, il suo sguardo non incrocia il mio nemmeno una volta.

«Te ne sei andato sul più bello, amico», gli fa notare Cody, «abbiamo festeggiato con due spogliarelliste di Vegas», mi schiarisco la voce per fargli notare che ci sono anche io e che non mi interessano certi dettagli.

«Hai ragione, sarei dovuto rimanere. Alla fine, mi sono solo annoiato», risponde con sufficienza Damon. Non so perché, ma quelle parole mi trafiggono mozzandomi il fiato. Vorrei alzarmi ma non riesco a muovermi.

«Se ti stavi annoiando perché non sei tornato al locale?», me ne pento non appena quelle parole sono uscite dalla mia bocca e il suo sguardo si schianta con prepotenza nel mio.

«Perché pensavo che la ragazza che avevo di fronte fosse più interessante», risponde ridendomi in faccia.

«Una ragazza? Brutto bastardo che non mi dici mai niente», esclama Cody colpendolo con un buffetto al braccio e lui, senza voltarsi, continua a guardarmi negli occhi.

«Non ti ho detto niente perché è stata solo una perdita di tempo», ribatte girandosi poi verso l'amico, «la solita finta santarellina che con quattro moine la fai tua quando vuoi».

Non posso ascoltare altro.

Mi alzo di scatto dalla sedia.

«ALLY, tutto bene?», Damon scandisce ogni singola sillaba squadrandomi da capo a piedi con quella faccia da schiaffi e Dio solo sa quanti gliene darei in questo momento, se non fosse che non merita il mio tempo. Faccio un respiro profondo e lascio che la sua cattiveria non mi faccia vacillare nella sua abitudine di prendere tutto come un gioco.

«Sì, benissimo, Sanders. Vado solo a cercare Alec», il sorriso, dopo la mia risposta, sembra quasi morirgli sulle labbra o forse è solo una mia impressione, perché non mi soffermo oltre e me ne vado.

Mi fermo di fronte all'aula di economia aziendale in attesa che Alec arrivi. Ho solo cinque minuti prima della lezione per potergli parlare. È stata solo la delusione per le bugie a spingermi verso quel bacio. Non è stato nulla, solo uno stupido bacio. Il mio secondo bacio, ma non è significato niente. Sembra patetico pensare che a diciannove anni abbia baciato solo due ragazzi e forse lo è davvero, ma al liceo non ero di certo la ragazza più ambita della scuola, quella per la quale i ragazzi avrebbero fatto a gara. Mi stringo nelle spalle mentre il ricordo di essere stata invisibile per tutto quel tempo riaffiora nella mente. Sollevo lo sguardo e lo vedo arrivare; tiro un respiro di sollievo, lo raggiungo e vedo lo stupore sul suo volto.

«Tutto a posto?», mi chiede allarmato. Annuisco e l'abbraccio, voglio sentire solo il calore del suo corpo che mi avvolge. Voglio provare quelle piccole emozioni che ho scoperto solo con lui e che sono ancora qui da qualche parte, offuscate solo dall'ombra di Damon. Dovevo dargli retta, non dovevo avvicinarmi a lui.

«Scusa», mormoro contro il suo petto senza spiegargli nulla ma assecondando solo il bisogno di dirlo. Mi solleva il mento con due dita.

«Sono io che ti devo chiedere scusa, non volevo che lo scoprissi in quel modo», confessa.

«L'importante è che tu ora mi prometta che non parteciperai più a nessun incontro», mi accarezza il volto disegnando con i pollici dei piccoli cerchi sulle guance.

«Te lo prometto», sorrido e lo saluto con un casto bacio sulla bocca che in questo momento sembra estranea a contatto con la mia; scaccio via quella sensazione e mi appresto a raggiungere la lezione di arte grafica. Accidenti, sono nuovamente in ritardo. Entro e il professor Liry si interrompe.

«Evans, le consiglio di non approfittarsi della mia pazienza altrimenti darò il suo posto a un altro studente», mi sento quasi morire, da questo corso dipende il mio futuro e non posso permettermi di perdere il posto.

«Le prometto che non succederà più», provo a scusarmi.

«Se intanto ti siedi magari continuiamo», sento dire dal fondo dell'aula. Mi appresto a prendere posto proprio al fianco di chi sta continuando a deridermi, accompagnata dagli schiamazzi di tutti i compagni di corso.

«Ti diverte così tanto umiliarmi di continuo, Damon?», chiedo mentre mi siedo. Mi guarda inarcando un sopracciglio e mordendosi il labbro inferiore.

«Non quanto vorrei», ammette ridendo.

«Sei... Sei...», cerco di dire mentre lui si gira sulla sedia sporgendosi verso di me.

«Andiamo, sono cosa?», i suoi occhi sono fissi su di me mentre io cerco di guardare avanti. «Sono quello che hai baciato senza alcun problema», sibila. Non voglio ascoltare le sue parole. Una parte di me vorrebbe urlargli contro per metterlo a tacere una volta per tutte. «Hai trovato Alec? Sarà contento di sapere come la sua ragazza non si faccia pregare...», continua, stringo il bordo del banco così forte da sentire quasi dolore alle mani. Trattengo a fatica le lacrime che sfuggono al mio controllo.

«Sei...sei disgustoso e....», non mi fa terminare la frase che mi prende per il mento obbligandomi a voltarmi verso di lui.

«Le tue lacrime non mi fanno alcun effetto», sussurra affinché nessuno ci senta. Si solleva in piedi anche se la lezione non è ancora finita.

«Sanders, dove pensa di andare?», domanda il professor Liry. Rimango lì a guardarlo mentre se ne va e mi accingo ad asciugare dal mio volto queste stupide lacrime che non sanno mai quando lasciarmi in pace.

«Non mi sento bene, mi scusi», la sua voce è diversa rispetto a pochi secondi fa.

Se lo raccontasse ad Alec? Lo vedo già gongolarsi con lui, mostrandogli quel ghigno, mentre mi deride facendomi passare per quella che non sono e che non voglio essere. Conto i secondi e i minuti che mi separano dalla fine della lezione.

«Vi ricordo che la settimana prossima avrete il primo test di verifica», ci comunica il professor Liry e quasi non lo lascio finire di parlare che esco dall'aula di tutta fretta facendomi spazio in mezzo agli altri. Raggiungo l'aula di Alec che non dista molto dalla mia. Lo vedo di spalle e aumento il passo per raggiungerlo, ma mi blocco sui miei passi e i libri scivolano dalle mani quando vedo di fronte a lui Damon che mi sorride, indicandomi ad Alec che nel vedermi viene subito verso di me.

SPAZIO XOXO

Siamo solo all'inizio della storia e credetemi devono succedere tante di quelle cose che nemmeno vi immaginate.

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