Capitolo 48

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Il giorno dopo Colin era pronto per consegnare la sacca di sangue al dottore. Lo guardai socchiudendo gli occhi con ira ma Scott mi diede un piccolo colpo con il gomito e lo tranquillizzai con un'occhiata. Ero completamente padrona di me stessa e avrei saputo parlargli senza far trapelare la rabbia che trovavo.
Mi alzai dalla panchina e mi incamminai verso di lui che sembrava piuttosto tranquillo.
- buongiorno- dissi sorridendogli
- buongiorno- rispose guardandomi per appena un attimo e poi continuando a girovagare con lo sguardo. I suoi grandi occhi non sembravano avere paura ne preoccupazioni ma essere solo apatici. Non mi ero mai accorta di quanto il suo sguardo fosse pieno di una strana luce che non avrei saputo catalogare in nessuna emozione.
- sei molto premuroso,la famiglia William ti sarà grata a vita- costatai e aspettai una sua reazione,ma lui annuì senza convinzione
- chi è il donatore?- chiesi infine cercando di farlo reagire
- un caro amico- disse e notai che i suoi occhi vacillarono come colti da un'immagine nella sua testa che aveva preferito evitare
- sta qui nell'ospedale?- chiesi poi dopo qualche secondo di silenzio. Lui annuì. Potevo ammettere che anche il fatto che evitasse il mio sguardo era sospetto ma volevo qualcosa di concreto anche se non sapevo come usarla. C'eravamo solo io e lui in quella conversazione nessuno sarebbe mai stato testimone della verità, se avessi avuto realmente ragione. La sua serenità tradiva il mio dubbio e ciò era snervante. Non feci più domande e mi sedetti nuovamente accanto a Scott.
- novità?- mi chiese lui un un sussurro
- no. Tu,invece?- chiesi guardando il suo smartphone acceso
- ho cercato Daniel Homeless ma sembra essere un fantasma. Non compare nemmeno nella cartella del signor Homeless, mentre invece ho trovato informazione sul povero uomo di ieri sera: Louis Tommason. Era il generale di una caserma militare vicino Londra. Sposato con due figlie: Denise e Loren. Ho trovato una foto con le figlie,guarda un po'- mi disse passandomi il cellulare.
- che bell'uomo che era- sospirai e guardai le due giovani accanto a lui. La foto era in bianco e nero ma potevo immaginarmi i colori dei capelli dalle sfumature del nero e del grigio sulla vecchia foto. A destra dell'uomo sorridente c'era una ragazzina di appena diciotto anni un po' in carne con un sorriso chiuso e gli occhi grandi e grati. I capelli potevano essere di un castano chiaro ed erano legati un una treccia che le cadeva sulla spalla. L'altra era più alta è più magra con un'espressione seria ma attraente. I suoi occhi erano grandi come quelli della sorella ma avevano qualcosa di diverso. Una luce che non mi era nuova. I capelli li aveva sciolti probabilmente più scuri che volavano nell'aria.
- che altro hai scoperto?- chiesi restituendogli il cellulare
- una cosa molto strana: secondo questa scheda il signor Tommason sarebbe morto quattro anni fa di arresto cardiaco- concluse Scott mostrandomi l'articolo. Arresto cardiaco? Le coincidenze esistono ma non così tante e poi tutte quante insieme. Lo guardai sgranando gli occhi.
- da quanto lavora per i William,Colin?- chiesi avvicinandomi a Scott
- quattro anni- rispose alimentando le mie certezze.
- le figlie che fine hanno fatto?- chiesi infine e lui cercò i due profili.
- Loren è sposata e vive a Manchester,mentre Denise è morta cinque anni fa a causa di un tumore terminale- mi informò ed io ricapitolai tutte le informazioni nella mia testa come se fossi una cassa che sta calcolando quanto viene il conto, poi guardai Colin e aggiunsi quel ragazzo al mio calcolo. Mi mancavano pezzi e avevo bisogno di risposte. Avevo così chiara la situazione in testa da avere paura di scartare qualche particolare fondamentale.
- cercami l'elenco dei cadetti di cinque anni fa in quella caserma- chiesi a Scott che si alzò e si allontanò. Guardai nuovamente Colin e pensai alla prima volta che l'avevo visto alla stazione che ci aspettava. Chissà qual era la sua storia.

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