Gillian

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Passavo tutto il mio tempo in biblioteca con Lawrence,tra i libri e qualcuno di intelligente e arguto con cui condividerli e commentarli. Lawrence era quasi sempre serio a volte si concentrata su un punto della stanza e stava anche ore a guardarlo. Spesso avevo paura di sembrare stupita ai suoi occhi ma allo stesso tempo ogni volta che aprivo bocca lui mi ascoltava come se dicessi qualcosa di vitale per lui. Quel lavoro mi sembrava tanto piacevole che volevo fosse e rimanesse solo quello che dovevo fare. Non potevo negare che mi ero innamorata di Lawrence e appena me ne ero accorta l'avevo detto immediatamente a Federik per paura che questo rappresentasse una colpa mentre,invece, secondo lui rappresentava un punto che poteva rendermi forte. Una mattina mentre aspettavo Lawrence arrivò Meg. Sembrava imbarazzata o umiliata. Si sedette nella poltrona accanto a me e fece un grande respiro quasi per prendersi di coraggio.
- come va?- mi chiese girandosi a guardarmi
- ehm... Bene,ti ringrazio- risposi sorpresa alzando le spalle e posando il libro che stavo leggendo
- bene. Sono felice. Va tutto bene con Lawrence?- chiese quasi sforzandosi
- si. Meg, c'è qualcosa che non va?- chiesi fermandomi un secondo preoccupata a guardarla. Lei incominciò a scuotere la testa con veemenza
- si. C'è qualcosa che non va. Ho litigato  con Scott- ammise abbassando la voce
- mi dispiace,come mai?- chiesi mettendole una mano sulla spalla
- lui pensa che quello che sto facendo non serva a niente e per gelosia ha incominciato a dire cose assurde- disse abbassando la testa ed evitando che io la guardassi in faccia
- invece secondo me stai facendo qualcosa di giusto. Sei una persona che ispira fiducia e il signor Blaze l'ha capito e tu ne approfitti giustamente,non sono un'esperta ma,per quel che vale, secondo me stai facendo un bel lavoro- dissi sinceramente. Vidi Meg alzare la testa e guardarmi speranzosa
- ti ringrazio- mi disse senza sorriso ne calore ma comunque sentii che lo diceva con sincerità
- di niente, mi fa piacere che  mi consideri un'amica- sorrisi ma lei con un movimento  netto cominciò a guardare davanti a se
- come conoscevi Scott?-mi chiese ritornando incredibilmente fredda
- avevo diciotto anni quando conobbi lui e Federik. Sono orfana da molto tempo e abitavo in un quartiere mal frequentato di New York. Per vivere lavoravo in una specie di caffetteria ed ero sola,quanto lo può essere una ragazza senza genitori in un luogo nemico e pieno di insidie. Un giorno mentre uscivo dalla stanzetta che affittavo vidi Federik prendere a pugni un uomo ed ero terrorizzata, pensavo di trovarmi davanti a un assassino e pensavo che fosse giunta la mia ora, mentre,invece, lui si avvicinò con cautela e chiese il mio nome. Mi ricordo che fu la prima persona di cui mi fidai,dopo i miei genitori. Mi fecero trasferire nella casa della famiglia di Federik dove mi accolsero come una figlia nonostante fossero già sei figli. Io.. Non ho avuto una vita facile ma... Non ne faccio una tragedia. Vado... Semplicemente avanti con un sorriso- ammisi abbassando gli occhi e trattenendo i ricordi di quella vita,che sembrava non mi appartenesse più. Quella vita solitaria e sempre in preda alla paura. Il mio piacevole aspetto non mi aveva mai aiutata. Guardai infine Meg che sembrava sorpresa
- mi dispiace,non lo sapevo- disse e sentimmo una porta sbattere.
- Lawrence siete voi?- chiese con un tono di voce leggermente più alto
- si, signorina Mary. Sono io- rispose la voce profonda di Lawrence che mi fece ridere per la felicità. Appena Lawrence ci vide alzò le braccia in senso di resa
- ho interrotto un colloquio tra sorelle?- chiese
- no,stia tranquillo. Io e mia sorella stavamo chiacchierando mentre l'aspettavamo- disse prontamente Meg
- avete bisogno di qualcosa signorina Charlotte?- chiese Lawrence cortesemente
- mia sorella mi ha detto che siete un grande lettore e volevo assicurarmi che non vi foste già letti tutta la biblioteca. Anche a mia sorella piace leggere- disse e mi stupì con che nuovo calore mi dava della sorella. Ero felice fossimo diventate amiche. C'era sempre qualcosa nel suo comportamento che mi allontanava o disprezzava,ma ora mi trattava come se fosse realmente mia sorella, quella che non avevo mai avuto.

Nobili spie Where stories live. Discover now