Chapter 50.

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LOUIS' POV.

"Ho bisogno di fare una passeggiata." Asserì Harry dopo aver ricevuto quella novità che, sotto sotto, non lo aveva turbato più di tanto, sapeva che sarebbe successo, che prima o poi l'equilibrio sarebbe venuto presto a mancare; feci per alzarmi, convinto che mi volesse con lui, ma la sua voce mi bloccò sul posto.

"Da solo." Sentii dire e mi rimisi a sedere, sentii la porta chiudersi senza nemmeno fare troppo rumore, sospirai.

"Vedrai che tornerà presto." Mi rassicurò Liam riservandomi uno sguardo paterno.

"So che tornerà, ma non mi dirà mai cosa gli passa per la testa." Risposi io. Non sarei mai riuscito a salvarlo del tutto dai suoi pensieri per il fatto che non li conoscevo e quando pensavo di farlo c'era sempre qualcosa dietro; quella mente macinava più di quanto mi fosse possibile credere o anche solo immaginare.

Vedere la porta chiudersi con Harry dietro mi aveva dato gli incubi, ma capivo che aveva bisogno dei suoi spazi, e lo accettavo.

"Sarà andato di sicuro all'Hyde Park" risposi io sforzandomi di sorridere, ne risultò un mezzo sorriso amaro, ma non ci potevo fare nulla, era così che mi sentivo più per lui che per me.

"Sai perfettamente quanto sia abitudinario" cerco di sdrammatizzare Liam.

"Sul serio, Lou, non preoccuparti, tornerà..Vieni qua, siediti." Mi invitò lui infine.

Mi sedetti sul divano dove restai per ore ed ore senza accorgermene davvero.

HARRY'S POV.

Di cosa mi preoccupavo? Sapevo che ciò sarebbe successo prima o poi, anche se speravo di non sentire mai più il nome di Zayn o di altri dei suoi 'amici'; a pensarci mi sembrava davvero tutto un grande sbaglio, un peso inutile che uccideva me e nessun altro.

La mia mente correva al momento in cui avrei rivisto Niall con la consapevolezza che, in qualsiasi momento, sarebbe cambiato tutto; come si fa a guardare in faccia una persona sapendo che non la rivedrai mai più?

Correva la mia mente così come i miei piedi, ed in un battito di ciglia mi ero ritrovato perso tra le strade deserte della metropoli, da solo.

Guardavo i negozi, le case e le pochissime persone che c'erano attorno e quasi mi sembrava di dire addio a tutto quello che avevo vissuto lì, a tutto quello che ero diventato lì: ero stato un amante geloso con Louis, ero stato un amico coraggioso a voler proteggere Stan, ero stato un combattente tra le braccia della morte,ero stato un confidente ed una spalla per Louis e Liam, le cui braccia mi avevano confortato fin troppe volte.

Ma non mi sentivo mai abbastanza, sentivo di non appartenere davvero a qualcosa, sempre fuori posto e sbagliato; non ero mai stato facile da capire o da accontentare, avevo sempre il desiderio di volere ed essere qualcosa in più.

Mi ritrovai senza volerlo ad Hyde Park, il mio posto felice; era forse quell'aria a calmarmi, a farmi riflettere a mente lucida e a trovare una soluzione, per un breve istante mi sentii in pace con me stesso, più che con il mondo.

Vagai un po' prima di sdraiarmi su di una panchina, fissai gli occhi tra i rami altissimi degli alberi, ed il mio sguardo sembrò confondersi per un attimo con il verde delle foglie che tempestavano il parco; mentre i miei occhi erano protagonisti di quel legame, il mio respiro cominciò a regolarizzarsi sempre di più, così come il mio cuore, i cui battiti erano scanditi dagli schizzi di una fontana un po' più distante da dove giacevo io.

LIAM'S POV.

L'atmosfera sembro essersi calmata dopo una buona mezz'ora, fortunatamente Louis era più tranquillo.

"Così..Quando arriva Niall?" mi chiese sorseggiando un tè nero.

"Arriva dopodomani, nel pomeriggio credo." Risposi io rallegrandomi.

"Penso comunque di andare a prenderlo io all'aeroporto." Aggiunsi in seguito.

"E' da un po' di tempo che non lo vedo" disse Louis.

"Ad ogni modo, dobbiamo festeggiare questo ritorno, non trovi?" chiese lui quasi sollevato.

"Certo che dobbiamo." Annuii io.

"Andiamo al Solar?" propose lui.

"Naah, Niall non è un tipo da discoteca ed alcool, è più tipo da cibo 'all you can eat'"

Scherzai io, anche se da un lato avevo ragione.

Ridemmo insieme e mi parve tanto sincera quella risata che mi si scaldò il cuore.

"Credi che Harry arriverà presto?" chiesi Louis dopo un po'.

"Dagli massimo un'altra ora." Riposi io sorseggiando un po' d'acqua.

Cadde di nuovo il silenzio nella stanza e Louis mi sembrò di nuovo avere un velo di preoccupazione.

HARRY'S POV.

Io e quello scorcio di paesaggio eravamo ormai una cosa sola, si era creato una sorta di legame che mi sembrava quasi scortese interrompere; mi assopii senza rendermene conto, cullato dagli alberi, dal vento flebile e dal rumore delle foglie.

Non so quanto tempo passò, ma sentii un rumore assordante colpire i miei timpani con una tale arroganza che mi ridestai infastidito, di colpo la realtà sembrò travolgermi ancora più violentemente di quanto avesse mai fatto prima.

Fu nel momento in cui spensi la sveglia, fautrice di quel rumore, che realizzai di essere nella mia stanza, nella mia casa, nella mia città; ero confuso, agitato, con il fiato corto, fui costretto ad aprire la finestra per capacitarmi di non essere a Londra, ma di essere nella mia città, quella natia. Aggrottai la fronte e controllai lo specchio, vidi riflessa l'immagine di una ragazzino appena diciottenne piuttosto provato e stanco. Corsi a controllare il telefono, erano le quattro in punto.

Dove era l'Hyde Park? Dove erano Louis e Liam? Che ci facevo là io?

"Che cazzo succede?" dissi io sedendomi per terra, poi l'idea.

Controllai negli armadi e trovai quella immensa valigia piena di vestiti ed oggetti e capii di non essere mai partito, di non aver vissuto nulla di tutto ciò che adesso appariva come un sogno.

Avevo appena pochi minuti per scendere giù e prendere il taxi che mi avrebbe portato via da quella realtà, ma decisi di impiegare quel tempo per girovagare per casa, per respirare quell'odore che adesso mi appariva nuovo.

Tanto avventata fu la mia scelta di organizzare quella partenza, tanto avventata fu la scelta di restare; sarei rimasto perché i problemi non si affrontano mica scappando, e questo lo avevo imparato bene da quella sorta di sogno.

Sentii un profondo vuoto al petto e quasi mi venne da piangere, non che quell'abisso nel petto fosse una cosa nuova, ma stavolta mi sentivo davvero pieno di una consapevolezza ed una determinazione che per troppo tempo erano state assenti dalla mia vita.

Ritornai nella mia stanza consapevole del fatto che non mi sarei addormentato, così presi il computer e lo posizionai sulle gambe, non avrei sprecato nulla di quello che mi sembrava aver vissuto.

Aprii una pagina di word e cominciai a scrivere senza potermi fermare, neanche controllavo quel flusso di parole che spuntavano nere su quella pagina candida.

Promisi a me stesso che avrei provato a dare del mio meglio, che avrei resistito di più, anche se il mio cuore era in quel posto e in quelle persone che non avevo mai visto ne conosciuto.

Quasi mi sentivo felice, quasi mi sentivo nuovo.

Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now