Chapter 38.

87 7 0
                                    


LOUIS' POV.

Non facevo altro che guadare quel telefono che mi passavo da circa un'ora tra le mani. Vederlo lì, tra la folla, intento a destreggiarsi fra le tante persone che affollavano Camden Town aveva smosso tutto dentro me, avrei voluto scattargli una foto mentre, con il naso leggermente arrossato per il freddo ed i capelli, ormai troppo lunghi, raccolti, passeggiava per Londra; avrei voluto scattargli quella foto che, con sicurezza, avrei tenuto per me e chiamarlo. Io non me ero andato, non del tutto almeno, avevo solo cambiato quartiere, ma la città era quella, e anche se sapevo che lo avrei rivisto, non mi aspettavo di reagire così; avevo ingenuamente creduto di aver smesso di amarlo, così, da un momento all'altro, solo perché un tizio a caso mi aveva illuso per un paio di notti, nulla di più, di una cosa ero certo però: andarsene era stata la cosa più corretta che mai avessi potuto fare nei confronti di Harry, la mia scappatella era stato il primo chiaro segnale della mia immaturità. Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che mi sia lasciato scappare così Harry, avrei tanto voluto sapere se ogni tanto mi pensava e si arrabbiava perché, lo sapevo anche io, ero stato una delusione, l'ennesima.

Io, però, lo pensavo spesso, era un chiodo fisso nella mia testa, era la risposta al mio principale dubbio, al mio bivio, mi trovavo diviso tra l'amore che mi suggeriva flebilmente di tornare indietro e provare a riaggiustare tutto e saper poi rimanere e la voglia di non deluderlo più, di lasciarlo vivere lontano da me, lontano dai guai e dal dolore che provavo.

Due settimane, quattordici giorni, 168 ore, le più interminabili della mia vita, ed io che non sapevo prendere una decisione.

E al diavolo Caleb con tutte quelle frasi fatte e dalla personalità fin troppo mutevole e camaleontica, non lo conoscevo e non avrei mai provato a farlo.

Due settimane, quattordici giorni, 168 ore dopo riuscii a fare chiarezza, presi le chiavi della macchina e non pensai più a nulla, forse l'adrenalina e l'emozione riuscivano bene a coprire l'ansia a quanto pare. Ero felice perché fatto una scelta per conto mio, seguendo il mio istinto e la mia testa assieme, accade poche volte che cuore e ragione siano d'accordo su qualcosa ed era ciò che avvertivo, equilibrio.

Io ero così, momenti in cui il negativismo si impossessava di me lasciandomi inerte e vuoto, e momenti in cui sentivo montare dentro me una forza, una volontà indescrivibili e trovavo la pace. Ero imprevedibile, ma non sempre ciò era una cosa o positiva o viceversa, avevo un temperamento fin troppo cado, ero io quello rissoso della coppia, quello che urlava mille ingiurie contro tutto ciò che mi circondava, perfino me stesso, Harry aveva provato a smussare questo mio lato del carattere ma riuscivo a trattenermi solo con lui, senza ero perso.

La macchina viaggiava leggera sull'asfalto quasi ghiacciato ed io ero felice, mi sentivo totalmente bene, mi sembrava improvvisamente tutto più bello, più chiaro, più facile.

Mi fermai dal fioraio per prendere un mazzo di fiori e, con sorpresa, rincontrai il mio compagno di liceo, Liam, che non vedevo da anni ormai, da quanto ero venuto a sapere si era trasferito dopo il diploma in una paese qua vicino.

"Payno?" esclamai io con tono sorpreso.

Liam si girò inizialmente confuso ma, una volta inquadratomi, la sua espressione cambiò radicalmente.

"Tommo! Non ci posso credere!" esclamò lui.

Scambiammo due chiacchiere una volta che entrambi avevamo finito i nostri acquisti da Peggie's Flowers, anche lui aveva un mazzo di fiori coloratissimi tra le mani.

"Non pensavo di rivederti qui dopo così tanto tempo!" -dissi io tra un tiro di sigaretta ed un altro- "Che ci fai qui?"

"Giuro, nemmeno io!" -disse lui facendo uscire dalla bocca, oltre alle parole, anche una nuvola grigiastra di fumo- "Sono venuto per fare una visita..particolare." concluse Liam sorridendo appena.

"Beh, a giudicare dai fiori lo deve essere davvero!" risposi io ironico.

"Nemmeno tu scherzi Tommo..Chi devi riconquistare con quelle rose?" chiese Liam.

Risi un po' amaramente a quella domanda ricordando, oltre ad Harry, alcuni squarci della mia vita al liceo, ebbi una fitta di nostalgia e venni riportato indietro nel tempo quando io, avvenente diciottenne, uscivo con qualsiasi ragazza della scuola. Il cinema e le passeggiate erano un must per conquistare una donna, ma, da stronzo quale ero assieme a Liam, finivo per combinare dei pasticci ai quali rimediavo con mazzi di fiori. Peggie, la proprietaria del negozio di fiori in cui ero sempre andato, ormai mi conosceva troppo bene e spesso mi consigliava i fiori più adatti; avevamo instaurato un rapporto familiare, per me lei era come una madre e capitava ogni tanto che gli raccontassi di qualche mio solito pasticcio per poi offrire un caffè a quella donna che mi aveva accompagnato, inconsapevolmente, durante tutta la mia adolescenza. Sospirai e Liam parve accorgersene; al liceo, noi due, ne combinavamo tantissime insieme e per me, per molti anni, è stato una guida, un modello da seguire, un amico ma, soprattutto, un fratello.

"Guai in vista?" domandò lui.

"Eh..Credo di si.." -risposi io controllando distrattamente l'orologio. "Senti Liam, dato che sei in città perché non mi chiami uno di questi giorni? Io devo assolutamente andare adesso." Finii io preso improvvisamente dall'ansia.

"Contaci!" -disse lui controllando a sua volta l'orario sul telefono- "E' meglio che vada anche io..A presto Lou!" mi salutò lui con una pacca sulla spalla ed un sorriso sincero.

Mi diressi in macchina svelto, dovevo raggiungere in fretta casa di Harry..anzi, casa nostra, quella sarebbe tornata ad essere casa nostra.

Innumerevoli svolte dopo mi trovai a parcheggiare di fronte la meta tanto agognata, impugnai tutto il mio coraggio e il mazzo di fiori e mi diressi, attraverso il breve percorso che divideva il marciapiede dalla porta principale, al campanello, ma vidi qualcuno lì davanti.

"Scusi." Esclamai io infastidito all'uomo che osteggiava il mio passaggio.

"Louis?" disse l'uomo girandosi.

"Liam! Che ci fai qui?!" domandai io confuso e sbalordito allo stesso tempo, il mio sguardo si posò sul mazzo di fiori che, saldamente, teneva vicino al petto.


Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now