Chapter 8.

221 22 0
                                    

"Si Harry, sappiamo già cosa significhi, ricordi? L'abbiamo letto dal libro di Greg" disse Niall con un tono in parte sarcastico.

"Questa è la frase che viene pronunciata nei riti prima di di uccidere la vittima sacrificale"  -dissi io-  "Quella notte, per quanto ne sappiamo, Stan potrebbe essere morto."

"Poco probabile..Nell'articolo che abbiamo letto c'era scritto che il suo ultimo avvistamento risaliva alla notte in cui scomparve, all'aeroporto per giunta." mi disse Niall.

"In tutti questi anni allora perché nessuno, nemmeno i suoi genitori, sono andati a cercarlo? Se l'ultimo avvistamento risaliva alla notte della sua scomparsa, perché nessuno ha avuto l'idea di indagare, di chiedere all'ufficio informazioni? Di investigare e scoprire dove e perché, soprattutto, il loro caro figliolo se ne fosse andato?" quasi urlai io di fronte ad un Niall che, ne ero sicuro, stava cercando di trovare una spiegazione a queste nuove domande.

Quando vidi che lui non sapeva cosa dirmi, continuai il mio monologo:

"Te lo dico io! Stan, quella notte, mi aveva confessato che i suoi genitori sapevano tutto! Lui gli aveva raccontato il perché della sua assenza tutti i week-end, gli aveva detto dove andasse e cosa facesse, non gli disse però niente di me, non voleva rovinarmi." dissi io.

"Continuo a non capire..Cosa c'entra questo con il fatto che i suoi genitori in tutto questo tempo non l'abbiano cercato? Non abbiamo provato a contattarlo?" mi chiese Niall visibilmente confuso.

"Nella mia piccola città, la città in cui sono nato e cresciuto, i pregiudizi si sprecano, la gente parla e giudica tutti, a prescindere da chi tu sia, non importa come o perché, ma la gente di lì, essendo poca e fondamentalmente compatta, si racconta tutto, basta una parola in più e riescono a rovinare la reputazione e , cosa più importante, la vita di una persona. I genitori di Stan erano, sono tuttora con molta probabilità, una famiglia tradizionalista, legata come non mai all'idea più antica di famiglia, se fosse per loro sarebbero i genitori a decidere del matrimonio e perfino della vita del figlio, se fosse per loro la figura del padre sarebbe ancora la figura del padre visto come un padrone e non come un genitore, un confidente ed un amico." dissi io con una punta di asprezza nel ricordare le cattive abitudine della gente del mio paese, e, in particolare, nel ricordare la 'famiglia' di Stan.

"Non oso immaginare la loro reazione quando Stan rivelò loro di frequentare abitualmente un bordello e di andare a letto con centinaia di ragazzi diversi e che, si, lui era gay da qualche anno ormai. Non oso immaginare quando rivelò inoltre di non essere un cristiano per bene, ma che nutriva forti dubbi verso le religioni in generale e forti dubbi anche dell'esistenza di questi santi, di questo Dio inarrivabile e concesso solo a pochi prescelti, e che, inoltre, lui aveva anche la curiosità, che si rivelò quasi fatale al tempo, o almeno credo, di partecipare a riti satanici" continuai ancora.

"L'avevano cacciato di casa, l'avevano rinnegato come figlio e disconosciuto, per questo motivo nessuno lo ha mai cercato in tutti questi anni. Era più facile fare finta dell'inesistenza di Stan  piuttosto che accettare un figlio agnostico, gay e non più puro, era meglio fare finta di nulla piuttosto che infangare il nome della loro famiglia perfetta. Se Stan fosse morto, in un certo senso, sarebbe stato meglio per loro." Pronunciai le ultime parole provando sentimenti contrastanti, rabbia e tristezza insieme. Come si può rinnegare un figlio solo perché non rispecchia dei canoni superati ormai da tempo? Affermare queste atrocità mi colpì molto, forse più del dovuto, un conto era pensarle e basta, un altro conto era ammetterle ad alta voce, dare voce a delle paure che, in fondo, mi appartenevano.

"Io non..Io non pensavo che le cose stessero così..I tuoi genitori come reagirono alla notizia della tua omosessualità e alla notizia delle tue..em..abitudini?" mi chiese Niall un po in imbarazzo.

"Loro non sanno niente, non ho mai rivelato niente della vita che conducevo al di fuori di quella città, avevo paura della loro reazione, anche se, a pensarci bene, sono convinto che non l'avrebbero presa poi così male"  -ammisi io cercando di immaginare-  "Magari all'inizio sarebbero rimasti basiti, ma in seguito penso che avrebbero accettato la cosa, ma non penso che avrebbero accettato il fatto che frequentassi posti come quel bordello, per quello credo che si sarebbero arrabbiati più del dovuto, ma non avrebbero avuto torto, io stavo solo cercando un modo per..sfogarmi anche se sapevo che fosse sbagliato." ammisi io con una punta di imbarazzo e nostalgia, se avessi avuto il coraggio di dichiarare il mio reale orientamento, forse sarei ancora con loro a casa. Poi ricordai il 'dettaglio' rappresentato da Stan e misi a tacere i miei rimpianti. Avrei dovuto raccontare del rapporto con Stan e tutti i casini a seguire e sarebbe stato peggio. Forse era meglio così.

Niall non disse niente, si limitò ad ascoltare e ad annuire.

Io, ancora in silenzio perso nei miei pensieri, pensavo a come sarebbe stata la mia vita se non avessi mai nascosto il vero me, se non avessi mai frequentato un posto come quello, e se non avessi mai conosciuto Stan.

Forse la prima persona per cui avevo provato qualcosa, se amore o fiducia, di questo non ne ero sicuro. Chissà cosa sarebbe successo se lui non fosse scomparso..

I "se", per quanto ingiusto potesse sembrare, non portavano a nulla se non a rimpianti.

Era successo quel che era successo e adesso era tempo di andare avanti e trovare le risposte di cui avevo bisogno.

Ma poi un dubbio, più di uno.

"Niall, noi oggi non partiremo." annunciai io, e per mia grande sorpresa lui annuì.



Una notte. (Larry Stylinson)Where stories live. Discover now